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VENEZIA | Palazzo Flangini |  8 maggio – 15 agosto 2015

Intervista a LENA LIV e  LINDY NSINGO  di Francesca Di Giorgio

Due artiste diverse per generazione, cultura e destino si trovano insieme in un progetto parallelo alla 56. Biennale d’Arte di Venezia. Lena Liv (1952), artista visiva di origine russa, ma che vive in Toscana da anni, e Lindy Nsingo (1987), coreografa e performer, si sono conosciute a Londra grazie all’amico comune e collezionista David Teplitzky scoprendo affinità di pensiero e ricerca artistica… «Perché la sua danza è protesa a quel senso universale di verità che io credo sia la vera ragione dell’arte» spiega Liv.
Da quell’incontro è nato un dialogo e una collaborazione che ha portato Lindy Nsingo a lavorare in Italia e a presentare a Palazzo Flangini a Venezia nei giorni clou dell’arte internazionale Dancing makes me joyful: un ciclo inedito di opere di Lena Liv incontra la “solo performance” di Lindy Nsingo.
Un progetto che guarda al futuro e che con l’anteprima veneziana scrive un primo capitolo in cui la danza contemporanea incontrerà i luoghi della bellezza e della storia. Si parla già del prossimo evento a fine 2015, al Museo di Canova, in un incontro tra contemporaneità ed eterna bellezza classica.
Ci siamo fatte raccontare dalle artiste la natura di questa collaborazione, per approfondire con loro quello che vederemo a Venezia e che in questi giorni è “segnalato” in laguna con una serie di installazioni a neon-richiamo al  titolo del progetto…

Lena Liv + Lindy Nsingo, Dancing makes me joyful, neon

Luce, danza, incontro sono solo alcune delle vostre parole chiave…
Lindy Nsingo: Entrambe siamo interessate allo sviluppo della luce, alla transizione dalla luce al buio e al guardare le persone e a come reagiscono a ciò che che le circonda. Credo che questo sia stato il fattore chiave per la scelta del luogo, Villa di Corliano (il “set” del video che documenta la performance di Nsingo, ndr) come punto di partenza del progetto che ci ha viste coinvolte a rispondere allo spazio.
Lena Liv:
Ho pensato che l’incontro fra danza ed altre forme creative (così come l’incontro fra etnie e culture diverse) avrebbe portato ad un reciproco arricchimento in un corto circuito di universalità poetica. In questo progetto di ibridazione poetica l’ambientazione storica e scenografica ha acquisito un ruolo di grande rilievo: perciò ho pensato di ambientare la contemporaneità della danza di Lindy Nsingo nei santuari dell’arte rinascimentale italiana così che il ruolo atemporale della bellezza risultasse l’aspetto più esplicito delle ibridazioni poetiche dei miei lavori e delle performances di Lindy Nsingo.
La danza è il trionfo dell’istante che è pur sempre la promessa del suo oblio. Perciò vi è una “tragica bellezza” nella danza che è il suo consumarsi nel movimento istantaneo. Salvare l’istante del suo morire (l’oblio) è la ragione del mito di Orfeo, ed è uno dei fili conduttori di tutto il mio lavoro ed in questo senso si relaziona in maniera particolare con Dancing makes me joyful poiché l’incontro con la felicità liberatoria della danza sottolinea intensamente il continuo divenire e dissolversi dell’istante esistenziale e perciò il tentativo, con un sortilegio di immagine di luce, di fermare l’istante.

Lena Liv, But all joy wants eternity wants deep, wants deep eternity,_2014-15_images on glass_282x234x27cm_detail

