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MILANO | Lio Capital Art Prize 2020

Intervista a RÄ di MARTINO di Roberto Lacarbonara

La prima edizione del Lio Capital Art Prize, il nuovo premio annuale dedicato all’arte contemporanea con la direzione artistica di Gaspare Luigi Marcone e finalizzato al sostegno di artisti contemporanei impegnati nella sperimentazione di linguaggi e media innovativi, è dedicato all’opera L’eccezione (2019) di Rä di Martino (Roma, 1975).
Appare ancor più decisivo e significativo, nell’attuale ed estrema manifestazione di quello stato di eccezione preconizzato da Agamben all’inizio del millennio, il riconoscimento del gesto artistico della di Martino, artefice di un’opera connotata dall’assoluta incertezza e precarietà di compimento e soluzione. Protagonista del video premiato è una statua-cyborg abbandonata in un bosco, senza gambe e senza un braccio, colta nell’atto di cercare invano un movimento, un ritmo, una forma composta di espressione corporea. È il corpo infatti il grande mutilo, esposto alla virtualizzazione dell’esperienza e della relazione. Pur assumendo le sembianze di una scultura classica, il soggetto del video manifesta il superamento di ogni definizione della bellezza rivelando la propria androginia ed una inquieta forma ibrida tra uomo, macchina e ologramma.

Rä di Martino, L’eccezione, video, 2019

«In un momento di grande crisi e incertezze, a causa della pandemia da Covid-19 – afferma Marcone – i progetti che sostengono concretamente gli artisti con fondi, visibilità e riconoscendone il ruolo fondamentale per la ricerca, sono oggi indispensabili».
L’esordio di un nuovo e quanto mai rilevante premio dedicato agli artisti italiani è il frutto di un approccio lungimirante da parte della società Lio Capital, piattaforma europea per gli investimenti alternativi caratterizzata dall’elevato uso della tecnologia in ogni fase del processo di investimento, e specializzata anche in special situations e distressed investments. La scelta di privilegiare nuovi modelli di creatività e ricerca pone al centro del premio una progettualità destinata, negli anni a venire, a mappare anche l’attività delle istituzioni e dei musei che producono nuovi lavori supportando linguaggi sperimentali, attingendo difatti alle mostre programmate durante l’anno per definire acquisizioni e premi degni di merito.

Abbiamo incontrato l’artista Rä di Martino per approfondire le motivazioni dell’opera e la ricerca in corso.

L’eccezione è un lavoro che per molti aspetti rielabora una condizione sociale e psichica profondamente attuale. L’impossibilità di movimento, la stasi forzata del corpo, la negazione di ogni relazione e dell’espressione corporea. Qualcosa di più di una suggestione?
Questo lavoro è stato ideato e prodotto diversi mesi prima dell’attuale scenario sebbene le implicazioni siano molto evidenti. La mia idea era quella di manifestare una forte energia vitale, una profonda volontà di movimento, spinta fino alla danza e al ritmo, nonostante una condizione di privazione o di impossibilità. Volevo mostrare quanto lo slancio interiore potesse superare il limite fisico del soggetto e ogni forma di repressione: la scultura frammentaria e abbandonata per terra credo sia una metafora molto efficace, anche nel passaggio da un luogo, il bosco, al nero astratto posto al di fuori di ogni contesto, fino all’esplosione del colore che reintroduce il corpo in un mondo digitale e virtuale.

Rä di Martino, Afterall (ascensione), video, 2019

Ci sono alcuni riferimenti visivi che emergono con grande intensità: la decaduta classicità della statuaria diventa presto allusione ad altre forme di reperto: quello digitale, quello proveniente dalla nostra epoca virtuale.
Assolutamente. Si tratta di un tema ricorrente nel mio lavoro: i resti, le immagini residue o le memorie sullo sfondo delle nostre azioni. Era così anche nel video Afterall (2019) prodotto lo scorso anno, in cui personaggi e luoghi sembrano provenire da pianeti o epoche differenti oppure da un oltremondo, oltre la storia. Ma anche in Poor Poor Jerry del 2017, in cui il familiare e l’ignoto si intersecano, così come i deserti reali e quelli virtuali.

