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MILANO | Pirelli HangarBicocca | 31 marzo – 31 luglio 2022

di MATTEO GALBIATI

Il vasto ambiente di Pirelli HangarBicocca accoglie a Milano la mostra Sunshine State che, secondo le 01modalità e le abitudini espositive che caratterizzano lo spazio milanese, si configura come un monumentale progetto che raccoglie, con misura e ordine, le opere dell’artista protagonista, costituendosi come importante occasione per una sua ricognizione immersiva, ampia e sempre potente. Il protagonista di questa monografica è l’artista, regista, videoartista e sceneggiatore britannico Steve McQueen (Londra, 1969).
Noto al grande pubblico per aver vinto l’Oscar con il film 12 anni schiavo (12 Years a Slave) del 2013, McQueen è uno dei più interessanti e significativi artisti che hanno scelto il video come mezzo narrativo privilegiato: in lui espressività artistica e modalità cinematografica trovano un peculiare modo di intrecciarsi e fondersi, tanto che il suo lavoro dalla critica è stato spesso accostato al cinema sperimentale degli anni ’70, visto come spunto iniziale per la sua ricerca.

Steve McQueen, Caribs’ Leap, 2002, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 Commissionato da documenta e Artangel, con il supporto di Heinz & Simone Ackermans © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Con i contenuti della sua visione, del resto, non si allontana mai dal trattare e dal rimanere prossimo all’attivismo, toccando tematiche legate all’attualità della vita contemporanea e al presente della storia odierna – come sono, ad esempio, quelle riferite alle discriminazioni, alle minoranze, alla rivendicazione di diritti e libertà, all’identità di genere e non solo – che trovano modo di evolvere e acquisire un nuovo statuto di valore e di esperienza nel costituirsi come immagini che parlano, ora, secondo il linguaggio dell’arte. Nel riferirsi ad un preciso soggetto, l’artista lo consacra poi nel tempo e nello spazio per essere modello, riferimento per tutti.
Per trasfigurazione, fascinazione, repulsione, … i contenuti dei suoi video toccano e si fanno dentro all’esistenza di chiunque: così ciascuno spettatore, nello spazio delle Navate di Pirelli HangarBicocca, può comprendere come, acquisito un valore prima iconico, attraverso la lettura filmica peculiare che viene proposta dalle sue opere, McQueen sia capace di trasfigurare poi temi universali riconsegnandoli, alla fine, sempre alla sensibilità del singolo ormai definitivamente ed emotivamente da essi coinvolto.
Cerca, facendo convergere il metodo acquisito con il cinema verso un valore e un senso attivo e valido per la fruizione e il contesto museale, di far cogliere alla sua pratica filmica l’evoluzione della prospettiva intima delle immagini che, nel frattempo, si sovraccaricano di altre suggestioni e nuove (possibili) esperienze.

Steve McQueen “Sunshine State”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Il campo aperto, la disseminazione sospesa, la contaminazione sonora, che si può vivere nello spazio milanese, rendono questa mostra un momento importante per la comprensione più sentita del lavoro di McQueen: i video non vacillano mai, non lasciano orientamenti sospesi o incerti, non si piegano al decorativisimo intellettuale, anzi, quel sentore di incertezza, definita da un ricordo lontano, li rende ancor più umanamente veri e sostenibili. Anche se la “storia” non dovesse sembrare del tutto lineare (ad un primo sguardo), la modalità di fruizione è il quid in più che permette al video di vivere la dimensione necessitante dell’ambiente, acquisendo anche da questo ambito i valori del “contesto” come nuovi termini e nuovi referenti addizionali di senso.
L’urgenza e la profondità emotiva delle immagini di Steve McQueen, qui rappresentate poco più che dall’ultimo ventennio della sua carriera, eludendo la logica scontata della cronologia, vivono in un allestimento che è  stato pensato e voluto per essere liberamente decifrato e vissuto, partecipato e fruito.
Già in Static (2009) percepiamo la messa in discussione di McQueen sul mondo occidentale e i suoi valori attraverso riprese aeree ravvicinate della Statua della Libertà che così, nonostante sia riconoscibile, fa vacillare il suo monumentale valore iconico. Dal corpo della scultura a quello dell’uomo in Cold Breath (1999) e Charlotte (2004) l’artista mette al centro della riflessione il tema del dolore/piacere, attrazione/repulsione, in cui la visione di dettagli anatomici, diversamente sollecitati, fa ripensare all’atto della visione, al guardare, come sospeso tra volontà estetica ed esperienza voyeuristica. Centrale è l’opera Sunshine State (2022) – commissionata e prodotta dall’International Film Festival Rotterdam (IFFR) 2022 e concessa in anteprima assoluta ad Pirelli HangarBicocca – un video, proiettato su due canali che mostrano le stesse immagini, ma con un tempo diverso, in cui la metamorfosi e la trasformazione pongono al centro il senso, la dinamica, la percezione e la costruzione di una propria identità.

Steve McQueen, Western Deep, 2002, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 Commissionato da documenta e Artangel, con il supporto di Heinz & Simone Ackermans © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Intermezzo, ma non slegato dai video, è Moonlit (2016) che, composto da due blocchi di marmo rivestiti in foglia d’argento, è un lavoro sulla temporalità, sul mistero dell’universo: i monoliti, riflettendo la luce e definendo il proprio peso, vengono percepiti come meteoriti provenienti da altri mondi da altre dimensioni sempre con il mistero di vita/morte, distruzione/creazione che rimane ad essi intimamente legato.
Girato nell’isola natale dei genitori, Caribs’ Leap (2002) racconta in due video proiezioni (una all’interno dell’edificio, l’altra sulla facciata esterna) la terribile storia della conquista coloniale di Grenada da parte dei francesi, quando, nel 1651, pur di non cadere in schiavitù e cedere all’uomo bianco, molti residenti si suicidarono gettandosi da una scogliera. Anche nel toccante Western Deep (2002) lo sfruttamento dei minatori della tristemente celebre miniera sudafricana di Tau Tona guarda agli ultimi e ai dimenticati, costringendo ad un viaggio claustrofobico, soffocante e opprimente nelel viscere della terra dove si nasconde un lavoro durissimo. La pellicola in Super-8, con le sue porosità, le sue sgranature, aiuta a porre visivamente, quasi tattilmente, lo sguardo di chi osserva in stretta connessione con la faticosa operosità di questi uomini e del loro alienante lavoro.
Ricordiamo che dall’artista, per la visita, viene un’unica, precisa e perentoria, indicazione: non si devono fare foto né video. Non per una questione di diritti d’autore, di rispetto o di semplice educazione, ma perché il senso è che queste opere vivono di questo allestimento, sono connesse al luogo e non può lo spettatore distrarsi da questa percezione unitaria, unica, irripetibile. Non deve farlo per scadere nella retorica della partecipazione obbligata dai social. Non avrebbe senso questa imperdonabile distrazione.

Steve McQueen. Sunshine State
a cura di Vicente Todolí
in collaborazione con Tate Modern, Londra

31 marzo – 31 luglio 2022

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2, Milano

Orari: dal giovedì alla domenica 10.30-20.30 con prenotazione obbligatoria

Info: info@hangarbicocca.org
www.pirellihangarbicocca.org

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