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VERONA | LA GIARINA Arte Contemporanea | Fino al 16 gennaio 2021

Intervista a SILVANO TESSAROLLO di Francesco Fabris

In Prima che il gallo canti, esposizione personale di Silvano Tessarollo (Bassano del Grappa, 1956) negli spazi de La Giarina Arte Contemporanea di Verona, l’artista riscopre una produzione datata che si adagia perfettamente nell’alveo della sua poetica e, profeticamente, in questo distorto periodo di compressione e vilipendio della vita, intesa come afflato materiale ma anche come spinta entusiastica.
Le opere esposte, cinque installazioni in resina arricchite di materiali vari quali stoffe consunte, cenere, coperte di cera e colori industriali dialogano con dipinti di carta egualmente stranianti e pregni di una vitalità contaminata, sofferente e reattiva che assorbe il disfacimento e narra del momento prima del suo compimento.
L’artista nomina indistintamente queste opere Interni, sfruttando appieno la polisemia del titolo, dove la parte interna richiama un fenomeno di certo non appariscente né esteticamente mirabile o interessante, regala alla mente l’idea di uno spazio quotidiano chiuso dentro mura e confini angusti e provoca turbamento imponendo attenzione alle interiora di un mondo in disgregazione, colto nell’attimo dolorosamente sospeso del suo disfacimento.
Le atmosfere di Tessarollo, al pari di altri apprezzati cicli di sua produzione (da Dies Irae ai Lost Toys sino all’ultima esposizione Senza Nuvole) sono colte nell’attimo immediatamente prima la loro dissoluzione, facendo leva su quella circolarità del tempo della vita, della speranza e del rinnovamento che è ormai la sapiente cifra stilistica di questo artista al quale ho rivolto qualche domanda nel corso del nostro piacevolissimo incontro.

Veduta della mostra, Prima che il gallo canti. Silvano Tessarollo artworks 2005 – 2009, Ph Credits: Lisangela Perigozzo, courtesy La Giarina Arte Contemporanea, Verona

I lavori esposti risultano curiosamente datati, a cosa si deve la loro riscoperta e la loro esposizione in questo particolare momento?
Queste composizioni non sono mai state esposte, sin dalla loro realizzazione nel 2007. Ho sempre sentito la necessità di attendere il momento propizio per farle tornare alla luce, e devo ammettere che reincontrarle a distanza di tempo mi ha fatto apprezzare la loro sincerità unita alla schiettezza dei materiali, caratteri che mi hanno infuso il coraggio di offrirle al pubblico proprio in questo doloroso periodo.

Le installazioni parlano di luoghi chiusi e trasandati, ma anche di organismi in disfacimento. Qual è il momento che vuoi “congelare” in questo complesso processo dissolutivo?
Diversamente da alcuni commenti, queste opere non hanno richiami a conflitti o altri processi tragici. Sono piuttosto un monito rivolto all’uomo, che volutamente non è inserito in questi contesti effettivamente in disfacimento. Il messaggio vuole essere una raccomandazione, all’uomo anche dei nostri giorni, a ragionare sul senso delle “tribolazioni” quotidiane, per astrarsi dalla materialità che contamina e che non è che destinata a disfarsi. È un invito dunque, di speranza, a dedicarsi ad un nuovo equilibrio fatto di riacquisizione del tempo per sé, per le pratiche connesse al bello, all’intimità, alla riflessione ed alla distanza dagli orpelli fisici per i quali ci affanniamo ma che non ci sopravviveranno, e nemmeno ci miglioreranno la vita.

Veduta della mostra, Prima che il gallo canti. Silvano Tessarollo artworks 2005 – 2009. Interno/2, 2007, cartone, resina, cera, colori industriali, stoffa e specchio, cm 116x175x135, Ph Credits: Lisangela Perigozzo, courtesy La Giarina Arte Contemporanea, Verona

A cosa è dovuta la scelta di rappresentare questi spazi interni, domestici e familiari, ambisci che l’osservatore si riconosca o riconosca ambienti comuni ed in un certo senso prossimi?
In effetti ho volutamente chiamato Interni queste opere per rafforzare il messaggio rivolto ad una quotidianità appartenente a tutti indistintamente, all’uomo cosiddetto normale, per evidenziare che la nostra stessa esistenza rischia di diventare “senza titolo”, comune, anonima e priva di senso se condita solo con effigi e simulacri materiali.