Nella tua ricerca i riferimenti iconografici e le fonti di partenza provengono da archivi molto specifici, indagati a fondo. C’è anche in questo caso qualcosa di testimoniale o si tratta di una immagine prodotta da riflessioni individuali?
Per questo lavoro sono partita da una fotografia priva di valore scientifico o storico. Era l’immagine di una statua rotta e abbandonata in un parco in Francia, una statua femminile letteralmente buttata nell’incuria di un parco. Ho quasi “empatizzato” con questo abbandono che è diventato presto uno spunto visivo, una mia proiezione.

Rä di Martino, Poor poor Jerry, video, 2017

La tua produzione evolve sempre più verso una cinematografia astratta, pronta a ridiscutere e annientare la drammatizzazione, la narrazione, la storia. Specie in questo caso in cui la privazione della sceneggiatura sembra un paradigma centrale. Come intendi dunque il cinema: una pura espressione delle immagini, della cultura visuale e dell’immaginario?
Per me il cinema, o la storia del cinema, diventa sempre un materiale di partenza e un riferimento da rielaborare, una sorta di linguaggio da ricostruire ogni volta. Anche quando mi confronto con il film o il lungometraggio mi sembra di portare avanti una battaglia tra me e la narrazione, esprimendo così una vera e propria resistenza contro la fiction. Faccio di tutto per decostruire, per creare spiazzamenti, per fuggire dalla presunta compiutezza di una storia e per combattere contro il logos.

Ci sono progetti e produzioni in corso di lavorazione o eventi in agenda?
Al momento, sebbene con varie restrizioni, è in corso la personale “Allunati” alla Galleria Monica De Cardenas, una mostra in cui rifletto su un evento che ha stravolto l’immaginario collettivo, l’allunaggio del 1969. Quell’esperienza ha rappresentato e rappresenta tuttora la gestione dell’ignoto, la supremazia della ragione umana sul caos, la presa tangibile di ciò che sino a poco prima rappresentava l’esotico più distante.
Inoltre sono presa da progetti di produzione e scrittura. Lavoro ad un film documentario ispirato al romanzo di Giorgio Bassani, “Il giardino dei Finzi-Contini”, riflettendo sulla qualità estetica e sulla separatezza del giardino, spazio in cui preservarsi dal mondo esterno a livello sociale, politico e storico: giardino inteso come bolla e distacco. Il film sarà frutto di una produzione italofrancese guidata da Artè e dovrebbe esser pronto per la prossima primavera.
Un’altra commissione molto interessante proviene dal Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera che mi ha invitato a lavorare su un enorme archivio fotografico e video. Mi concentrerò soprattutto sui primi anni, tra il ’74 e il ’75, e ne verrà fuori un lavoro molto interessante che credo di poter riassumere in una performance video. E, infine, sono in attesa di partecipare alla mostra di apertura del nuovo MACRO di Roma, per il quale sto concludendo una produzione ispirata a Simone Carella e al suo teatro di avanguardia nella Roma degli anni ’70. Sarà una primavera interessante!

Rä di Martino, serie Allunati, collage, 2019

Lio Capital Art Prize nasce dalla passione per l’arte contemporanea ed è il risultato del connubio tra filantropia, sensibilità artistica e interesse per asset alternativi propri dell’attività di Lio Capital.
La scelta di premiare artisti che si esprimono in modo sperimentale riflette il DNA di Lio Capital, che proprio attorno al sostegno alle idee innovative ha modellato la propria filosofia corporate: da una parte giovani professionisti operano in nicchie di mercato con grande potenziale nel settore degli investimenti alternativi, dall’altra Lio Capital Art Prize consente agli artisti di proseguire e sviluppare le loro ricerche. 
La progettualità è uno dei cardini su cui si basa il premio che rappresenta il primo passo di un progetto pluriennale che dal 2021 si svilupperà in sinergia con realtà italiane e internazionali nell’ambito dell’Art Week milanese. Il format del premio vuole anche riconoscere l’attività meritoria delle istituzioni e dei musei che producono nuovi lavori e nuove mostre di arte contemporanea.


Lio Capital Art Prize. I Edizione

via Arrigo Boito 8, Milano
www.liocapital.com/artprize

Info: artprize@liocapital.com 

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