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FAENZA | MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche | Fino al 13 giugno 2021

Intervista a CLAUDIA CASALI di Lorenzo Madaro

Claudia Casali

Una mostra al MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza – temporaneamente chiusa al pubblico per l’emergenza sanitaria – offre l’occasione di approfondire in maniera sistematica il lavoro di Alfonso Leoni, interessante artista scomparso nel 1980. A curarla, la direttrice del museo, Claudia Casali. L’abbiamo incontrata per farci raccontare della mostra ALFONSO LEONI (1941 -1980). GENIO RIBELLE, ceramica, grafica, pittura, design: la prima antologica mai dedicata all’artista, prematuramente scomparso, e di come un museo possa impegnarsi nell’ambito della ricerca, lontano da mode e tendenze in voga per approfondire un percorso militante di chi, come Leoni, è lontano dal sistema dell’arte.

Com’è nato il progetto su Leoni e com’è strutturato?
Il progetto dedicato ad Alfonso Leoni è nato qualche anno fa con l’Archivio Leoni: ricordare quarant’anni dalla scomparsa e celebrare gli ottant’anni dell’artista con una mostra antologica e una monografia. All’artista, prematuramente scomparso, sono state dedicate diverse mostre ma mai una completa esposizione che prendesse in considerazione tutto il suo intenso percorso artistico. E, soprattutto, vi sono state pubblicazioni ma mai un volume che raccogliesse il corpus di opere, testimonianze, documenti, a raccontare il lavoro svolto da Leoni non solo per la ceramica. Alla luce di questo abbiamo costruito un percorso espositivo di oltre duecento opere, suddiviso in sezioni corrispondenti ai periodi e ai linguaggi utilizzati dall’artista (scultura, pittura, grafica, design, performance), e pubblicato una ricca monografia con oltre 400 opere (per i tipi di Silvana Editoriale). Leoni ha avuto il grande merito di inserirsi in maniera innovativa e visionaria nella contemporaneità dell’arte e della ceramica, riprendendo le poetiche, le ideologie, le critiche, le azioni tipiche del periodo in cui ha vissuto (stiamo parlando della metà degli anni Sessanta e soprattutto degli anni Settanta). Nella mostra emerge anche una parte poco conosciuta di Leoni, ovvero la sua progettualità per l’industria ceramica. Al design infatti dedicherà gli ultimi anni della sua vita, soprattutto dal 1976, grazie alla collaborazione con la tedesca Villeroy&Boch, azienda che valorizzò enormemente la sua creatività, mettendogli a disposizione laboratori e collaboratori capaci e funzionali alle sue inconsuete e avveniristiche richieste. Anche la Rosenthal si impegnò a coinvolgerlo in un progetto nel 1980: purtroppo la malattia interruppe questa ulteriore collaborazione.

Alfonso Leoni (1941-1980). Genio Ribelle, veduta della mostra, courtesy MIC Faenza

Come si inserisce questa mostra all’interno della programmazione del MIC nell’orbita di un percorso di ricerca e valorizzazione degli artisti meno noti al grande pubblico?
La mostra di Leoni si inserisce in una progettualità ampia che da dieci anni stiamo portando avanti con attenzione su più ambiti. Il MIC nella sua ricchezza e complessità guarda al proprio vasto patrimonio internazionale e sostiene progetti di valorizzazione di artisti, tematiche o argomenti meno conosciuti al grande pubblico. Penso alla rassegna dedicata al déco, del 2016, in collaborazione con i Musei di San Domenico di Forlì, un evento che ha sottolineato il ruolo di artisti, considerati secondari, e di azioni di valorizzazione adottate a livello nazionale ed internazionale dal nostro stesso Museo nella ricostruzione dell’Italia artistica tra le due guerre. Penso alla mostra antologica su Achille Calzi, nel 2017, anche questo un lavoro durato diversi anni a cura di Ilaria Piazza, che ha fatto emergere un assoluto protagonista e anticipatore dello stile liberty nazionale.
In questo periodo stiamo lavorando ad un progetto per una nuova sezione permanente dedicata al design, all’oggetto d’uso e al rivestimento ceramico. Anche in questo caso daremo voce ad autori, artigiani ed artisti del XX secolo che hanno avuto una posizione centrale (progettuale, produttivo, esecutivo) che la storia non ha mai riconosciuto. Grazie al nostro vasto patrimonio artistico e librario, non ci limitiamo solo alle attività del nostro Museo: collaboriamo sovente con istituzionali nazionali ed internazionali per ricerche, mostre, pubblicazioni che sfociano in importanti progetti di valorizzazione. Credo che sia questo il ruolo del museo: raccontare la storia e i suoi protagonisti con occhi imparziali, con ricerche scientifiche, documentate, assolutamente e pienamente critiche, al di là dei confini del proprio territorio e della propria competenza, sviluppando reti culturali.

