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BASSANO DEL GRAPPA (VI) | Musei Civici – Palazzo Sturm | Fino al 26 febbraio 2023

Intervista a POL Polloniato di Irene Biolchini

Aperta fino al 26 febbraio 2023 la mostra Il bianco senza tempo di POL Polloniato, a cura di Elena Forin,  presso i Musei Civici di Bassano del Grappa, è un’occasione per riflettere sulla lunga carriera di questo artista da sempre votato alla ceramica e al proprio territorio. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo rapporto con la storia, la tradizione e la materia.

In questa mostra il ripensamento del classico e della storia tradizionale sembrano quasi un’ossessione. Posso chiederti come è nata anni fa questa spinta verso il passato?
Sono nato e cresciuto dentro ad una storia plurisecolare della lavorazione della ceramica di Nove, qualcosa che è parte del mio DNA. La mia formazione fortunatamente si è sviluppata lontano dal medium ceramico e dalla tradizione famigliare, dandomi la possibilità di staccarmi e contaminarmi con altro.
Negli Anni ‘90 ho iniziato la mia carriera artistica occupandomi di graffiti, per poi perfezionarmi con la pittura, la fotografia e le installazioni con vari materiali durante i primi anni del 2000, frequentando l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Il filo conduttore di tutta la mia produzione è sempre stata l’analisi dello spazio fisico e il contesto sociale in cui vivevo. Questo mi ha portato, nel 2008, mentre era in atto un grave crisi economica del distretto di Nove e Bassano, a dedicarmi alla ceramica. Ci sono arrivato dopo un percorso molto alternativo, fatto di esperienze altrettanto importanti. Una dedizione che, fin dall’inizio, si proietta verso l’analisi della storia del mio territorio, considerandola la linfa indispensabile per capire il tempo in cui mi trovavo.
Mi sono occupato di capire i successi e fallimenti di una comunità che ha dedicato intere generazioni alla produzione industriale della ceramica. Le rovine di un epilogo catastrofico a livello paesaggistico e sociale sono state le basi di partenza. Ho capito che il mio ruolo d’artista era e doveva essere dedito al recupero e all’evoluzione della storia, proiettandola verso nuove dimensioni e contesti.

POL Polloniato, Il bianco senza tempo, exhibition view, ph. Andrea Rossato

Il candore sembra essere l’assoluto protagonista. Come sei arrivato a questa scelta di azzeramento cromatico dopo anni di formazione come pittore?
Il mio periodo pittorico era basato sulla raffigurazione emotiva di determinate sensazioni innescate di riflesso dal contesto in cui mi trovavo a vivere. Il colore è stato il protagonista assoluto della mia rappresentazione astratta.
La scelta di azzeramento cromatico che ho messo in atto da subito con la ceramica è il perno metaforico e concettuale della mia ricerca.
Vengo da un territorio di esasperazione totale di forme e colori. Un distretto produttivo tra i più grandi di Europa, dove tutto ciò che è possibile immaginare in ceramica è già stato realizzato, in quantità incalcolabili. Un successo economico e produttivo fuori controllo che ha trasformato totalmente un luogo, il suo paesaggio e la sua comunità.
La mia volontà è stata quella di ripulire e mixare tre secoli di tradizione, per riportare la forma come assoluta protagonista. Una forma libera dal suo scopo funzionale che assume il ruolo di metafora del mio tempo, libera di diventare qualcosa di nuovo.
Fare emergere una silenziosa riflessione su un luogo e la sua evoluzione, dove mi sono trovato come un testimone in prima linea nel punto massimo della sua decadenza.
Questo è stato il punto di partenza: immergermi nelle macerie di tre secoli di storia per innescare una metamorfosi spazio-temporale della forma.
Il bianco lo considero un colore senza tempo, senza mode e tendenze. Lo intendo come il colore del silenzio, ideale per innescare “una lenta riflessione” a chi contempla la mia scultura. Il bianco inoltre è anche il colore della “terraglia” cotta non smaltata, impasto tipico della produzione industriale “esasperata” del mio territorio.

