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BARI | Museo Archeologico di Santa Scolastica | 5 dicembre 2022 – 15 febbraio 2023

di GIORGIA BASILI

Nel Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari, uno dei musei più a Oriente d’Italia insieme a quelli della città di Otranto, il 5 dicembre scorso ha inaugurato la mostra Oblique Magie del Tempo che desume il suo titolo da un verso del poeta Vincenzo Cardarelli e sarà visitabile fino al 15 febbraio 2023. La mostra, a cura della Galleria Alessandra Bonomo, vede le opere site-specific di Josè Angelino (Ragusa, 1977) e di Tristano di Robilant (Londra, 1964) realizzate appositamente per l’esposizione, in dialogo con i manufatti e i reperti archeologici custoditi nel museo.

Josè Angelino e Tristano di Robilant. Oblique Magie del Tempo, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Tristano di Robilant ha realizzato le sue sculture in vetro soffiato nella fornace di Murano diretta da Andrea Zilio. Partendo dal disegno, il modello viene sviluppato a livello tridimensionale divenendo un unicum, grazie all’attenzione infinitesimale del mastro vetraio e al suo lavoro fianco a fianco con l’ideatore. “Sullo stesso tema sviluppo spesso 5 o 6 varianti”, afferma di Robilant, come avviene per la serie dei cippi – di cui in mostra Cippo rosé – che parte da una constatazione sul percorso dell’esistenza e sulle sue tappe, facendo un paragone con gli strumenti “segna chilometri”.
La Lumera prende ispirazione dal Canto IV dell’Inferno della Divina Commedia, nello svolgimento del quale avviene l’incontro tra Dante e i grandi poeti del passato. Alighieri scrive “Così andammo infino a la lumera, parlando cose che ‘l tacere è bello” e descrive quel particolare girone come una profusione di prati verdi e forme circolari, come un’architettura fatta di luce pura. Milleseicento (2021) è invece ispirata al De l’infinito, universo et Mondi di Giordano Bruno. “Ciò che fece infuriare di più la Chiesa fu proprio che credesse nella molteplicità dei mondi”, sottolinea l’artista. La scultura rende omaggio al suo pensiero e alla celebre scultura di Edmondo Ferrari in Campo de’ fiori ove su una targa, accanto al Cinema Farnese, è riportata anche una poesia del polacco Czestaw Milosz, intitolata come la piazza. Nei suoi versi, il poeta osserva come la vita vada avanti nonostante avversità e orrori, tratteggiando inoltre un parallelo tra l’Urbe e il ghetto di Varsavia. Possiamo riconoscere tre strutture (che alludono alla pluralità dei mondi), concatenate l’una dentro l’altra. La forma rievoca la pira del rogo e l’idea dell’ascesi dell’anima verso il cielo, ricordando le anime-fiammelle che Dante incontra nel suo viaggio.

Se Intorno a una stanza vuota omaggia i poeti cinesi e il loro esilio – tema ricorrente soprattutto durante l’epoca Tang -, I think I can see more distinctively through rain rievoca l’espressione usata da Jane Austen in una famosa lettera alla sorella. La visione, in apparenza opacizzata, risulterebbe migliorata dall’opposizione di un filtro, così la percezione aumenta inaspettatamente il suo bacino di possibilità attraversando la presenza di velature; in un saggio, Derrida insiste su questo punto: la cecità causata dalle lacrime permette, in verità, di ampliare il raggio visivo.

Tristano di Robilant, Le care immagini, 2022, ceramica smaltata, 70 x 33 cm, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Le ceramiche dalle tinte accese si ricollegano, per la scelta del materiale, ai preziosi vasi greco-latini conservati nel Museo. Eppure, di Robilant riesce a dare un taglio contemporaneo alle sue opere grazie alla vivida brillantezza degli smalti, echeggiando i riflessi iridescenti della luce come in Giochi di sole o Le api a Luglio.

Addentrandoci nelle sale del Museo Archeologico di S. Scolastica si incontrano tre ceramiche a forma di orci, provvisti di coperchio. Sulla loro superficie spiccano delle frasi che calcano i versi di Vincenzo Cardarelli: “Canti Ieratici”, “Le care immagini” e “Mite Follia “. Il poeta era originario di Tarquinia, luogo foriero di memorie anche per Tristano di Robilant: l’idea della nostalgia, della campana del tempo, è infatti un concetto che si sposa con l’identità intrinseca di un museo archeologico. Il poeta aveva peraltro un rapportato contrastato con la città marina: l’amava e l’odiava a seconda del momento. I colori sono rosa con iridescenze madreperla, verde e ocra. Nella stessa sala spicca un epitaffio dedicato alla morte di un figlio diciassettenne che ha colpito molto l’immaginazione dell’artista.

