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MILANO | Galleria Credito Valtellinese | Fino al 22 luglio 2017 

Intervista a ELIA FESTA di Matteo Galbiati

La Galleria Credito Valtellinese di Milano ha prorogato la chiusura della mostra Nato soprattutto a Milano che ha per protagonista Elia Festa (1956), per il grande successo di pubblico e critica. Un successo questo che, nonostante stupisca lo stesso suo protagonista, conferma, in realtà, la qualità intensa e poetica delle sue ricerche e riflessioni. Un successo che tocca e incontra spontaneamente la sensibilità del pubblico che conosce e riconosce storie, luoghi, esperienze o che, pur magari vivendole per la prima volta, ne rimane profondamente suggestionato e colpito.
Le immagini di Festa si radicano a 360 gradi in quella cultura milanese di cui lui è stato testimone oculare e in parte, allo stesso tempo, artefice.

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, Elia Festa e il suo "staff", Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, Elia Festa e il suo “staff”, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

La mostra costituisce un prezioso documento che non detta unicamente i contorni e il profilo di un artista, di un esteta, un intellettuale, ma pure ne definisce le epoche e le stagioni vissute in quel rutilante laboratorio sperimentale che è Milano. Con un allestimento immersivo, che annulla completamente le coordinate spaziali del luogo che lo accoglie, concepito dallo stesso Festa per sollecitare la visione, i sentimenti e le emozioni del visitatore, si percorre tutta la sua storia senza differenze tra ricerca artistica, sperimentazioni e/o lavoro “commerciale”; ogni istanza si alimenta l’una dell’altra in una rutilante narrazione che lascia a chi osserva il modo per definire la complessa geografia mentale di questa incredibile personalità.
Con passione vera ed autentica Elia Festa ci ha accompagnati alla visita della mostra, lasciandoci la spontaneità della sua testimonianza e l’accorato entusiasmo di chi ha una passione vera per il proprio lavoro e la propria ricerca e per i quali ha sempre vissuto tutto con quell’intensità peculiare e unica che lascia un segno perdurante nel tempo:

La mostra ha avuto un grande successo tanto che si è guadagnata una proroga. Te lo saresti aspettato? Secondo te a cosa è dovuto? Soprattutto pensando ad un pubblico “generalista” che l’ha visitata con estremo interesse e partecipazione…
È il Progetto a determinare il successo della mostra e della critica, il Progetto pensato con Fortunato D’Amico, curatore della mostra, insieme a Matteo Fantoni, che ha progettato gli allestimenti e ha reso possibile visualizzare le idee che si susseguivano nei nostri pensieri, mi ha subito entusiasmato. Sono stato a scartabellare tra tutti i miei scatoloni sparsi qui e là e, nonostante il grande impegno, a ricercare nella mia memoria fatti e momenti vissuti per quasi mezzo secolo. La spettacolarità della mostra e la sottile continuità narrativa, è esaltata dall’allestimento di Matteo Fantoni che consente di transitare da un’epoca all’altra, tutto d’un fiato, in un’ora circa di visita. La ricchezza di contenuti, di tecniche, di fantasia, e di ricerca, sono elementi che toccano un qualsiasi pubblico. Suggestioni e ricordi sono sollecitati dal percorso: sono questi gli elementi che hanno convinto molte persone di ritornare a rivedere la mostra.

Elia Festa, È necessario far respirare la mente, 2015

Elia Festa, È necessario far respirare la mente, 2015

Il progetto ripercorre tutta la tua storia artistica, creativa, poetica… Dagli esordi al presente. Come l’hai organizzata? So che il tuo contributo, in questo senso, è stato determinante non solo nella scelta delle opere d’archivio, ma anche nella strutturazione del percorso espositivo.
Certamente, l’idea era quella di mettere in ordine, dando dei principi e dei criteri all’insieme delle produzioni che hanno caratterizzato la mia attività. Pensando al percorso espositivo è venuto naturale procedere per decenni e per catalogazioni. Così ho scoperto, senza averlo progettato nel momento in cui mi occupavo di produrre le opere, che tutti insieme avrebbero dato un’idea storica e culturale della mia attività; questo, durante le fasi di preparazione della mostra, mi ha reso più consapevole dell’importanza della cultura nei processi creativi.

