LUGANO (SVIZZERA) | LAC Lugano Arte e Cultura | 30 gennaio – 1 maggio 2016
Intervista a FRANCESCA BERNASCONI di Matteo Galbiati
Infiorescenze o volti di bambini? Il profilo di Beuys o la sagoma di una lepre? Io o noi? Sì o no? Tutta la vicenda artistica di Markus Raetz (1941) pare costellata di dubbi e incertezze, di conferme e immediate smentite, del resto, la sua ricerca fa perno su un tema particolarmente sentito nell’arte di tutti i tempi – e sviluppato secondo diverse accezioni e sensibilità – quale la natura della percezione: le sue opere, infatti, si dichiarano non per quello che rappresentano – che resta sempre messo in discussione – ma nelle modalità stesse con cui, di volta in volta, vengono percepite.
Chi osserva ha ruolo centrale e determinante, a lui spetta, infatti, l’interazione e la comprensione di quanto vede, cosa che muta con l’infinito variare del punto di vista. Ogni angolazioni lascia acquisire all’opera un valore differente che sposta, rinnovandolo, il contenuto e il messaggio che si cela dietro/dentro ad essa.
In occasione dell’affascinante e ricca mostra che il MASI di Lugano dedica a questo schivo e riservato protagonista dell’arte contemporanea elvetica, abbiamo intervistato la curatrice della monografica al museo ticinese Francesca Bernasconi:
Per molti la mostra di Markus Raetz è stata davvero una grande sorpresa. Ha stupito il suo linguaggio, la sua poetica, la sua arguzia… Come spiega che un artista tanto capace non sia altrettanto (e meritatamente) conosciuto?
Markus Raetz è sicuramente tra i protagonisti della scena contemporanea Svizzera e la sua opera è ben conosciuta in Francia e nei territori germanofoni, come testimoniano le numerose pubblicazioni a lui dedicate edite in tedesco e francese. Effettivamente la mostra, presentata dal MASI, è la prima monografica dedicata all’opera di Raetz organizzata da un’istituzione museale a sud delle Alpi e si tratta quindi di un’importante opportunità per far conoscere il suo lavoro a un pubblico che fino ad ora aveva avuto poche occasioni di scoprirlo.
Il mondo dell’arte è oggi assuefatto all’idea dell’artista-star, della celebrità che fa parlare di sé più che delle sue opere e, sicuramente, il carattere riservato di Markus Raetz non corrisponde a questo profilo. Da tempo ha deciso di non rilasciare interviste proprio perché vuole che siano le sue opere a parlare e che il suo punto di vista non interferisca con quello degli spettatori. Anche il suo modo di lavorare non corrisponde alle “logiche di mercato” attuali, i suoi progetti maturano negli anni e capita che il lavoro su un’opera venga sospeso per essere ripreso solo in un momento successivo, quando la riflessione e il lavoro di ricerca sono giunti a conclusione.
Come nasce questa mostra? Perché il MASI gli ha dedicato questo importante tributo?
La ricerca artistica di Markus Raetz è incentrata sull’indagine del fenomeno della percezione e sulla relazione fra l’osservatore e l’opera, temi fondamentali per la comprensione dell’arte moderna e contemporanea, ci è sembrato quindi che fosse l’artista ideale con il quale dare inizio alla programmazione del MASI che, dopo l’inaugurazione dello scorso settembre, entra nel primo anno di attività a pieno regime.
Si tratta inoltre di un artista svizzero d’importanza internazionale la cui opera è già presente nelle collezioni del MASI ed è importante che la programmazione del museo porti avanti un dialogo con le collezioni e contribuisca a farle conoscere al pubblico locale e non solo.
Il progetto della mostra è nato da una collaborazione con Kunstmuseum di Berna e il Musée Jenisch di Vevey con l’obbiettivo di presentare, in maniera esaustiva, nelle tre principali aree linguistiche svizzere l’opera di Markus Raetz in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato delle stampe ad opera di Rainer Michael Mason (vedi). Ogni sede espositiva ha declinato la mostra secondo modalità diverse, qui a Lugano si è scelto di ampliare la selezione di sculture presenti nell’allestimento e si è aggiunta anche l’importante presenza dell’installazione Chambre de lecture, che per la prima volta viene presentata al pubblico.
Quali opere compongono il percorso espositivo? Che scelte avete condotto?
Abbiamo avuto la fortuna di poter costruire il percorso espositivo in stretta collaborazione con l’artista, privilegiando un taglio tematico piuttosto che cronologico. In ogni ambiente convivono quindi opere realizzate in epoche diverse e con tecniche diverse, ma che esplorano una tematica comune. Il desiderio è quello di mostrare la ricchezza e la coerenza della produzione artistica di Raetz dagli esordi fino ad oggi attraverso un allestimento che speriamo sappia sorprendere il pubblico dalla prima all’ultima sala.
Dove si orienta lo sguardo di Raetz? Cosa connota la sua ricerca e la sua poesia? Quali messaggi e contenuti reca con sé?
