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MILANO | Red Lab Gallery | Fino al 31 dicembre 2023

di MATTEO GALBIATI

È affascinante – e decisamente rassicurante – quando possiamo incontrare tanta grazia nella sensibilità del “poco”. Quando un artista (nel nostro caso un’artista) ha la facoltà di concedersi, raccontandosi e raccontandoci, con tanta profusa bellezza, sobrietà e sincera autenticità, da saper misurare, dosare e limitare il suo intervento. Nel nostro caso pochi elementi bastano a coinvolgere con empatia vera lo sguardo e l’animo di chi li osserva, perché reso capace di entrare nel pieno della loro dimensione estetica, immaginativa, etica. Per comprendere, capire e decifrare, tra le righe, quei messaggi più determinanti che alle immagini si sottintendono.

Mehrnoosh Roshanaei, bāzghašt/ritorno. Installation view, Red Lab Gallery, Milano. Ph. Eve Zanenga

Questa capacità la dimostra la giovane artista di origini iraniane Mehrnoosh Roshanaei (1988) che, per la sua mostra personale da Red Lab Gallery a Milano, ha scelto la misura del giusto per la sua narrazione. Bāzghašt / Ritorno, con la brillante firma curatoriale di Leonardo Regano, è un racconto che va letto osservando in filigrana la semplicità delle immagini dichiarate dalle opere per desumere i messaggi ulteriori che dietro ad esse si nascondono.
Il linguaggio dell’artista è sì semplice, spontaneo quanto risoluto, perché le è tutto chiaro fin dall’inizio, eppure non possiamo rimanere sulla superficie rassicurante delle sue figure lievi. Siamo guidati intuitivamente a sentire di più, a dover capire di più, ad andare dentro al cuore delle circostanze. Se è vero che è una mostra che si abbraccia con uno sguardo – perfettamente calibrata e composta nell’allestimento – è pure vero che l’invito è a soffermassi di più, ad indugiare proprio per andare oltre.

Mehrnoosh Roshanaei, Hope, 2021, olio su tela, 80×60 cm Courtesy l’artista e Red Lab Gallery Ph. Eve Zanenga

Quasi raccolta su se stessa, la proposta di Roshanaei si apre proprio quando le immagini da lei composte, che rimandano alla propria patria – l’Iran – ma anche altri luoghi del mondo colpiti da cambiamenti radicali e che molto raccontano dell’incidenza dell’uomo su se stesso e sulla Natura, sanno diventare collettive. Quando l’immediatezza di quanto visto sa rimodularsi per diventare, incontrare, incidere sull’esperienza dell’altro. Piante estinte, canti di uccelli sull’orlo dell’oblio, il volo migratorio disperato dell’ultimo esemplare di una specie di gru, il sorvolo delle montagne, la felicità del ritrovarsi di una coppia di cicogne, la composizione e decomposizione di un fiore che è centro dell’universo sono tutte antiche favole contemporanee che la giovane artista interpreta come un messaggio di speranza, di comprensione, forse addirittura di redenzione per l’intera socialità umana.
La Natura vulnerabile, gli equilibri resi precari dalla nostra ottusità sono il paradigma di una comunità umana che viola la sua stessa memoria, il suo stesso tempo, il suo stesso ambiente. Da artista, da donna, da migrante, da giovane del proprio tempo, Roshanaei ci tocca dentro con una prova d’osservazione che deve essere impegnata: tra tradizione e innovazione, la crossmedialità coerente del suo approccio artistico intreccia molti dei temi di attualità, molte delle urgenze dell’oggi, molto del momento presente che non possiamo ignorare e non dedurre, su cui non possiamo non riflettere. Lei stessa è coinvolta in questo processo e così sa ben accompagnarci a sentire le sue necessità non come ristrette ad un ambito lontano, ma proprio come parte di una comunità, certo più ampia e allargata, eppure assai vicina e prossima.

Mehrnoosh Roshanaei, Bahār, 2020, olio su tela, 40×30 cm Courtesy l’artista e Red Lab Gallery Ph. Eve Zanenga

La metafora della Natura racconta storie e speranze umane attraverso la fragilità dei suoi equilibri, della sua resilienza: tra pittura, video e realtà aumentata, Roshanaei, in poche battute, rende le sue opere catalizzatrici di attenzione, dispositivi emozionali utili a valicare l’immagine di superficie per aprire le porte a quei significati più profondi e “importanti”.
Senza stereotipi, senza convocare e scomodare le abituali logiche di appartenenza o la retorica di facili ideologie, dalla giovane artista iraniana riceviamo un grande insegnamento che la verità inizia ascoltando, osservando, ridando al mondo il nostro sentimento. Ascoltandoci, ascoltiamo. Guardandoci, guardiamo.
È forse così che possiamo cogliere l’occasione di non lasciarci scappare la speranza di quel ritorno, il miglior buon auspicio per un (nostro) cambiamento sostanziale. Dentro o fuori, appartenenti o meno, ai confini di una nazione. Come fanno gli uccelli migratori, che volano in alto facendo la spola ai confini della loro esistenza.

Mehrnoosh Roshanaei. La caduta del cielo Bāzghašt / Ritorno
a cura di Leonardo Regano

6 ottobre – 31 dicembre 2023

Red Lab Gallery
Via Solari 46 (cortile interno), Milano

Orari: da lunedì a venerdì 15.00-18.30; sabato su appuntamento

Info: info@redlabgallery.com
www.redlabgallery.com

Mehrnoosh Roshanaei (Tehran, 1988) è nata e cresciuta a Tehran, in Iran, vive e lavora a Bologna. Ha studiato Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Vienna e Düsseldorf, dove ha seguito i corsi di Monica Bonvicini, Marina Grizinic, Davide Rivalta e Luca Bertolo.
Il suo lavoro è un’estensione delle esperienze vissute e del desiderio di esplorare il mondo attorno a sé. Attraverso i media scelti – la pittura e il video – indaga tematiche legate alle intuizioni, i ricordi, le visioni e i sogni. La sua arte è un’espressione della sua identità di donna iraniana e delle esperienze complesse vissute nell’immigrazione. La sua opera affronta stereotipi e convinzioni su tematiche quali identità ed enfatizza la bellezza e la ricchezza che proviene dalla diversità.
Ha esposto in Italia e all’estero. Durante la sua carriera artistica ha vinto diversi premi, tra cui la Biennale Monza 2021 a Monza; il Premio Nocivelli 2021 a Brescia; il Premio Zucchelli 2021 e il Premio Young Art Award della Fondazione Golinelli a Bologna; il Premio Michele Cea a Milano; il Premio Carapelli presso la Triennale di Milano.

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