TREVISO | Museo Civico Casa Robegan | Fino al 28 gennaio 2018
Intervista a OMAR GALLIANI di Matteo Galbiati
Riverbera sempre in modo particolare il valore del disegno, quello di antica sapienza, nell’inconfondibile linguaggio di Omar Galliani (1954) che, grazie al progetto di Artika, ha la possibilità di offrirsi nuovamente al pubblico nell’intensa personale Souls – Anime. La seduzione del Disegno Italiano, progetto che rientra nella rassegna Artisti del XXI Secolo. Realtà del contemporaneo promossa dal Museo Civico Casa Robegan a Treviso.
In questa circostanza abbiamo conversato con l’artista circa il valore suggestivo del disegno, anima e cuore del suo sguardo incantato (coinvolgentemente trascinante per chi osserva) teso all’esplorazione di altri orizzonti e nuovi confini visivi:
Su quali coordinate si muove la mostra presso il Museo Civico Casa Robegan? Che opere hai scelto di presentare? Quali temi le legano?
Il legame delle opere in mostra non è filologico o temporale, si muove su coordinate di pieni e vuoti considerando che questo spazio, oggi adibito al contemporaneo, ha avuto anticamente una funzione abitativa. Quindi opere dense di grafite o sbiancate nel chiarore del legno. Una prima opera del 1977 e un’ultima opera terminata alcuni giorni fa. Un’esposizione trasversale, sincopata.
Come si riverbera la stratificazione del tempo e della storia nel tuo lavoro?
Ho sempre pensato alla storia dell’arte come ad un grande edificio senza tempo in cui si siano stratificate generazioni di segni e sogni. La contaminazione degli stili o delle poetiche fanno parte del mio bagaglio culturale, così come le tecniche del fare, e del disegno in particolare.
Come ricerchi la bellezza? Come la cogli per poi raccontarla allo sguardo ammirato di chi osserva le tue opere?
La parola bellezza sembrava ormai desueta e avulsa dal contesto artistico e culturale, quasi impronunciabile senza poi considerare che anche l’orribile o il disgustoso hanno dato vita ad una incerta e perniciosa bellezza, la bellezza della negatività. A volte la bellezza sembra celarsi là dove non te l’aspetti. Può avere tante forme o sostanze. Non basta dire “bellezza”; anche la Madonna del Cardellino di Raffaello, pur nella sua olimpica bellezza e perfezione, forse cela qualcosa di ambiguo o pruriginoso, forse più dei tormenti di El Greco o Caravaggio. La bellezza ci seduce per poi smarrirci nell’abisso del “dopo” o dell’inquieta domanda di cosa possa poi rimuovere in noi una volta consumata e posseduta.
I tuoi lavori sembrano sempre sfuggenti, onirici, teofanici, in bilico tra affermazione e dissolvimento. Dove si colloca precisamente la loro dimensione?
Teofania, apparizione, manifestazione, epifania dell’opera. Non realizzo progetti o studi preparatori per le mie opere. Le grandi tavole sono realizzate essenzialmente attraverso la basicità di due materiali: il legno, la grafite, in mezzo il soggetto. L’avvicendarsi delle due componenti essenziali generano l’opera. L’origine del soggetto è sfuggente, la sua configurazione si dà attraverso il tempo e la dilatazione del disegno.
Il tuo di-segno conserva qualcosa di magico, di magnetico e ipnotico: dove fonda la sua forza? In cosa pensi stia la sua “anima” profonda?
Esiste un momento nell’atto del disegnare in cui i miei occhi si chiudono, un momento in cui la mano accarezza il legno e le venature si aprono, sovrapponendosi ai volti, agli oggetti. Occorre allontanarsi dalla muscolarità del disegno e lasciarsi sollevare dalla levità del soggetto.
Quali artisti sono stati/sono fondamento del tuo immaginario?
Tutta la Storia dell’arte e degli artisti scorre dentro di me lasciandomi tracce di nomi, opere, desideri… incompiuti.
Sostieni il valore della “contaminazione” come tuo imprescindibile bagaglio culturale, cosa intendi esattamente?
