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BRESCIA | Galleria Massimo Minini 28 settembre30 novembre 2013

di ILARIA BIGNOTTI

La raffinata determinatezza dell’opera di Monica Bonvicini (1965), in mostra alla Galleria Massimo Minini a Brescia, viene subito agli occhi, e dagli occhi passa al cervello.
Non lascia equivoci, eppure permette molte riflessioni. In tedesco si direbbe che la sua ricerca parla unmittelbar. Senza mediazioni. Direttamente. Rende bene l’idea.



Oltre la porta della galleria, il visitatore incontra le sculture della serie 7:30 hrs. Composizioni di mattoni, neutre maquette: dialogano con l’estetica modernista, rievocando quei modelli prestabiliti per gli esami obbligatori del mestiere di muratore, in Germania. Ripetizione e variazione, neutralità e critica, dissacrazione e conferma: il lavoro dell’artista di stanza a Berlino, originaria di Brescia, si gioca sui binari della duplicità, attuando quella mossa del cavallo che architetti e artisti della contestazione radicale scelsero come tattica operativa nei primi ’70.
A queste opere scultoree unisce una lunga teoria di oltre dieci metri, NeedleKnows: duecento lavori su carta ricamata con filo rosso, destinati a tracciare immagini degli strumenti da lavoro. Il bianco e il rosso dominanti della sala, l’incedere fiero degli oggetti riprodotti, dichiarano l’attenzione dell’artista nei confronti del ruolo del lavoro, a livello sociale e politico.
Eppure, al di là della perentorietà del messaggio, vi è una sorta di diafana delicatezza, che aleggia nelle opere Untitled, realizzate in inchiostro bianco su carta traslucida: traspaiono e emergono, impercettibili a una vista veloce, parole di canzoni che Bonvicini ha trascritto durante il loro ascolto. Ripetizione e variazione; l’evanescenza della parola scritta nell’immediatezza dell’ascolto: è possibile catturare l’emozione?



Poi si accede ad un altro spazio: qui ci sono pelli e cinghie. Sono le installazioni Black You e Straps & Mirror, oggetti del desiderio trasformati in trame di seduzione, ambienti del feticcio: e infatti i nostri occhi osservano le opere e al contempo noi stessi, intenti a guardarle. Il voyeurismo dello spettatore è punito dal bianco accecante di Blind Protection, fasci di neon a formare una scultura che chiude il percorso della mostra, calata dall’alto e invadendo l’ambiente con una presenza assoluta.
Then to see the days again and night never never be too high, dice il titolo della mostra, prezioso appuntamento con un’artista di altissimo valore.

Monica Bonvicini. Then to see the days again and night never never be too high

28 settembre30 novembre 2013

Galleria Massimo Minini
via Apollonio 68, Brescia

Orari: lunedì-venerdì 10.00-19.30; sabato 15.30-19.30

Info: +39 030 383034
info@galleriaminini.it
www.galleriaminini.it

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