La scelta di collocare nelle composizioni anche animali ed elementi organici è dovuta alla tendenza a sdrammatizzare oppure a coinvolgere ogni aspetto ed entità della vita?
Direi entrambi. Sicuramente c’è un velato tentativo di sdrammatizzare ma gli elementi che ho composto assieme sono tutti voluti e scelti accuratamente per rendere più universale e deciso il messaggio. Il mio, con una certa presunzione, è un monito forte, che vorrebbe mettere in guardia tutti verso la necessità di recuperare una dimensione etica e riflessiva, fatta di cultura, di delicatezza, di attenzione verso noi stessi e verso gli altri. La caducità si nasconde, come una trappola, in ogni aspetto della vita quotidiana, sta a noi prenderne le distanze per riappropriarci di una vita intensa e profonda.

Perché la scelta di materiali così particolari? È dovuta alla loro duttilità oppure alla loro valenza simbolica?
La centralità dell’uomo, da sempre collocato al vertice del mio lavoro, mi ha indotto ad esaminarne la pelle, cercando di rendere gli elementi materiali quanto più vicini alla realtà ed a questa superficie. Le installazioni sono dunque realizzate con “anime” di cartone, poi ricoperte di resina e cera, il mio materiale di elezione, con la quale ho realizzato le mattonelle ed il loro aspetto consunto e macilento.

Silvano Tessarollo, 2007, Interno/4, scultura cm 168x110x32h, tecnica: cartone, resina, cera, colori industriali e stoffa

Il lungo e piacevolissimo confronto con l’artista mi ha restituito un Tessarollo fiero del ciclo, che ritiene esaurito, composto di dieci realizzazioni omologhe. Ma il dialogo ha, soprattutto, amplificato la purezza e la linearità della sua matrice intellettuale, erroneamente identificata con la morte e la disgregazione.
Il lavoro di Tessarollo, in tutte le manifestazioni dei suoi cicli, non nasconde la caducità ed i processi di dissoluzione dell’anima e dell’attenzione spirituale, solo simbolicamente riprodotti dal decadimento fisico. L’opera omnia, si potrebbe dire, è però tenuta insieme da un acutissimo afflato di speranza, da una fiammella di vita e di voglia che, per l’artista, è cifra indissolubile del suo lavoro.
Nelle atmosfere dolenti e rarefatte Tessarollo non venera la morte, tutt’altro. Egli cerca la vita, ma rifugge la vanitas degli elementi che la riproducono in maniera effimera, per indugiare con lo sguardo sui punti in cui la disgregazione conserva un soffio di ottimismo.
È lì che l’artista richiama la nostra attenzione, non sul fuoco ardente e nemmeno sulla cenere raffreddata. Tessarollo indaga, indica, suggerisce di scorgere la fiammella pur nel disastro.
Nel silenzio delle sale sapientemente e “crudamente” allestite ci chiede di avvicinarci a strutture dolorose, a non nascondere il nostro turbamento, a ritrovarci feriti e vilipesi perché vittime di un destino comune ma, soprattutto, di avvicinare le mani alla bocca, per salvare l’anelito di vita soffiando sulle macerie del nostro essere, per riappropriarci dell’essenza dell’umanità che abbiamo lasciato decantare come un pavimento sporco.
Al di sotto di questo simbolico sepolcro, tutto è ancora da scoprire, tutto ancora da vivere con l’intensità che è dono ma soprattutto riconoscenza.

Veduta della mostra, Prima che il gallo canti. Silvano Tessarollo artworks 2005 – 2009, Ph Credits: Lisangela Perigozzo, courtesy La Giarina Arte Contemporanea, Verona


Prima che il gallo canti.
Silvano Tessarollo artworks 2005 – 2009
a cura di Luigi Meneghelli

Fino al 16 gennaio 2021

mostra visitabile su appuntamento (dal martedì al sabato, con orario 15.30-19.30)

La Giarina Arte Contemporanea
via interrato dell’Acqua Morta 82,
Verona

Info: +39 045 8032316
info@lagiarina.it
http://www.lagiarina.it/

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