Alfonso Leoni (1941-1980). Genio Ribelle, veduta della mostra, courtesy MIC Faenza

Il MIC come sta affrontando questo periodo di pandemia e di aperture a singhiozzo dei musei e dei luoghi della cultura? Come cambierà, nel post Covid-19, lo scenario del suo museo e in generale del mondo museale?
Tutto sommato devo ammettere che il MIC ha reagito bene alla tragedia che ha colpito duramente l’intero comparto culturale. Le chiusure parziali o totali non stanno aiutando i musei e la cultura in generale. Comprendo la necessità di non far circolare le persone, ma musei come il nostro, con ampi spazi, sono luoghi molto più sicuri dei centri commerciali! Ovviamente mi adeguo alle sofferte decisioni politiche.
Come MIC nella prima fase abbiamo proposto attività online come laboratori didattici, visite guidate, incontri con gli artisti, creando materiale nuovo o attingendo in parte a quanto realizzato negli anni e mai opportunamente valorizzato.
Il 18 maggio siamo stati il primo museo della Regione a riaprire i battenti con la straordinaria mostra di Picasso pesantemente penalizzata dal lockdown.


Dal 5 novembre abbiamo messo in campo altre proposte digitali come le visite guidate alla mostra in corso, la rubrica “Musica di Smalto” dedicata al rapporto ceramica/musica, focus sulla storia del nostro Laboratorio ceramico fondato da Bruno Munari.
Lo scenario dei musei cambierà notevolmente: si dovranno valutare attentamente gli investimenti in eventi espositivi temporanei, si dovrà dare più spazio alla valorizzazione del proprio patrimonio e si dovranno investire risorse in soluzioni digitali dignitose, lasciando spazio a nuove necessarie professionalità che dovranno rientrare nell’organico dei musei. Dovremo anche imparare a comunicare meglio: abbiamo patrimoni di inestimabile valore penalizzati negli anni da scelte non lungimiranti. Dovremo puntare a far tornare il pubblico nei musei, non solo le scuole o i turisti (che per molto tempo, ahimè, faticheranno a tornare a viaggiare, come nel periodo per- Covid, oltre i confini nazionali), ricreare l’empatia con il “noto” pubblico di prossimità. I musei hanno un ruolo fondamentale per le comunità ma, noi, operatori museali, dobbiamo investire di più in forme nuove e differenti di fruizione, come i giovani tutti i giorni ci richiedono. In questo noi, come MIC, ci stiamo attrezzando e la nostra fortuna è quella di avere un patrimonio vasto e vario, una risorsa di inestimabile valore in momenti in cui i fondi e le sponsorizzazioni vengono meno.

Alfonso Leoni (1941-1980). Genio Ribelle, veduta della mostra, courtesy MIC Faenza

Progetti in cantiere per il prossimo futuro?
Sul digitale, da gennaio lavoreremo per far spazio alla rubrica “Dietro le quinte del MIC”, puntate di approfondimento sulle professioni museali all’interno del nostro museo, per far conoscere le tante sfaccettature della nostra struttura. Sempre da gennaio metteremo online interviste e post fotografici dedicati agli artisti selezionati del 61 Premio Faenza, che purtroppo non si potrà realizzare come mostra e concorso. Sarà un’edizione speciale, un impegno quotidiano e settimanale proprio per fornire la dovuta e accurata promozione. A maggio apriremo la nuova sezione di design e a giugno vorremmo completare un progetto, nato nel 2018, di valorizzazione dell’opera di Nino Caruso con i musei giapponesi di Kyoto e Mino. Stiamo lavorando sulle iniziative del 2022/2023 ma stiamo alla finestra: abbiamo già cambiato tre volte il programma triennale, ora cerchiamo di ragionare senza fretta, tenendo ben presenti la nostra mission e il nostro ruolo di museo contemporaneo.

Alfonso Leoni (1941-1980). Genio Ribelle, veduta della mostra, courtesy MIC Faenza

Vedi il documentario “Liunzè – Alfonso Leoni. Genio ribelle” prodotto dal MIC e girato da Andrea Pedna.

 

Alfonso Leoni (1941-1980). Genio Ribelle
a cura di Claudia Casali con la collaborazione dell’Archivio Leoni
Con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Faenza – Unione della Romagna Faentina, Caviro, La BCC, Hera e gli Amici della ceramica e del Museo Internazionale in Faenza.

1 ottobre 2020 – 13 giugno 2021
La mostra, causa l’emergenza sanitaria, è momentaneamente chiusa al pubblico.

Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Viale Baccarini 19, Faenza (RA)

Info: +39 (0)546 697311
info@micfaenza.org
www.micfaenza.org

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