Il nostro è il tempo della contaminazione. Le immagini trasmesse attraverso il web, il cinema, la pubblicità, la comunicazione sono pervase da una evidente contaminazione. Sono figlio della contaminazione. Oggi il traguardo più difficile da raggiungere non è quello dell’affermazione, ma dell’originalità. Qualcuno ha decretato un tempo breve per ogni cosa, una consunzione, una auto-cancellazione scandita da un timer che non ti lascia scampo. Io credo atemporalmente nella “resistenza” e sopravvivenza dell’opera.
La scelta “urgente” e “necessaria” del disegno ti costringe anche ad un peculiare rapporto col tempo del lavoro e della creazione… Come lo vivi?
L’opera si cala nel mio tempo attraverso un’immagine che poi si nutrirà di altre immagini in un continuo sovrapporsi di segni, strati di matita. La condizione del disegno di grandi dimensioni mi obbliga alla verticalità dell’esecuzione provocando fatica e dolore. Durante questo lungo tempo dimentico la fatica della postura e innesco una condizione di astrazione mentale.
So che ha importanza rilevante anche il supporto su cui intervieni per sostenere l’unicità e l’indipendenza autonoma del disegno come tecnica. In tal senso mi sembra importante l’allusione alla negredo e all’albedo insite in alcune tue opere. Mi colpisce molto anche quando parli del materiale – la grafite – che usi nelle tue opere che ti pone in costante tensione tra passato e futuro. Una sostanza molto più complessa di quello che si potrebbe immaginare?
L’alchimia pervade già nella scelta basica degli strumenti – il bianco del pioppo, il nero della matita – ogni parte del mio lavoro. La botanica del pioppo, bianco e verticale, si protende nella sua crescita verso il cielo in cerca del sole. I pioppeti, che corrono in perfetta fila lungo le sponde del Po vicine al mio studio, lo dimostrano. La grafite abita la geologia della terra a migliaia di metri di profondità. È geologicamente un diamante giovane essendo costituito da carbonio, il riflesso luminoso che si irradia dalle mie opere ne è una dimostrazione.
Perché ancor oggi – nell’era ultra tecnologica – il disegno ha tanto da dirci, da insegnarci? Perché ci appassiona e accalora in modo così significante?
La resistenza del disegno credo dipenda dall’eccessiva omologazione dei linguaggi artistici oggi in circolazione. È un corto circuito che porta ancor oggi il desiderio del “fare” che trova nel disegno la propria originaria funzione. Il richiamo al foglio attraverso un semplice ma significativo gesto ha ancora una volta un nome “desiderio” dal latino “de Sidus” ovvero dalle stelle, le stesse verso le quali oggi la tecnologia più avanzata vorrebbe riportarci. Origine, bellezza, catarsi, epifania si celano in un semplice “segno” che da Lascaux a Arecibo portiamo ancora oggi nelle nostre tasche, nelle nostre mani.
Omar Galliani. Souls – Anime. La seduzione del Disegno Italiano
Rassegna Artisti del XXI Secolo. Realtà del contemporaneo
ideazione e progettazione Giorgio Russi
a cura di Daniel Buso
organizzazione Artika
catalogo bilingue italiano inglese Quaderni d’arte di Casa Robegan con testi di Flavio Caroli e Teodolinda Coltellaro
2 dicembre 2017 – 28 gennaio 2018
Museo Civico Casa Robegan
Via A. Canova 38, Treviso
Orari: da martedì a venerdì ore 10.00-13.00 e 15.00-19.00, sabato, domenica e festivi ore 10.00-20.00, lunedì chiuso
Ingresso intero €6.00; ridotto €4.00 (studenti under 26, over 65, possessori biglietto Museo Bailo, carta fedeltà Musei Civici, soci enti convenzionati Fai, Arci e Touring Club); gratuito under 18, disabili non autosufficienti con accompagnatore, giornalisti con tesserino
Info: Elena Zannoni +39 349 1623368
mostre@artikaeventi.com
www.artikaeventi.com
www.omargalliani.com