Ci sono diversi piani che s’intrecciano in questo itinerario approfondito nel pensiero e nell’arte di Elia Festa: quali aspetti si mettono in luce della tua vicenda artistica, e non solo? Cosa emerge della tua visione?
Il titolo non lascia dubbi. Certamente i livelli di lettura di questa esposizione sono diversi. Prima di tutto quello personale, quello che mi riguarda in quanto milanese: in queste immagini sono cresciuti gli apporti di quanto oggi è alla ribalta espositiva. Poi il livello professionale che, dalla fotografia analogica, è stato dirottato verso il mondo digitale, strumento il quale aiuta a costruire immagini sempre meno legate alla realtà e sempre più orientate ad altre considerazioni poetiche e di pensiero. C’è poi anche un’importante lettura storica che attraversa parte della fotografia presentata che ci consente di analizzare, in particolare attraverso la visione delle immagini che riguardano la mia città, quale è stata l’escalation che, in meno di mezzo secolo, ha modificato la capitale della Lombardia e i suoi abitanti.
Emerge, quindi, la visione di una Milano che si è velocemente trasformata in questi decenni. Finita un’epoca che l’ha contraddistinta così diversa dalle altre città italiane possiamo coglierne, attraverso la mostra, le tendenze e le motivazioni che l’hanno resa come una donna ambiziosa e volitiva, con la forte volontà di stare al centro e guidare processi di trasformazione del paese.
Nel racconto della mostra si vede la “Milano vicino l’Europa” che dagli anni ‘80 sino al 2008 ha usato la moda, il design, la finanza, e che oggi tenta di ricostruirsi un’identità culturale e la sua nuova propensione nello scacchiere del terzo millennio.

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, veduta della mostra, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, veduta della mostra, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

Dalla pubblicità all’arte, dal marketing al reportage, dal jet-set a momenti di vita vissuta fino alla logica estetica di lavori “astratti”: come viene guidato lo sguardo di chi osserva una mole tanto ampia e diversa di lavoro? Quali legami ci sono? Quali punti di convergenza hanno i tuoi diversi lavori?
Ho voluto una mostra in cui non ci fossero le didascalie. Per me era molto più importante l’impatto emotivo, la lettura generale del percorso costruito con tantissime immagini. L’idea che come in una traccia sonora lo spettatore riuscisse a cogliere le differenze di intensità e di movimento che hanno caratterizzato il nostro procedere verso il futuro, a partire degli anni ‘70 ai giorni nostri. Fotografie e immagini illustrano come questo cambiamento sia stato profondamente strutturale nella vita di tutti giorni. Per me non era importante, ad esempio, che il pubblico dei più giovani dovesse riconoscere alcuni dei personaggi presenti nella fotografia, m’interessava, invece, che si cogliesse il senso della rivoluzione chi ha trasformato velocemente le nostre vite, proprio a partire dalla mia città, Milano. 

Anima della mostra è sempre Milano, i tuoi scatti ci presentano la città in ogni suo aspetto, di fatto sei stato testimone oculare e attivo – lo sei ancora – di quarant’anni di storia milanese e, per estensione, italiana. Come ce la racconti? Com’era e com’è Milano? Quali cambiamenti l’hanno attraversata e la stanno attraversando?
Milano l’ho già raccontata con le mie immagini, era una città trainante non solo nei fatti, ma anche nei valori, Milano è stata in prima fila in tutti i cambiamenti. Milano era la velocità e la sintesi. Oggi ci sono delle difficoltà oggettive, ma io sono ottimista e non mi fermo da buon milanese, del resto sono… “Nato soprattutto a Milano”!

Elia Festa, Riflessioni, 1989-1993 (L'età del pensiero)

Elia Festa, Riflessioni, 1989-1993 (L’età del pensiero)

Hai qualche breve aneddoto da ricordarci?
Mi piacerebbe citare una poesia, che è un aneddoto della città di Milano, un momento vissuto durante le mie notti, ed è anche la prima pagina del libro:

“IL GRANDE AMORE

È l’alba
e mi sento chiamare
una sonata di cinguettii
presentano il giorno
ecco, nell’azzurra foschia
riemerge la città
pensieri e sentimenti
incrociano aromi e rumori (metallici)
impegni e desideri
suonano la carica,
come non immaginare
milioni di teste
dondolanti
barcollanti
su corpi inermi,
quasi inconsapevoli di essere

Inarrestabile
accelera
invade le ultime ombre
cancella sogni e silenzi
feste e bagordi,
offre speranze,
idee e incontri
e tutto il creato

È meraviglioso
arrivederci giorno
a più tardi
il calore del sole
ci mischierà
tu ed io
in un amore grande
irresistibile.”

