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MILANO | Galleria Monopoli | Fino all’11 marzo 2017

Intervista a PAOLO IACCHETTI di Matteo Galbiati 

In occasione del suo ritorno sulla scena milanese con una mostra personale, abbiamo intervistato Paolo Iacchetti, maestro la cui coerente e attenta riflessione sul colore l’ha reso un vero e proprio intellettuale della poetica cromatica.
Nella mostra Red Yellow and Blue presso la Galleria Monopoli, Iacchetti si presenta con un nucleo di opere inedite e appartenenti alle ultime fasi della sua ricerca: tra pulsioni vibranti e stratificazioni fisiche il colore qui assume anche l’identità di un’entità fisica, tangibile che, superando la dimensione pittorica, osa a spingersi nell’esplorazione di un di-segno plastico-scultoreo.
La sostanza del dipingere si fa esperienza potente e concreta, tangibile e ancor più verificabile e sollecita della realtà profonda e intellettuale che vuole sondare: l’esperienza dello sguardo si potenzia e rafforza nell’incontro del suo colore portando oltre la ragione della sua stessa visione.
Ecco il nostro breve dialogo con l’artista:

Paolo Iacchetti. Red Yellow and Blue, veduta della mostra, Galleria Monopoli, Milano Foto Paolo Vandrasch

Paolo Iacchetti. Red Yellow and Blue, veduta della mostra, Galleria Monopoli, Milano Foto Paolo Vandrasch

Quali sono le opere che compongono questa mostra?
Le opere sono quadri dell’ultimo periodo ed una scultura. Sono lavori recenti e certa maturazione di una ricerca sulla linea che è iniziata sette anni fa.

Il titolo dice Red Yellow and Blue – giallo, rosso e blu – i tre colori primari: una dichiarazione di intenti?
Il colore primario non è un mio fine o un pensiero fisso. Va da sé che arrivare ai colori fondanti la nostra cultura più che la nostra percezione è una sfida. Perché nominalmente i colori sono sempre gli stessi: di fatto ogni uno è un mondo. Oppure vorrei fosse un mondo quel mondo di quel colore di quel pezzo di pittura che è un dato quadro. 

Paolo Iacchetti, Numerazioni naturali 1, 2016, olio su tela, 150x145 cm Foto Paolo Vandrasch

Paolo Iacchetti, Numerazioni naturali 1, 2016, olio su tela, 150×145 cm Foto Paolo Vandrasch

Come artista ti sei sempre impegnato a ricercare l’essenza visiva e intellettuale del colore, come si sono pronunciate nel tempo le tue opere? Come è mutato il segno del tuo cromatismo?
Credo che colore e senso della nostra vita – complessivo ed anche assoluto – siano stati i due termini di riferimento dall’inizio. Termini, uno concreto l’altro aspirazionale: non ideale. Ho iniziato muovendo il colore sulla tela fino a trovare delle immagini: questo è stato il mio inizio. Poi ho trovato e ritrovato gli elementi fondanti qualsiasi espressione. Linea e colore sono questi elementi e su questo ho realizzato immagini a partire da quegli elementi. Infine ho seguito le possibilità che solamente un lavoro continuativo consentono nella relazione di questi due elementi. Astrazione dunque come dato linguistico, invenzione di un oggetto nel mondo che apre sensazioni nuove sul mondo, un senso della bellezza inedito.

Ultimamente hai portato il colore a diventare segno netto sulla tela – con “collage” peculiari che sembrano fitte tramature e intrecci – e poi lo hai reso concreto e plastico nello spazio, una vera e propria scultura cromatica. Cosa ci dici di questa parte della tua ricerca?
Uno degli sforzi principali è stato quello di non cadere in luoghi già visti. Quindi ho dovuto smontare i luoghi comuni: nello specifico, per quanto riguarda il colore una facile empatia ed atmosfericità, e per quanto riguarda la linea il suo essere già di fatto progetto. Per quanto riguarda la linea, il passaggio al ritaglio della carta mi ha consentito, su suggerimento di Matisse, di ritrovare possibilità non scontate alla nostra mente. Sono convinto che la nostra mente proceda per schemi di visione complessi, plastici, difficilmente sondabili, incomprimibili. La forma, il colore ma, direi la pittura è fermare una intuizione che va oltre: e questo lo avvertiamo, perché l’osservazione del quadro o dell’oggetto tende a non esaurirsi, tende a sollecitare la nostra percezione rinnovandola.

Paolo Iacchetti. Red Yellow and Blue, veduta della mostra, Galleria Monopoli, Milano Foto Paolo Vandrasch

Paolo Iacchetti. Red Yellow and Blue, veduta della mostra, Galleria Monopoli, Milano Foto Paolo Vandrasch

A quali orizzonti stai indirizzando il tuo lavoro e la riflessione connessa alla tua poetica?
Credo continuerò su questa strada che è stata prolifica: all’inizio non immaginavo gli esiti. Sono sempre stato felice di vedere che la strada intrapresa mi consentisse nuovi progetti ed approfondimenti. Da questo punto di vista la scultura è stata una sorpresa emersa solo ed esclusivamente dalla pratica del lavoro.

Come vivi tu, da uomo e da artista, i cambiamenti di tali tensioni evolutive, spinte e mosse dal rapporto stretto con la fisicità e la spiritualità del colore?
Personalmente credo che alcuni risultati possano essere solamente individualizzati. Mi spiego, ognuno di noi è un individuo singolo e solamente attraverso la propria specificità ed individualità può raggiungere elementi estetici originali. Naturalmente questo è un rischio per il semplice fatto che l’originalità non è garantita. In ogni caso questa è la possibilità, dato che la spiritualità dell’uomo è sempre la stessa mentre i tempi continuamente cambiano, quindi forme nuove devono adeguarsi al senso profondo della vita. 

Paolo Iacchetti, Numerazioni relavive, 2016, olio su tela, 100x95 cm Foto Paolo Vandrasch

Paolo Iacchetti, Numerazioni relavive, 2016, olio su tela, 100×95 cm Foto Paolo Vandrasch

Quale senso profondo ricerchi e pensi di rendere deducibile nell’esperienza dell’altro, di chi guarda?
Vorrei stimolare curiosità e quindi meraviglia in quello che realizzo in modo tale che sorga la domanda perché è stato fatto questo? Che cosa sto guardando? Perché è quello che sto guardando non è stabile? Che ordine di relazione sto intrattenendo con ciò che guardo?

Quali progetti vuoi realizzare? A cosa stai lavorando?
Ho quasi portato a termine una installazione che inaugurerò il 25 febbraio al Museo di Lissone. È basata principalmente sulla linea e si dispone come decorazione. È un progetto nuovo ma anche questo nasce in modo naturale dalla mia ricerca pittorica. Direi che, come la scultura, anche questo è qualcosa che ho trovato all’interno del lavoro.

Paolo Iacchetti. Red Yellow and Blue
a cura di Flaminio Gualdoni

19 gennaio – 11 marzo 2017

Galleria Monopoli
via Giovanni Ventura 6, Milano

Orari: da martedì a sabato 14.00-19.00

Info:
+39 02 3659364; 
+39 333 5946896
info@galleriamonopoli.com
www.galleriamonopoli.com

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