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LUGANO | MASI e Collezione Olgiati | #report

di CHIARA CANALI

Riparte la programmazione post Covid-19 del MASI (Museo d’Arte della Svizzera italiana) con una serie di mostre dedicate alla pittura, alla scultura, alla fotografia e, contemporaneamente, riapre la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati con un nuovo allestimento costituito dalle recenti acquisizioni di opere dei maestri del Novecento affiancate a lavori di giovani protagonisti della scena attuale.

HANS JOSEPHSOHN

Tra le mostre di punta del MASI, l’omaggio che il museo riserva allo scultore Hans Josephsohn (1920-2012), a cento anni dalla sua nascita. Si tratta di una vera e propria mostra celebrativa realizzata in collaborazione con il Kesselhaus Josephsohn di San Gallo (Svizzera), istituzione che dal 2003 ospita in forma permanente i lavori di questo maestro della scultura del XX secolo.
L’esposizione presenta una selezione di opere in ottone realizzate tra il 1959 e il 2006, allestite nello spazio seminterrato del museo, privo di luce naturale e con pareti e pavimento lasciati in uno stato non finito e provvisorio, come se ci trovassimo ancora nello studio dell’artista.
La condizione grezza e provvisoria delle superfici scultoree rimanda ai continui interventi sulle opere, che vogliono rendere l’immediatezza della figura umana, soggetto privilegiato della sua rappresentazione. Teste, mezzi busti, figure in piedi, figure distese e bassorilievi sono le tipologie scultoree affrontate dall’artista, che parte da modelli appartenenti alla sua cerchia familiare per andare poi oltre qualsiasi individuazione realistica.
Vivacità e immediatezza caratterizzano la scultura di Hans Josephsohn non permettendo di identificare la frontalità delle figure e invitando lo spettatore a scoprirne i continui moti della materia.

Kesselhaus Josephsohn San Gallo veduta dell’allestimento

PAM PAOLO MAZZUCHELLI. Tra le ciglia

Si intitola Tra le ciglia la grande personale dedicata all’artista ticinese PAM Paolo Mazzuchelli che ripercorre le varie fasi della sua creazione artistica. Nato a Lugano nel 1954 e formatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera, PAM è tra gli artisti più rappresentativi della sua generazione.
Pittore segnico e materico agli esordi, è un autore di ascendenza surrealista ed espressionista, il cui lavoro risente di influenze della psichedelia e della letteratura underground.
In mostra è presente un corpus di circa centocinquanta opere realizzate dagli anni Settanta fino ad oggi. L’allestimento non segue un filo cronologico ma ripercorre dei nuclei tematici ricorrenti: il mondo vegetale, i paesaggi visionari, gli scenari apocalittici, le figure umane violentate e i corpi mozzati.
Le carte policrome Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (2002) rendono omaggio all’opera di Goya, Il sonno della ragione genera mostri, e al colore esotico di Gauguin.
Seguono delle carte a colori vivaci e dal caratteristico segno doppio, come se fossero state dipinte dall’artista in uno stato allucinogeno o psichedelico.
I grandi disegni a carboncino fanno parte del ciclo dedicato all’attivista brasiliano Chico Mendes con cui Mazzuchelli si aggiudicò la Borsa federale delle belle arti del 1993.
Concludono il percorso una serie di schizzi di diverso formato votati alla rappresentazione del corpo, che mettono in scena diverse forme di violenza e denuncia che contraddistinguono la società odierna.

COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI. What’s New

La ripartenza del MASI è anche l’occasione per far conoscere il nuovo allestimento della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, dal titolo What’s New, assieme alla nuova veste grafica del sito, realizzato da Leftloft di Milano.
Ci introduce nel percorso espositivo Danna Olgiati che ricorda come “questa mostra rappresenta le opere acquisite negli ultimi tempi. L’obiettivo è quello di mettere a confronto le opere tra di loro per evidenziare il dialogo imprescindibile tra le avanguardie storiche del primo Novecento e le ricerche contemporanee”. Questo ci fa capire come “l’arte non abbia confini di spazio e di tempo. Bisogna guardare le opere nella loro qualità e capire l’insegnamento lasciato dagli artisti ai loro eredi”.
Quello che i visitatori vedono è il frutto delle scelte e degli accostamenti voluti da Giancarlo e Danna Olgiati. Le opere si parlano tra di loro, anche se sono di artisti di generazione molto lontane e creano una catena di corrispondenze visive, formali e tematiche.
La mostra è suddivisa in più sale: la prima è dedicata all’astrattismo, all’idea del segno e del colore e alla presenza dell’oggetto astratto. La scultura in cartapesta dipinta di Franz West si colloca in continuità con le brillanti tonalità del dipinto di Rudolf Stingel. Questa scultura, secondo Danna, doveva essere assolutamente esposta vicina all’opera di Stingel: grandissimi amici e affini nel modo di concepire la presenza dell’artista nel mondo contemporaneo; entrambi innovatori, uno per il linguaggio della scultura, il secondo per quello della pittura.

What’s new, veduta, Collezione Giancarlo e Danna Olgiati 2020

Un’intera sala è poi dedicata al tema della guerra e della sofferenza. La drammatica vicenda della Prima guerra mondiale viene evocata attraverso la straordinaria serie di quattordici tavole litografiche di Natalia Goncharova dal titolo La Guerra, del 1914, e la celebre Parolibera (irredentismo) dello stesso anno di Filippo Tommaso Marinetti. Questa sezione è arricchita da opere di artisti del presente, diversi per generazione e paese d’origine, che pure hanno indagato la condizione della sofferenza. Da una grande fotografia dell’iraniana Shirin Neshat sulla complessità della condizione femminile, alle opere della palestinese Mona Hatoum e della cubana Ana Mendieta che esplorano la propria vicenda personale di esilio, violenza e vulnerabilità.
E ancora, in una soluzione continua di rimandi, la scultura in legno della pakistana Huma Bhabha dialoga con la stampa digitale di Stefano Arienti. Le pile di rocce verticali e fluo di Ugo Rondinone dialogano con i quadri di Emilio Vedova. Le sculture di Antony Gormley si confrontano con i quadri di Anselm Kiefer. Il quadro Suicidio di Mario Schifano aleggia sulle opere di Luciano Fabro.
Fino a un omaggio a Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2019, artista americano appartenente a una comunità di indiani Cherokee, la cui scultura The Forest prime (2012) è sicuramente debitrice, secondo Giancarlo Olgiati, delle colonne infinite di Brancusi.

Nel comporre la nostra collezione avevamo un obiettivo essenziale: documentare le avanguardie del nostro tempo ma con un costante rimando alle avanguardie storiche, per cercarne le radici. […] Mettere a fuoco la grandezza dell’arte italiana e di integrarla con il resto del mondo, per valorizzarla e farla conoscere.”

L’energia e la passione con cui gli Olgiati accompagnano i visitatori nelle sale della loro collezione è uno dei motivi che rendono questa visita non solo piacevole ed esaustiva ma anche così unica e speciale.

 

HANS JOSEPHSOHN
a cura di Ulrich Meinherz e Lukas Furrer

19 settembre 2020 – 21 febbraio 2021

MASI | LAC

 

PAM Paolo Mazzuchelli. Tra le ciglia
cura di Cristina Sonderegger

6 settembre 2020 – 28 marzo 2021

Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano

 

WHAT’S NEW?
a cura di Danna Olgiati e Diego Cassina

19 settembre – 13 dicembre 2020

 

Info:

MASI Lugano

http://www.masilugano.ch/

LAC Lugano

https://www.luganolac.ch/lac/home.html

Piazza Bernardino Luini 6,  Lugano
+49 058 866 42 22

Orari: martedì – domenica 10.00 – 17.00
Lunedì chiuso
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

https://collezioneolgiati.ch/it/ 

Riva Antonio Caccia 1, Lugano
+49 091 921 46 32

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