Come si relaziona Dancing makes me joyful alla vostra ricerca precedente e in che modo sviluppa alcune delle tematiche portate avanti nel vostro lavoro?
Lindy Nsingo: A dire il vero questo progetto è molto diverso dai precedenti. Lavorare con Lena ha significato essere creativi all’interno delle sue idee: scattare foto per la preparazione del suo lavoro e allo stesso tempo rispondere alla sua “direzione”. Lena non era interessato alla danza “tradizionale” così ho dovuto essere espressiva ma evitando i cliché della danza. Mi piace cercare verità personali come  temi universali e anche la ricerca di Lena va in questa direzione. Le “radici” di questa danza partono dalla la storia del mio viaggio e quello di mia madre verso l’Europa. Il tema della migrazione è presente in gran parte del mio lavoro e in quello di Lena.
Lena Liv: Come la filosofia riflette sulle problematiche dell’esistenza, così la poesia e l’arte sono pensieri espressi sulle problematiche che toccano l’essere nel profondo. La danza è quindi una filosofia ed un’arte che si occupa delle problematiche più profonde che sono la morte, la vita, il dolore, la gioia, la paura, l’amore. Perciò la danza si ricollega alla mia ricerca e diventa un capitolo del mio lavoro. La danza è il trionfo dell’istante esistenziale che, nel fluire del movimento corporeo, svanisce: ed è questa la sua tragica bellezza. Salvare l’istante dal suo svanire è la ragione stessa del mito di Orfeo ed è uno dei fili conduttori del mio lavoro. Il salvataggio dallo svanire è possibile solo smaterializzando la realtà: nel mio lungo lavoro ho frequentato le immagini dei tempi perduti, l’infanzia, i luoghi della solitudine, la follia, il ritrovamento dell’istante contemporaneo nel brulicare delle stazioni, nel tentativo di fermare l’“imago” (che è l’anima immateriale della realtà) per salvare l’esistenza dal suo perdersi nel suo divenire. Così avviene ora nel mio incontro con Lindy Nsingo e con la sua danza: utilizzando la più immateriale delle materie, la luce, prosegue la mia ricerca per fermare l’istante nella su eternità, nella sua anima universale.

Prima di collaborare con Lindy Nsingo qual è stata la tua esperienza a contatto con la danza contemporanea?
Lena Liv
: Sono nata e cresciuta a San Pietroburgo, in ambiente culturale dominato dalla passione per l’arte, la musica, la danza. Ho avuto la fortuna di potere seguire sino dalla mia infanzia, le rappresentazioni del teatro Mariinskij, un vero santuario della danza classica. Da allora la danza ha avuto per me un ruolo molto importante, come linguaggio globale capace di fondere stili, rimandi, citazioni, visioni. Avendo questo rapporto molto stretto con la danza classica mi sono avvicinata alla danza contemporanea: incontro del tutto naturale in un ambiente culturale in cui contemporaneamente alla danza classica trionfava l’esaltante tradizione di quella che era stata la più rivoluzionaria esperienza di danza del XX secolo: la danza della Compagnia Diaghilev. Da De Bussy a Ravel, Prokofiev, da de Falla a Stravinskij, da Matisse a Picasso, da De Chirico a Coco Chanel, da Joyce a Proust, da Elliot a Cocteau , tutti i più grandi e rivoluzionari geni del XX secolo avevano contribuito alla danza della Compagnia Diaghilev, per la quale il linguaggio della danza era tutt’uno con la mimica, l’arte, la moda. Ma la mia più intensa esperienza, prima di collaborare con Lindy Nsingo, è stato l’incontro con l’eredità poetico-culturale di Pina Bausch. La mia lunga ricerca sul “tempo e senso universale di ogni cosa” trovava per me una salvifica testimonianza nella danza, nel pensiero e nell’opera di Pina Bausch, nel linguaggio totale capace di fondere, stili, rimandi, citazioni, visioni – l’ansia di trovare un linguaggio – con forme, immagini, atmosfere che faccia intuire qualcosa che esiste in noi da sempre – che è assieme contemporaneo, evanescente, eterna.

Lena Liv_I Traveled beneath the sky_fragment 222 x 150_Pastel on paper_Approx. 250x180cm_framed