Come ben testimoniano i disegni e le annotazioni raccolti negli straordinari taccuini presenti in mostra, lo sguardo di Raetz esplora senza sosta la realtà che ci circonda alla ricerca di elementi che possano dare vita ad una nuova opera d’arte. Questa sua attitudine percettiva, per così dire, si riflette nella sua capacità di saper cogliere il potenziale creativo che si cela nei materiali e negli oggetti più semplici come ad esempio foglie e ramoscelli o ancora segmenti di filo di ferro o pezzi di lamiera che spesso ritroviamo nelle sue composizioni. Con il suo lavoro l’artista ci invita ad prendere il tempo di osservare, a ricordarci che esiste sempre un altro modo di vedere le cose, che nulla è come appare di primo acchito.
Lo sguardo esce destabilizzato dall’osservazione, non ha più la certezza di trovarsi dinnanzi alla “realtà” consueta descrittiva che accompagna ogni opera d’arte, ma a qualcosa di effimero, di mutevole che rivela la natura metamorfica dell’esistere…
Penso che il desiderio dell’artista sia proprio quello di riuscire a destabilizzare lo spettatore, ad insinuare il dubbio nelle sue abitudini percettive e a risvegliare quindi la sua curiosità. Questo succede in maniera più eclatante quando siamo confrontati con le sue sculture, in particolare quelle dedicate al linguaggio e alle parole, dove vediamo una parola trasformarsi magicamente sotto i nostri occhi in un’altra di significato opposto.
Quali reazioni, commenti, giudizi avete registrato voi da parte del pubblico?
Fino ad ora la risposta del pubblico è stata particolarmente positiva e per molte persone che non conoscevano l’opera di Markus Raetz la mostra è stata una vera e propria rivelazione.
Il suo lavoro offre inoltre numerosi spunti per le attività didattiche che il museo propone: gli animatori ci confermano che le scolaresche, i bambini e ragazzi che hanno partecipato agli atelier hanno trovato la visita particolarmente stimolante e hanno scoperto nei suoi lavori un accessibilità e un’immediatezza che non sempre contraddistinguono la produzione artistica contemporanea.
Il libro-catalogo credo sia un vero e proprio libro d’artista… Una scelta intonata al carattere stesso dell’artista?
Data la recente pubblicazione del poderoso catalogo ragionato delle stampe che contiene inoltre un’importante selezione di testi critici, per la mostra di Lugano, insieme all’artista si è scelto di presentare una pubblicazione di tutt’altro carattere: un libro d’artista dal formato agile e leggero dedicato alla nuova installazione Chambre de lecture. L’opera è composta da 432 profili modellati dall’artista in segmenti di filo di ferro e sospesi in gruppi ordinati davanti alle pareti di una stanza. I profili si animano grazie alla presenza degli spettatori reagendo agli spostamenti d’aria. In questo libro ogni gruppo di profili è “raccontato” in un capitolo distinto, composto da trenta scatti fotografici che sull’arco di un minuto ne hanno colto le sottili variazioni; in sintonia con il titolo dell’opera la sequenza dei XII capitoli va quindi a comporre una delle infinite narrazioni che la Chambre de lecture può offrire.
Quali progetti lo riguarderanno nel prossimo futuro?
L’Istituto svizzero di studi d’arte (SIK-ISEA) ha da poco dato avvio alla realizzazione del catalogo ragionato delle sculture di Raetz (vedi) e questo sarà sicuramente uno dei progetti più importanti nei prossimi anni. L’arista sta inoltre lavorando ad una nuova opera creata per la nuova ala del Museo d’Arte dei Grigioni a Coira che verrà inaugurata nel giugno di quest’anno.
Markus Raetz
a cura di Francesca Bernasconi
promossa da LAC Lugano Arte e Cultura
in collaborazione con Kunstmuseum, Berna e Musée Jenisch, Vevey
con il sostegno di Credit Suisse
catalogo Edizioni Casagrande con testi di Francesca Bernasconi e Marco Franciolli (direttore MASI Lugano)
30 gennaio – 1 maggio 2016
MASI Lugano
piazza Bernardino Luini 6, Lugano (Svizzera)
Orari: martedì, mercoledì e domenica 10.30-18.00; giovedì, venerdì e sabato 10.30-20.00; chiuso lunedì; apertura straordinaria lunedì 28 marzo 2016 10.30-18.00
Ingresso intero CHfr15.00; ridotto AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-25 anni CHfr10.00; ingresso gratuito minori di 16 anni, la prima domenica del mese, sabato 12 e domenica 13 settembre
Biglietto combinato con Palazzo Reali intero CHfr18.00; ridotto AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-25 anni CHfr12.00; l’acquisto del biglietto dà diritto anche all’ingresso all’esposizione “Aleksandr Rodcenko” e alla collezione permanente “Nuove consonanze” (a partire dal 28 febbraio 2016)
Info: +41 (0)58 866 4230
info@masilugano.ch
www.masilugano.ch