POL Polloniato, Il bianco senza tempo, exhibition view, ph Andrea Rossato

“Il bianco senza tempo” arriva dopo oltre quindici anni di lavoro, interamente dedicati alla ceramica. Posso chiederti come hai visto cambiare l’interesse verso la ceramica in questi anni? Pensi che questo “successo” possa aiutare a fare emergere anche il lavoro di persone che come te hanno una conoscenza altamente tecnica del materiale?
Non mi ritengo un ceramista, cioè un esperto artigiano di questa materia, bensì un artista che usa la ceramica in maniera libera, non convenzionale, supportato da eccellenti maestranze. Il mio interesse verso la ceramica si è innescato, senza cercarlo. Ci sono nato dentro, ma grazie al percorso personale che ho fatto per arrivarci, la mia finalità produttiva è artistica e non funzionale. Non ho avuto una formazione scolastica e di bottega specifica al materiale. La mia conoscenza si è sviluppata negli anni a seconda dei progetti che volevo fare e delle fabbriche con cui sono entrato in contatto per realizzarli. Considero la mia produzione un’interferenza “coraggiosa” rispetto alla tradizione della mia terra, il mio contributo scultoreo è un proseguo di tutto ciò che altri  Maestri hanno fatto tra gli anni 50 e i primi del 2000. Un’avanguardia di ricerca applicata unica in tutto il panorama europeo.
Dal 2008 al 2013 ho vissuto tra Parigi, Bruxelles e Nove relazionandomi con contesti in cui la ceramica era già vista in maniera molto diversa dal clima italiano. Questo mi ha stimolato a perseguire una ricerca libera e fuori dagli schemi. Negli ultimi anni si è verificata una vera e propria tendenza ad usare la ceramica da parte di molti artisti italiani. Penso che sia dovuto a una diffusa necessità di verità intrinseca delle pratiche artigianali.
Una necessità che emerge sempre di più in contrasto al determinato momento in cui viviamo. Spesso osservo come nel mondo dell’arte esista una sorta di presunzione nel giudicare figure artistiche e artigiane che hanno scelto di produrre nei luoghi di antica tradizione, di cui mi sento parte. Credo che in realtà abbiamo colto, già prima delle tendenze, il legame inscindibile tra concetto e fare con le proprie mani. Pionieri di una nuova visione dell’arte in cui la tecnica ritrova il suo massimo protagonismo, oltre che al concetto.
Ora che la ceramica è sotto i riflettori confido che la critica si prenda il compito di fare ordine per far conoscere al pubblico quanto di innovativo è già stato fatto con questo materiale negli ultimi settant’anni, soprattutto in Italia.
Dare il giusto riconoscimento anche a figure poco conosciute nel mercato dell’arte così da educare e formare il prossimo. È indispensabile conoscere quanto è già stato fatto, prima di affermare di essere innovativi.
Un processo chiave per comprendere la valenza di ciò che “appare” in ceramica.

POL Polloniato, Il bianco senza tempo, exhibition view, ph Andrea Rossato

In questa mostra emerge in maniera chiara il tuo legame con il territorio di nascita, posso chiederti chi sono i tuoi maestri? La tua famiglia di maestri artigiani? La comunità moderna novese e i grandi nomi emersi alla metà del secolo scorso? Le realtà produttive?
La mia mostra è una retrospettiva delle tappe essenziali della mia ricerca e crescita dal 2008 al 2022. Il filo conduttore è la storia del mio territorio, mixata e attualizzata attraverso la mia visione (che si è sviluppata grazie al fatto di non rimanere fermo in un luogo). La mia famiglia di Maestri Artigiani della ceramica è stata la base da cui partire per poi decidere di andare in direzione esattamente opposta. Dalla lezione dei Maestri della scultura ceramica ho capito quanto di straordinario si poteva fare in alternativa alla produzione decorativa e funzionale, ma soprattutto cosa non dovevo “rifare”, per innovare.
Dalle lastre ossidate ed emblematiche di grande formato di Pompeo Pianezzola all’uso innovativo della trafila del genio di Alessio Tasca. Dall’esoterismo metaforico unico nel suo genere di Federico Bonaldi all’iperrealismo decadente e disarmante di Bertozzi e Casoni. Passando per la ricerca faentina di Carlo Zauli e Alfonso Leoni fino alle esperienze di avanguardia successe ad Albissola con i Futuristi, Asger Jorn e Lucio Fontana.
Fondamentale è anche  il dialogo e il confronto con i miei colleghi (e amici), tra i quali Giorgio Di Palma, Andrea Salvatori, Lorenzo Zanovello. Ogni azione “terrena” di questi grandi artisti della ceramica ha rappresentato per me un incontro, un pezzo nel mio percorso, un sentiero sulla mappa verso la creazione della mia visione ceramica.
Una visione che continua qui a Nove grazie a una piccola ma preziosa comunità (molto sfoltita rispetto al passato) di fabbriche e progresso tecnologico, di imprenditori aperti alle nuove sfide e soprattutto di manovalanze eccellenti che mi supportano nel dare forma alle mie opere.

 

POL Polloniato. Il bianco senza tempo
a cura di Elena Forin

Musei Civici di Bassano del Grappa – Palazzo Sturm
Vicolo Schiavonetti 40, Bassano del Grappa (VI)

Fino al 26 febbraio 2023

Orari: Tutti i giorni, compresi festivi, dalle 10:00 alle 19:00. Chiuso il martedì.
In occasione della mostra Il bianco senza tempo, i Musei Civici di Bassano del Grappa propongono un programma di visite guidate con l’artista: dei suggestivi incontri d’autore che vi permetteranno di esplorare, insieme all’artista, la ricerca e i processi creativi che lo hanno portato a rielaborare l’antica tradizione novese e a sperimentare un nuovo linguaggio contemporaneo dell’arte ceramica.
Prenotazione obbligatoria: +39 0424 519940 – palazzo.sturm@comune.bassano.vi.it

Info: https://www.museibassano.it/

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