Arriviamo in un ambiente ampio, il più suggestivo del luogo, dove si può ammirare l’antico pavimento della chiesa di Santa Scolastica, nucleo fondativo del convento medievale benedettino. Ci troviamo all’interno del bastione cinquecentesco, qui sono conservati alcuni elmi rinvenuti a Canova (v sec a. C.), in Provincia di Bari e da Ruvo di Puglia.

Josè Angelino e Tristano di Robilant. Oblique Magie del Tempo, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Inizia qui il fertile tête a tête con le schegge luminose di Josè Angelino e con un’opera video che si integra perfettamente con le mura: Short Life of a drop. Una goccia di ferro comincia a ruotare su se stessa, lievitando su una superficie rovente: il calore fa in modo che questa danzi e volteggi come una trottola. Il colore della superficie utilizzata è simile a quello delle mura e la ripresa è dall’alto.
Nelle fasi iniziali, la goccia va in risonanza poiché il calore sottostante crea uno strato di vapore che la solleva e la rende libera di vibrare. Quando i moti interni si coordinano possiamo osservare il risultato di quest’equilibrio anche esternamente: la lacrima assume la forma di una stella, la parte e il tutto vantano, in questo momento, una buona correlazione. Mano, mano la stilla perde le caratteristiche di risonanza, evapora lentamente e si restringe. Divenendo sempre più minuta alla fine si estingue. Angelino suggerisce un parallelismo con la vita degli esseri umani: nelle prime fasi del ciclo vitale energici e danzanti, “di buonumore, coordinati e in armonia”, finché l’entusiasmo, dopo aver affrontato varie sfide, si affievolisce. I corpi si usurano invecchiando; allo stesso modo, la goccia si annerisce perché, evaporando, tocca la superficie sottostante raccogliendone le impurità – quest’ultime invece di essere diluite in una quantità maggiore di liquido si concentrato tutte in un volume più esiguo.

José Angelini, Orbitali, 2021, vetro soffiato, gas Argon, elettricità, dimensioni variabili, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Proprio all’ingresso del bastione, spicca il lavoro Orbitali (2021) di Angelino: tre flussi di energia si espandono e si incontrano nel centro, partendo dalle porzioni periferiche attraversano le clessidre, non comunicanti ma disposte l’una sopra l’altra come in un asterisco. I tre passaggi rappresentano tre tempi diversi. Vicino agli elmi è presentato un volume in vetro soffiato con all’interno lamelle di ottone che ostacolano la corrente elettrica creando un passaggio obbligato e riducendo il flusso del gas nobile.

Ancora più interessante è l’innesto delle opere contemporanee dei due artisti sulla pavimentazione della chiesa d’epoca bizantina dedicata a San Giovanni e Paolo, di cui una porta dava direttamente sul mare. Si crea un gioco di sorprese e scoperte, le opere sono come suppellettili liturgiche, frammenti di reperti, ossa umane che il nostro occhio stana scavando nelle viscere della terra.

L’opera centrale di Josè Angelino si chiama Sintonie, richiama lo scheletro di un albero e funziona come un’antenna elettromagnetica costituita da tubi, accanto è disposto un generatore di Schumann. Il Generatore è impostato sulle onde più basse (le fondamentali 7,83 Hertz). Gli studi sostengono che il nostro sistema nervoso funziona sulle stesse frequenze che contraddistinguono la pulsazione naturale del Pianeta, le armoniche partono infatti dai 7 Hertz fino ad arrivare a 60-70 Hertz (volte al secondo). Questo generatore è settato sulla frequenza del rilassamento profondo. Infatti, come spiega l’artista: “quando dormiamo il nostro sistema corrisponde a 4-8 Hertz, se siamo agitati sale a 30, quando siamo sull’orlo del burrone, in situazioni di pericolo, di intenso stress o compromessi emotivamente arriva fino ai 50-60 Hertz… siamo più o meno coordinati sulle frequenze della Terra. In verità, le onde non sono emesse dalla Terra: è come se fossero in una stanza in cui si diffonde l’eco, il suono colpisce una parete e poi rimbalza su un’altra… l’onda rimbalza sulla terra andando verso l’alto fino alla ionosfera dove finisce l’atmosfera, ma cosa l’alimenta? I temporali che colpiscono il pianeta costantemente. All’interno dei tubi c’è marmo di Carrara, neon e argon che, in questo caso, generano una colorazione di un rosa violaceo. Mi piace innestare un processo per disturbarlo”.

José Angelino, Knot, 2022, vetro soffiato, gas Argon, elettricità, dimensioni variabili, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Knot consiste invece in un nodo rosso, il colore è dato dal gas nobile contenuto in questo caso neon, il flusso si annoda con una voluta su se stesso.
Sulla pavimentazione antica si ergono anche altre sculture di Tristano di Robilant come Le api al mare, una Torre di Babele in vetro trasparente. La vasca azzurra è piena, vuole rievocare la “Vasca di Nestore” recipiente trovato a Pilos, in Messenia, vicino alla Baia di Navarino. Nell’Odissea si narra che lì Telemaco, figlio di Ulisse, andò ad interrogare il saggio Nestore per avere notizie di suo padre e in alcuni versi è protagonista proprio l’oggetto: “Intanto la bella Policasta fece il bagno a Telemaco, / la figlia minore di Nestore figlio di Neleo. / E quando l’ebbe lavato ed unto con olio, copiosamente, / gli gettò un bel manto e una tunica indosso: /egli uscì dalla vasca simile agli immortali nel corpo, / e andò a sedere a fianco di Nestore, pastore di genti”. L’artista la interpreta come bacino della memoria.

Vox clamantis in deserto riprende invece una frase nota dai Vangeli come rivolta a san Giovanni Battista e un dipinto di Domenico Veneziano in cui il santo si sta denudando su un terreno brullo. La scultura di un giallo brillante ricorda la forma di una campana sormontata da un’antenna e fa pensare al suono cristallino di una voce che si espande nell’immensità di uno spazio vuoto.
Siao l’eremita ricalca nel titolo una nota per una traduzione di Montale di un’antologia cinese, Siao era considerata una persona molto saggia che consigliava l’imperatore. La scultura in ceramica sembra ergersi da una torre merlettata come un guardiano, una sentinella che sorveglia gli scavi.

José Angelino, Living Against The Clock, 2022, piatti di batteria, ottone, elettricità, orologio a pendolo, microfoni a contatto, amplificatori, electronic delay system, campi elettromagnetici, pietra abrasiva in carburo di silicio, veduta della mostra, Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Nel cortile interno troviamo invece un’installazione di Josè Angelino, Living Against The Clock, composta da piatti di batteria impilati. Sul prato l’artista ha predisposto dei campi elettromagnetici che si trasformano in vibrazioni. Dietro un pilastro è nascosto un orologio a pendolo, le sono lancette sostituite da frammenti di pietra e una molla che, con il passare del tempo, sfregano sulla lamella. L’artista va a creare un “delay stretch”, il ticchettio dell’orologio sembra così reiterarsi in un’eco infinito mentre le vibrazioni sono connesse da un mix di frequenze di Schumann, aumentate di varie tonalità. Il suono dell’orologio viene “stretchato” ossia allungato, in sintonia con il titolo della mostra Oblique magie del tempo. Quest’ultimo viene infatti percepito in maniera molto personale non vantando un’esatta corrispondenza fisica. Con la scansione ritmica dell’orologio l’uomo riesce a programmare le proprie attività quotidiane e a far diventare il trascorrere di ore, giorni e anni meno relativo nonostante il concetto di tempo rimanga un artificio, una convenzione. Se le frequenze di Schumann in quest’installazione site specific vengono ripetute ed estese tramite un emettitore-amplificatore, le opere Mosquitos e Lipari rendono le frequenze visibili. In Lipari all’interno di alcune pietre pomici troviamo dei magneti che, vibrando, ne sgretolano le pareti dall’interno. Si ribadisce così il tema già affrontato in Short Life of a drop: da una parte le pietre pomici si logorano con il trascorrere del tempo, dall’altra la goccia, nelle sue piroette vitali, perde lentamente vigore ed evaporando “muore”. L’arte alleata con la fisica riesce così a riflettere sull’esistenza con una grazia, una forza, una portata concettuale strabilianti.

 

Josè Angelino e Tristano di Robilant. Oblique Magie del Tempo
a cura di Galleria Alessandra Bonomo con il patrocinio della Città Metropolitana di Bari
Testo critico di Lorenzo Madaro

Museo archeologico di Santa Scolastica
Via Venezia 73, Bari

Orari: martedì-sabato ore 9.00-19.00, domenica e festivi ore 9.00-13.00; lunedì chiuso.
Ingresso libero

Info: http://www.museoarcheologicosantascolastica.it/
https://bonomogallery.com/

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