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, veduta della mostra, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano, veduta della mostra, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano

Hai incontrato tantissimi personaggi: artisti, musicisti, cantanti, attori, comici, galleristi, presentatori, scrittori, poeti, registi, architetti, designer, letterati, filosofi, stilisti, … In questa lista infinita di personalità a chi sei maggiormente legato? Con chi condividi esperienze significative? Quali sono i tuoi rapporti “speciali” e indimenticabili?
Sono legato inevitabilmente a moltissimi personaggi, e sono sincero nel dire che ne ho incontrate veramente tantissime di persone fantastiche, molte di loro sono diventate veri attori protagonisti della mia fotografia. Sicuramente alcuni di questi hanno inciso in maniera inequivocabile sul mio cammino: Ibrahim Kodra è stato il primo Maestro e con lui Pierre Restany che mi ha poi sostenuto e spinto nella mia prima mostra a Milano; mio zio Elia e Luciano Murat mi hanno avviato alla fotografia pubblicitaria mandandomi in Young&Rubicam a 15 anni; Mario Arlati e miei amici musicisti che mi hanno allevato soprattutto la notte (di giorno lavoravo!); il mio amico Poeta, del quale non svelo il nome, ma per me è sempre illuminante; l’incontro con Davide Faccioli e la collaborazione con la Galleria Photology, determinante in un altro cambiamento radicale della mia fotografia. Ho conosciuto i più importanti fotografi del mondo e ho instaurato un vero e forte rapporto di amicizia con Mario Giacomelli, Salvino Raco con cui ho affrontato problemi sociali di grande rilievo collaborando alle opere teatrali da lui dirette; il mio gemello Giovanni Gastel che ha sempre creduto nel mio lavoro. Ci sono Massimo e Lorenzo Comoletti sempre al mio fianco nei miei progetti e con i quali sono entrato nel mondo del Design in maniera attiva con “Photosophy”. Con Paolo Tofani e Davide Ganito ho realizzato il mio primo Video-Art; Giancarlo Lacchin professore di Filosofia ed Estetica alla Statale di Milano così diversi e così vicini. Matteo Fantoni, con il quale ho realizzato il mio primo tavolo Spring Time Table, e poi Fortunato D’Amico, con lui sta nascendo una nuova era. Questa sì, un’era veramente speciale.

Elia Festa, Mostri Sacri, 2016

Elia Festa, Mostri Sacri, 2016

Evoluzione e trasformazione, dinamismo e mobilità sono il carattere evidente della tua prassi che combina opere di ricerca a lavori di commissione. Due anime diverse o sono sempre coincidenti e/o ibridabili?
Naturalmente sì. La creazione di un’immagine non è dovuta soltanto alla capacità tecnica di un individuo nel realizzarla, ma anche, e soprattutto, è il prodotto del suo punto di vista, quindi della sua cultura. Se ad esempio osservi con attenzione le fotografie delle pubblicità riesci a svelare non solo la competenza professionale, ma anche il mondo culturale e la consapevolezza del fotografo che le ha realizzate. È, quindi, normale che l’ibridazione individuale sia sempre presente in ogni cosa noi proponiamo al pubblico.

Sei infaticabile, pieno di entusiasmo e di voglia di fare: dopo questa mostra che è un punto fermo nella tua carriera, a cosa stai guardando? Quali saranno i progetti del tuo prossimo futuro?
Questa mostra è servita a ripensare al mio percorso professionale, ma anche alla quantità di immagini che, in meno di mezzo secolo, sono state prodotte e poi dimenticate nei cassetti del tempo. Sono immagini che hanno fatto la storia.
Queste riflessioni mi fanno capire che è necessario far respirare la mente, ma anche pensare che è indispensabile, in ogni progetto, avere la consapevolezza del contenuto culturale da tramandare ai posteri, per evitare di finire nel trash modaiolo delle epoche per poi rimpiangere il passato per dirsi: “come eravamo ridicoli.” In questo senso i miei progetti artistici futuri tenteranno di approfondire sempre di più il rapporto tra estetica e cultura.

Elia Festa. Nato soprattutto a Milano
a cura di Fortunato D’Amico
progetto espositivo di Matteo Fantoni
organizzazione e produzione Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
con il patrocinio del Municipio 1 di Milano
con la collaborazione di Ege, Eco Contact+Eco Design, Vas, 90x100Ferro, Dresswall
catalogo NFC Edizioni con testi di Fortunato D’Amico, Elia Festa, Matteo Fantoni, Mario Arlati, Eugenio Giudici, Ron Marx, Davide Faccioli, Michela Gattermayer, Stefano righi, Salvino Raco, Giovanni Gastel, Giancarlo Lacchin

Fino al 22 luglio 2017

Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Corso Magenta 59, Milano 

Orari: da lunedì a venerdì 13.30-19.00; sabato 9.00-12.00; domenica chiuso
Ingresso libero 

Info: galleriearte@creval.it
www.creval.it
www.eliafesta.com

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