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Editoria | Vivere insieme, l’arte come azione educativa | Torri del Vento Edizioni

Intervista a MARIA ROSA SOSSAI di Matilde Puleo

L’autrice della pubblicazione Vivere insieme, l’arte come azione educativa, Torri del vento, Palermo, 2017 fa con noi una chiacchierata per parlare degli stimoli offerti dal libro, del pubblico, della critica d’arte e delle organizzazioni, come momento di scambio di valori e passioni, nonché per riflettere sullo sviluppo del territorio e sulle priorità dell’azione educativa.

Maria Rosa Sossai

Maria Rosa Sossai

Le manifestazioni artistiche e la cultura in generale subiscono ormai da tempo un duro attacco da parte della spettacolarizzazione e dell’esigenza di intrattenimento. Se non se ne parla non si esiste. Eppure, liberata dal dover apparire, come si può dare all’arte un compito conoscitivo e dunque mettere in risalto il suo essere un’epistemologia del mondo?
Nel modo più semplice e diretto: vivendo dei momenti comunitari con le persone che sentiamo a noi affini e creando con loro degli spazi di reale scambio e dialogo. Ho capito già da tempo che è impossibile risolvere i mali del mondo, nel nostro caso specifico, la mercificazione dell’arte e il suo conseguente impoverimento etico ed estetico. Se non vogliamo vivere la frustrazione e l’impotenza che ne derivano, dobbiamo agire, partendo da ciò che abbiamo di più prossimo e iniziare un processo di aggregazione, che possiamo definire militante, senza paura di essere tacciati di ideologia. Riscopriamo insieme la militanza che ha come scopo finale la nostra stessa felicità, alla quale abbiamo diritto, tutti indistintamente. Come si può ottenere? Ritirando, per quanto possibile, le deleghe ed esaudendo i nostri desideri. Un esempio è l’esercizio Ognuno ha il festival che si merita proposto dal collettivo ALAgroup (di cui sono la cofondatrice) in cui, alla frustrazione di non potere essere presenti fisicamente a un festival che avevamo scoperto essere troppo distante da Roma, abbiamo deciso di creare il nostro festival seduti attorno al tavolino di un bar, invitando personaggi come Foucault, Barthes, i quali hanno accettato volentieri il nostro invito. Abbiamo letto e commentato i loro testi ed era come se effettivamente fossero con noi. Per me questo significa ritirare le deleghe e creare degli spazi di condivisione creativa, anche se immaginari ma autentici perché generano un reale senso di libertà.

Ognuno ha il festival che si merita, Cantiere Toscana. Foto: Marco Passaro

Ognuno ha il festival che si merita, Cantiere Toscana. Foto: Marco Passaro

Leggendoti si capisce che occuparsi d’arte significa sviluppare un senso civico. Accettare la responsabilità comune di far parte di progetti che attivino una consapevolezza reale. Nell’epoca di arte mercificata come sono le esperienze che si svincolano e agiscono nella collettività?
Sono esperienze, come dicevo prima, che hanno come scopo ultimo la felicità degli individui che le compiono. E la felicità è contagiosa, esattamente come lo sono l’infelicità e la sofferenza. Cambiano gli esiti su di noi e su quelli che ci stanno vicino. L’arte quindi assolve al compito di svelare quanto sia bello e gratificante rivolgere la nostra attenzione agli altri, senza secondi fini. In realtà il mondo dell’arte non è affatto così empatico, è al contrario formale, gerarchico, regolato da un codice di comportamento non scritto. Per fortuna, però, l’arte non esaurisce la sua forza vitale nel sistema commerciale. I migliori artisti e i migliori critici e curatori indicano altre strade, quelle in cui la bellezza dell’arte coincide con un compito educativo. Basta pensare a Joseph Beuys, a Gina Pane e a tanti altri maestri.

ALAgroup, La felicità che viene. Workshop. Liceo Artistico Caravaggio di Milano. Foto: Marco Passaro

ALAgroup, La felicità che viene. Workshop. Liceo Artistico Caravaggio di Milano. Foto: Marco Passaro

L’attenzione e l’orientamento rivolti agli studenti dicono che la scoperta reciproca ha inizio da un comune “non so” che solitamente né a scuola né tantomeno nel mondo dell’arte si realizza davvero. Le ipotesi radicali di donne come Carla Lonzi, a partire da una messa in discussione del ruolo del critico d’arte, sono rimaste sperimentazioni al limite e oggi sono praticamente ipotesi dette invano. Come si muovono e chi sono gli artisti che lavorano in questa direzione?
Non credo che le ipotesi radicali siano cadute nel vuoto. In un’era in cui la rivoluzione non è più possibile, diventano di nuovo rilevanti i singoli contributi di artisti che lavorano all’interno di collettivi, o che hanno fondato delle scuole dove l’apprendimento non è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio. Penso alle scuole fondate da Tania Bruguera, Marinella Senatore, Piero Golia e da altri. Una vera educazione si fonda sulla conoscenza di sé, e sull’importanza di creare un ambiente propizio alla comprensione, scriveva Krishnamurti.

Nell’Italia negli anni di yes-man e dei giornalisti sottostimati, come può la capacità creativa del critico ritrovare una necessità d’essere e rispondere alle modalità di fare che cambiano continuamente?
La condizione della critica d’arte in Italia è drammatica. Gli articoli e le recensioni non sono pagati o sono sottopagati. Senza reali finanziamenti e borse di studio, la critica sta morendo, e comunque sta attraversando un momento di grande cambiamento, così come i giornali e la carta stampata. Nessuno ha più bisogno di leggere le recensioni e gli articoli pubblicati ogni due mesi dalle riviste di settore per essere informati. Oggi le fonti d’informazione in tempo reale sono nei social spesso gestiti dai diretti interessati che in questo modo pubblicizzano l’evento. Ciò che ancora ha un pubblico sono gli approfondimenti tematici, perché esiste tutt’ora il bisogno di approfondire, per motivi di studio e per la passione della ricerca.

Maria Rosa Sossai è critica d’arte e curatrice. Ha insegnato Storia dell’arte in un liceo romano. Nel 2009 ha fondato l’associazione esterno22, che promuove l’educazione attraverso l’arte contemporanea, confluita nel 2012 in ALAgroup (Accademia libera dell’arte, www.alagroup.org). Dal 2005 al 2008 ha curato progetti site specific per il museo d’arte contemporanea MAN di Nuoro. Tiene regolarmente conferenze e seminari in istituzioni pubbliche e private. Ha pubblicato i libri “Artevideo, storie e culture del video d’artista in Italia” (2002), “Film d’artista, percorsi e confronti tra arte e cinema” (2008, Silvana Editoriale) e “Vivere insieme, l’arte come azione educativa” (2017, Torri del vento).

Maria Rosa Sossai, Vivere insieme, l’arte come azione educativa

Maria Rosa Sossai, Vivere insieme, l’arte come azione educativa

Titolo: Vivere insieme, l’arte come azione educativa
Autore: Maria Rosa Sossai
Editore: Torri del Vento

Collana: I capperi
Data di Pubblicazione: aprile 2017
Pagine: 380
Prezzo: 22,00 euro

Info: www.torridelventoedizioni.it

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