Di cosa parla Dancing makes me joyful e di quali elementi si compone?
Lindy Nsingo: Dancing makes me joyful parla del passaggio dalla luce al buio e di ciò che è dentro di noi come artiste, quando creiamo quando veniamo creativo siamo elementi di quella verità in cui tutti possono identificarsi. Lena ha creato la sua storia prendendo spunto dalla mia sviluppandola come frammento dell’idea originale, come  un “ricordo permanente” di ciò che è accaduto nella Villa di Corliano e che noi stavamo documentando.
Lena Liv:
Questo progetto è nato a poco a poco. Le nostre storie sono così diverse, anche perché apparteniamo a generazioni diverse e veniamo da parti del mondo così differenti; ma ci sono anche le cose che abbiamo in comune: tutte e due abbiamo lasciato il Paese dove siamo nate e abbiamo vissuto in posti diversi sperimentando diversi mondi, mentalità diverse di essere.
Ho avuto l’idea di portare Lindy in Italia, in un ambiente a lei nuovo e sconosciuto come un Palazzo rinascimentale/barocco italiano che, però, mi è molto familiare, visto che sono nata e cresciuta a San Pietroburgo e che da tanto tempo abito in Italia. Ho cercato a lungo un luogo che potesse rispondere alle mie aspettative, alla mia immaginazione, e alla fine la ricerca mi ha portato alla Villa di Corliano in Toscana. Ancora prima di fare i lavori ho voluto creare una regia, una scenografia di Lindy Nsigo dentro questa atmosfera così ricca di storia, di bellezza, di memoria: volevo vedere la sua reazione dentro questo ambiente così profondamente europeo, così familiare a me e così nuovo per lei; volevo che lei, con la sua performance, raccontasse le sue emozioni, pensieri, che questo luogo le dava. È quindi nata la sua performance che racconta il viaggio di sua madre dalla Zambia in Belgio. Lindy raccontava la sua storia, la Villa dove lei danzava raccontava la sua di storia, le sue memorie, quindi è nato qualcosa di nuovo, come risultato di questo incontro di culture diverse, di mondi diversi, che però va oltre la storia specifica di un singolo e approda all’universale, parla di cose in comune a tutti noi, delle nostre gioie, paure, memorie, dolori, amori, e del nostro rapporto con il mondo, con la natura. Il progetto si compone di una serie di lavori dove in diversi modi ho cercato di riflettere sul rapporto tra il corpo umano in movimento e l’ambiente. No words, no thoughts: but in my soul will grow a boundless love è composto da tre grandi vetri dove Lindy danza con un vestito blu pallido e indossa del calzini, un indumento che da sensazione di calore, di normalità, di vita quotidiana e che si pone come contrappunto all’ambiente ricco di pitture, affreschi e sculture rinascimentali. But all joy wants eternity, wants deep, wants deep eternity è composto da 110 piccoli vetri dove ho ricostruito tutta la stanza e attraverso diverse posizioni e movimenti viene ricreata tutta la performances di Lindy. Questa frammentazione e ricomposizione dell’immagine crea una realtà nuova, diversa da quella iniziale. Golden chains from star to star… And I dance è composto da tre strati di vetro dove le immagini di Lindy si sovrappongono in tre movimenti diversi, creando un piccolo movimento architettonico: le immagini risultano fluttuanti in un’atmosfera di sospensione. Tutti questi lavori sono composti da immagini su vetro dove la luce ha un ruolo molto importante nel suo caravaggesco rapporto con l’oscurità. Ho voluto anche includere un grande lavoro: il pastello su carta fatta a mano composto da circa sessanta pezzi uniti poi insieme, ognuno è la rappresentazione di un frammento di corpo. In tutto ci sono tre posizioni di Lindy in movimento. Questo Pastello ha una superficie molto diversa dagli altri lavori in vetro: la superficie vellutata e morbida del pastello da la possibilità di fare una ricerca sulla luce in un modo differente, non attraverso la trasparenza, ma attraverso la superficie morbida e assorbente della carta e dei colori a pastello. È stato un lavoro molto lungo, ci sono voluti sei mesi per concludere questo grande lavoro composto da circa sessanta pitture, piccoli frammenti che uniti creano il movimento che si frantuma e si riunisce di nuovo.

Lena Liv_La Legge della stella e la formula del fiore_116 x 160 x 111_cast iron, drawing, image on glass, painting

Lindy, le tue collaborazioni nascono nel segno dell’interdisciplinarietà (musica, moda ecc…)
Ogni volta che inizio una nuova collaborazione cerco di assorbire il mondo della persona con cui lavoro e di renderlo mio senza preconcetti, rigidità e visioni stereotipate. Deve esserci sempre una buona dose di spontaneità per far nascere un nuovo progetto.

Lena, qual è il “ruolo” della fotografia in Dancing makes me joyful?
Per me la fotografia è sostanzialmente materia prima di un’occasione creativa, come lo schizzo per il pittore o gli appunti che lo scrittore raccoglie nel taccuino per elaborare il racconto. L’immagine fotografica, nella sua sconcertante verità istantanea, per me nasconde un’anima che va ben al di là dell’immagine: è un’opportunità per catturare l’immateriale e universale mistero esistenziale. Così in Dancing makes me joyful la fotografia è la materia prima per una metamorfosi antologica. Cosa intendo per metamorfosi? Catturare la splendida fisicità della danza di Lindy Nsingo (che è la vita) trasformandola in anima immateriale di luce così che pur mantenendo la drammatica bellezza dell’istante che svanisce, l’anima sia fermata in una serie di orfiche icone atemporali.

Evento parallelo alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia

LEVA LIV + LINDY NSINGO. Dancing makes me joyful

8 maggio – 15 agosto 2015
venerdì 8 maggio ore 11.00 live peformance di Lindy Nsingo

Palazzo Flangini
Cannaregio 252, Venezia

Orari: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 18.00

Info: www.dancingmakesmejoyful.com

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