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REGGIO EMILIA | Palazzo Magnani | 17 novembre 2018 – 3 marzo 2019

di CAROLINA CAMMI

Jean Dubuffet, Frondaisons héroïques avec personnage, 1954, Olio su tela, 116 x 89,5 x cm © 2018 Adagp, Paris: Siae, Roma

Palazzo Magnani di Reggio Emilia ospita una nutrita selezione di opere realizzate da uno dei più importanti artisti del Novecento, Jean Dubuffet (1901-1985), protagonista dell’Informale. La personale, curata da Martina Mazzotta e da Frédéric Jaeger, conta 140 opere tra dipinti, disegni, grafiche, sculture, libri d’artista, dischi, provenienti principalmente dalla Fondation Dubuffet di Parigi e dal Musée des Arts Décoratif di Parigi, nonché da musei e collezioni private di Francia, Svizzera, Austria e Italia. A queste si aggiunge una rosa di 30 lavori afferenti a protagonisti storici dell’art brut, realizzata in collaborazione con Giorgio Bedoni.

“Dubuffet fu un autentico homme-orchestre, un artista-alchimista nel senso più antico del termine, per il quale l’arte viene a estendere il reale, viene a rendere visibile l’invisibile. Nelle sperimentazioni sulla materia e poi sul puro segno, anche in maniera provocatoria, ambigua, sconvolgente, egli risveglia nell’osservatore il senso di meraviglia, di stupore e di bellezza per il mondo, un mondo in cui verità e realtà coincidono. Con il suo rigore vitalissimo e intriso d’ironia, Dubuffet ha saputo estendere i limiti convenzionali dell’arte in maniera autonoma, originale e ancora feconda oggi: il gioco dell’arte”.

Queste le parole dei curatori, i quali hanno minuziosamente supervisionato ogni dettaglio, scegliendo di snodare il percorso espositivo attraverso alcune tappe temporali salienti del processo creativo di Debuffet. Una prima sezione comprende dal 1945 agli inizi degli Anni Sessanta e presenta tutta la ricchezza dei cicli intorno alla materia, da Mirobolus, Macadam et Cie a Matériologies; la seconda verte sugli anni compresi tra il 1962 e il 1974, con i lavori della serie de L’Hourloupe, nati da un disegno eseguito macchinalmente al telefono, che si trasformerà 12 anni più tardi in scultura monumentale.

Jean Dubuffet, Déambulation, luglio 1961, Olio su tela, 116 x 89 cm © Jean Dubuffet:Adagp, Paris, 2010

La terza parte esplora il nuovo orizzonte di intenso cromatismo, sviluppatosi tra il 1976 e il 1984 con i Théâtres de mémoire e con i Non-lieux, dove il forte gesto pittorico svela “non più il mondo ma l’immaterialità del mondo” (Dubuffet). L’artista infatti procede, nel tempo, alla creazione di un mondo parallelo che decide di costruire partendo da zero con le sue opere, la quali si plasmano all’insegna del colore, della forma e della tridimensionalità.

La rassegna include una sezione dedicata all’art brut, termine coniato nel 1945 dallo stesso Dubuffet che ne costituì la prima collezione al mondo designata con tale nome. Si tratta di una forma di espressione artistica spontanea, scoperta dall’artista negli ospedali psichiatrici, propria di quei talenti che, privi di una formazione accademica, sono posseduti da un istinto creatore puro e talvolta ossessivo. A Palazzo Magnani sono state esposte le opere di Aloïse, Wölfli, Wilson, Walla, Hauser, Tschirtner, divenuti oramai parte integrante della storia dell’arte del XIX/XX secolo, provenienti dalla Collection de l’Art Brut di Losanna, da collezioni private svizzere e dal Gugging Museum di Vienna.

Altra grande passione di Debuffet è la musica, che a partire dal 1960 diviene parte integrante del suo lavoro, egli matura infatti diverse esperienze con l’artista Asger Jorn, del gruppo Cobra. Il rapporto con la materia si traduce qui nell’utilizzo di un numero enorme di strumenti di tutti i tipi e di dispositivi elettronici, da cui trarre “suoni inediti”, in una sorta di parallelismo con le tecniche e i media pittorici.

Jean Dubuffet, Site avec 2 personnages, E 491, gennaio 1982, Acrilico su carta incollata su tela, 50 x 67 cm 2018 Adagp, Paris: Siae, Roma

In mostra sono presentati video musicali, documenti e i sei dischi della Galleria del Cavallino di Venezia (1961). Sono inoltre esposti alcuni elementi appartenenti al mondo delle arti performative, come scenografie, costumi dello spettacolo Coucou Bazar, opera d’arte totale che contempla pittura, scultura, teatro, danza e musica, alla quale Dubuffet lavora dal 1971 al 1973 e che verrà realizzata anche a Torino nel 1978, in collaborazione con la FIAT.

“Un artista che ha saputo, attraverso la sua arte, condensare tutte le avanguardie pur non identificandosi con nessuna di queste. Sperimentatore di freschezza e allo stesso tempo capace di una profondità penetrante.”

Principio espresso dai curatori che riassume appieno l’opera di un uomo, artista e visionario per il suo tempo, il quale seppe proiettarsi verso un futuro che, ad oggi, ancora stenta a comprenderlo.

 

JEAN DUBUFFET. L’arte in gioco. Materia e spirito 1943-1985
a cura di Martina Mazzotta e da Frédéric Jaeger

17 novembre 2018 – 3 marzo 2019

Palazzo Magnani
Corso Garibaldi 29, Reggio Emilia

Orari: martedì – giovedì, 10.00-13.00; 15.00-19.00
venerdì, sabato, domenica e festivi, 10.00-19.00
lunedì aperto solo per le scuole
APERTURE STRAORDINARIE
8 e 26 dicembre 2018, 10.00-19.00
1 gennaio 2019, 15.00-19.00
6 gennaio 2019, 10.00-19.00

Info: + 39 0522 44 44 46
info@palazzomagnani.it
www.palazzomagnani.it

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