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Milano | Superstudio Maxi | 8-10 aprile 2022

Intervista a MANUELA PORCU e LAURA GABELLOTTO di Diego Santamaria

Nasce (un)fair, innovativo format di fiera-non fiera, che vuole creare un nuovo rapporto tra il grande pubblico e l’arte contemporanea, le gallerie e i collezionisti di oggi, e tra il mercato e il mondo della cultura.
In programma a Milano, dall’8 al 10 aprile 2022 (inaugurazione serale su invito il 7) nel nuovo spazio di 10.000 mq del Superstudio Maxi, (un)fair è diretta da Manuela Porcu e Laura Gabellotto, rispettivamente ex direttrice ed ex fair manager di Affordable Art Fair Milano.

Il nome (un)fair, ironica negazione del concetto stesso di fiera, invita a uscire dagli schemi e propone nuove modalità di interazione con il mondo dell’arte. (un)fair è uno spazio per i contenuti del contemporaneo, concepito come supporto per il sistema dell’arte e come terreno fertile per la nascita di nuovi collezionisti e innovative forme di collezionismo.
Ad arricchire l’esperienza dei visitatori ci sarà un ricco programma di intrattenimento, con progetti speciali, eventi collaterali, live performance, incontri, talk e dj set nel segno della ricostruzione delle relazioni sociali.

Quanto coraggio è necessario, in questo 2022, per creare un progetto di fiera d’arte, considerando sia lo specifico momento storico che stiamo vivendo, sia le difficoltà generali del mondo dell’arte, malgrado l’enorme proposta di fiere d’arte che sembrerebbero far credere in un settore molto vivo e positivo? Come nasce, in sostanza, la vostra fiera?
Coraggio e un po’ di follia, ma anche fiducia e ottimismo nella ripresa. Non solo quella del calendario delle fiere e degli eventi.
(un)fair nasce in pieno lockdown, in un periodo in cui tutto il mondo dell’arte – e non solo – è stato costretto a una pausa e a una riprogrammazione.
La necessità di ritrovare uno spazio di socialità e di incontro è molto legata quindi a questo momento storico in generale, ma abbiamo voluto proporre una piattaforma che andasse a colmare un divario di molto antecedente a questo momento di stasi, quello che è ancora presente fra sistema dell’arte contemporanea e pubblico.
Creare un evento nuovo, in questo panorama, è senza dubbio una sfida e richiede una grande tenacia, ma (un)fair nasce proprio con l’intenzione di offrire un nuovo spazio per le relazioni che avvicini all’arte contemporanea un pubblico nuovo e sempre più ampio e creare le basi per lo sviluppo di una nuova generazione di collezionisti, a sostegno del mercato, gallerie e artisti.
Durante il 2020 e 2021 abbiamo visto un’accelerazione della digitalizzazione dell’offerta artistica e culturale, un moltiplicarsi di piattaforme virtuali, nonostante l’importanza che hanno rivestito e tuttora rivestono nel tenere vivo il mercato, si sono tuttavia rivelate solo parzialmente in grado di sostenere il mercato, data l’impossibilità di prendere parte fisicamente ai principali appuntamenti dedicati all’arte.
Ci siamo resi conto che la componente fisica nell’esperienza artistica e culturale, ivi inclusa la partecipazione a mostre e fiere, sia fondamentale e spesso imprescindibile. Il mondo delle fiere è infatti costruito sulla partecipazione dal vivo, sulle proposte delle gallerie e sulle relazioni vis-à-vis, oltre che sull’immediatezza della fruizione in contemporanea di un elevato numero di opere d’arte, che restituiscono una panoramica delle tendenze in atto e consentono ai collezionisti di scegliere “d’impulso” nuovi pezzi da acquistare.

Presentate (un)fair come una fiera-non fiera. Il progetto è audace, ma molto corretto. Espoarte e il sottoscritto sono anni che portiamo avanti la battaglia per il ritorno alla cultura dell’arte perché, senza la parte culturale, non si generano appassionati e nuovi collezionisti. Ma una fiera è tendenzialmente “fiera-mercato”. Con quali programmi e progetti volete realizzare una non-fiera, immergendo il visitatore in un ambiente con vocazione culturale?
Presentarla come una fiera-non-fiera è un modo per comunicare un approccio che si discosta dalle manifestazioni istituzionali, perché (un)fair, per poter coinvolgere il pubblico a cui si rivolge, è pensata come un “evento” e presenta dunque dei processi di avvicinamento e di fruizione differenti, più liberi e aperti.
(un)fair è una deviazione dagli schemi canonici, che si costituisce di un variegato programma di iniziative collaterali, in particolare segnaliamo le attività performative (a cura di A.mas.ing) che daranno l’opportunità di sperimentare nuove modalità di interazione con l’arte contemporanea, per riscoprire attraverso il movimento le collezioni d’arte, aiutando il pubblico a coinvolgersi sia intellettualmente sia visceralmente con le opere.

Come è nato il logo e il concept a livello grafico?
L’intera brand identity creata porta con sé una narrazione sempre attenta, coordinata e proprietaria utilizzando gli elementi costitutivi del marchio per costruire i simboli grafici presenti in tutta la comunicazione digitale e non. Tra le proposte per il marchio presentate da MADI comunicazione – la non-agenzia che si è occupata del progetto creativo di comunicazione visiva – abbiamo scelto quello più in linea con l’essenza della nostra fiera: il logo (un)fair che contravviene alle regole di scrittura, fonde la U e la N in un unico simbolo iconico, originale e anticonvenzionale. Un piccolo gesto di ribellione tipografica di grande valore che caratterizza tutta la brand identity, volutamente (un)usual proprio come noi di (un)fair.

Cosa troveranno di particolare i visitatori? Come possiamo convincere i nostri lettori ad acquistare un biglietto per (un)fair?
Trovano 60 gallerie, di cui 38 italiane (e 15 milanesi). I Paesi esteri rappresentati in fiera sono: Svizzera, Germania, Spagna, Olanda, Giappone, Iran, India e la Cina con Hong Kong.
Tra le gallerie impegnate nella promozione dell’arte emergente c’è Candy Snake Gallery, dall’attitudine fresca e sperimentale. La selezione di artisti concentra principalmente sulle nuove generazioni, puntando sui giovani che nelle proprie opere esprimono il presente con un linguaggio vitale, permeato dall’attuale cultura visiva. La galleria A.More propone un progetto dedicato all’arte e alla natura, mentre Looking for art è una realtà che lavora con giovani artisti molto promettenti su cui investire per il futuro.
Poi, ancora, Dr Fake Cabinet, con una proposta espositiva basata sul lavoro di tre giovani artisti che utilizzano strategie espressive differenti: fotografia (Allemandi), disegno (Andreoli) e pittura (Pasino); Spazio Nour con un concept di mostra che si ispira a Ma, il termine giapponese che può essere tradotto come “intervallo”, “spazio”, “pausa” o “spazio vuoto tra due elementi strutturali”. Infine, segnaliamo la presenza di tre gallerie del Maroncelli District milanese: Manuel Zoia Gallery, BianchiZardin e Maroncelli12.

Avete predisposto un interessante programma di talk per tutto il weekend. Su quali aspetti avete puntato nel redigere il programma degli incontri?
In un mondo che parla di globalità, ma è sempre più diviso, una fiera d’arte può fare qualcosa in direzione di diversità culturale, inclusione sociale, sostenibilità?
Il programma di incontri è basato su un concetto di cultura contemporanea a 360 gradi. Da alcuni incontri sul collezionismo di ‘nuova generazione’ e nuovo sistema dell’arte, passiamo infatti a parlare di arte contemporanea ma anche di architettura, design, comunicazione e confini tra le arti, a parlare di innovazione e sostenibilità con artisti e professionisti di altri settori. Una fiera d’arte ha una programmazione quasi effimera, per via della durata, ma è un’ottima occasione per portare l’attenzione su alcune tematiche, anche attraverso le opere degli artisti.  Tra i progetti speciali spicca Contemporary Art From Africa – in collaborazione con Whitley Neill e AKKA Project, che sarà oggetto di un talk di approfondimento con Lidija Kostic Khachatourian. AKKA Project presenta una prospettiva su 4 giovani artisti africani: Rodrigo Mabunda (1985, Mozambico), Nwaneri Kelechi Charles (1994, Lagos), Cyrus Kabiru (1984, Nairobi), Pamela Enyonu (1985, Kampala). AKKA Project è una galleria e un project space concepito per promuovere e supportare principalmente artisti del continente africano, reinventando il significato di “galleria”, artisticamente e concettualmente, come forza di cambiamento per una più ampia comunità.

(UN)FAIR | Prima edizione

8-10 aprile 2022
Opening su invito: 7 aprile 2022, dalle 17 alle 22

Superstudio Maxi
Via Moncucco 35, Milano

Orari:
venerdì 8 e sabato 9, dalle 11 alle 21
domenica 10, dalle 11 alle 20

Info: www.un-fair.com

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