Non sei registrato? Registrati.
ROMA | CASA VUOTA | Fino al 30 aprile 2020

di DAVIDE SILVIOLI

Come scrivono i fondatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, “Ci sono molti modi di abitare una casa e l’arte può essere uno di questi: un modo significativo, pregnante, dialogico e, a volte, spiazzante”. Difatti, Casa Vuota, sede espositiva romana nata dalla riqualificazione di un appartamento dismesso scegliendo, tuttavia, di conservarne l’aspetto domestico con le relative vicissitudini strutturali, sembra prendere, consapevolmente, le distanze dall’impersonalità tipica degli white cube a cui tanta contemporaneità ci ha abituati.

Francesca Romana Pinzari, Casa Spina, installation view

Ora, evitando di soffermarsi troppo sulle possibilità di significato che il termine “abitare” stia oggi assumendo, in particolare nel momento attuale in cui tutti, per i motivi ben noti, ci troviamo nella condizione di dover risiedere solitari nelle stanze delle proprie abitazioni, è indubbio che l’approccio creativo nei confronti della realtà implicito nell’esercizio artistico e, di riflesso, in quello intellettuale, può essere una risposta soddisfacente per qualsiasi esigenza – spontanea o imposta – che ci porti a scegliere di vivere un luogo oppure a doverlo occupare.

L’ultimo progetto qui ospitato, inaugurato lo scorso 22 febbraio e visibile su appuntamento fino al prossimo 30 aprile (la data di chiusura potrebbe variare a causa delle contromisure governative atte a fronteggiare la corrente emergenza sanitaria), è Casa Spina, personale di Francesca Romana Pinzari. A cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, direttori artistici della sede, l’evento, come già intuibile dalla titolazione e come ricorrente per questo ambiente così connotato, instaura un serrato dialogo fra le opere accolte, tutti interventi site-specific appositamente pensati per tale circostanza, e le specificità strutturali del posto.

La mostra focalizza l’attenzione sugli ultimi esiti della ricerca dell’artista, caratterizzata da un insieme eterogeneo di soluzioni che, declinato in sculture, installazioni e opere a parete, prevede il ricorso a componenti naturali come arbusti, a beni d’arredo quali sedie e cornici, nonché ad altri di uso quotidiano come posate, scarpe e funi. Il visitatore – come scrivono i curatori – “si ritrova a contare i sedimenti del passaggio di un tempo incalcolabile, che si manifesta nella stratificazione e nell’accumulo di elementi vegetali e minerali ormai inerti”. A unire stilisticamente e concettualmente risultati raggiunti per mezzo di espedienti tanto diversificati, seppur tutti riconducibili a una memoria intima e comune al contempo, sono le concrezioni di cristalli che ne immortalano (o santificano) i corpi e le fattezze, sospendendoli in uno status d’assolutezza. Quest’ultimi sono ottenuti dall’autrice stessa, attraverso un meticoloso e più o meno lungo processo di reazione a cui vengono sottoposti, di volta in volta e secondo tempistiche precise, gli oggetti da lei selezionati. I cristalli si commistionano ad essi al pari di una superfetazione assecondandone, in alcuni casi, le normali sembianze in modo armonioso mentre in altri, indirizzandoli verso nuove ipotesi estetiche, in maniera più conflittuale e invasiva.

Francesca Romana Pinzari, Scarpe, 2020, decolleté cristallizzate su vassoio, dimensioni variabili

Da entrambi gli esempi, deriva una resa enigmatica in cui il manufatto artistico nasce dalla simbiosi fisica, costantemente in bilico fra poesia e straniamento, dei due fattori, tuttavia senza mai cadere nell’eccesso linguistico e sempre in grado di restituire, efficacemente, un corale senso di coesione sia formale che semantico. Dunque, come un correlativo oggettivo o come un’evocazione, i materiali utilizzati da Francesca Romana Pinzari, grazie al valore aggiunto dal suo investimento creativo, acquisiscono una referenzialità e una sensibilità distintiva per loro, fino a quel momento, inusitate.
La mostra, nel complesso, si può anche delineare come un’unica operazione che, perfettamente, si relaziona con il contesto e l’identità familiare degli spazi di Casa Vuota.

 

Francesca Romana Pinzari. Casa Spina
a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo

Casa Vuota
via Maia 12 int. 4A, Roma

visitabile su appuntamento fino al 30 aprile 2020

Info: + 39 392 8918793
vuotacasa@gmail.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •