BOLZANO | Galleria Goethe | 19 ottobre – 23 novembre 2013
di GABRIELE SALVATERRA
Ricordate il teorema delle scimmie infinite? Quell’esperimento immaginario per cui, prendendo un milione di scimmie e lasciandole digitare a caso su delle macchine da scrivere, prima o poi queste avrebbero riscritto l’intera opera di Shakespeare? Un esperimento mentale che insegna come dal caos più assoluto possa nascere cultura grazie a un semplice processo di probabilità matematica.
Quello che invece sembra dire Kinki Texas in questa nuova personale è l’esatto contrario: non basterebbero un migliaio di pony per creare uno spazio di armonia e cultura, non c’è alcuna speranza. L’assurdità sbeffeggiante di questa affermazione è già evidente in sé, ma diventa ancor più chiara osservando l’universo delirante, fumettistico e grottesco che viene messo in campo dall’artista. Il genere da cui Kinki Texas attinge è quello della monumentalità equestre, con una nutrita schiera di cavalieri e nobili destrieri rapiti da illustri saghe storico-mitologiche e riproposti in un universo post-apocalittico, pornografico e violento. In questo mondo vige una società oppressiva e corrotta, popolata da figure ibride e post-umane: vittime e carnefici allo stesso tempo.
Per capire quanto straniante sia l’effetto di questi cavalieri demoniaci, è sufficiente pensare all’impiego fatto dello stesso genere da un artista agli antipodi come Marino Marini. Nelle sue sculture i cavalli e i cavalieri sono emblemi di classicità e mantengono la memoria di un passato aulico e glorioso. Qui il discorso è completamente opposto e Kinki Texas degrada questa simbologia, caricandola di perversioni, mostrando come in tempi recenti non sia più possibile alcuna visione ideale. L’artista tedesco sembra guardare alla violenza grafica di Basquiat, dipingendo questi cavalieri con tratto rotto e spezzato, spesso corredando le opere di scritte e appunti, come se si trattasse di graffiti abbandonati sulle piastrelle di uno squallido bagno pubblico.
La tecnica utilizzata, in linea con questa poetica, si serve di stratificazioni, correzioni, ripensamenti e un approccio collagistico in grado di sottolineare questo registro basso. Giustamente Detlef Stein nota come «persino i quadri ultimati mantengano il carattere del provvisorio e non abbiano nulla di magistrale»: immagini instabili e disilluse ben lontane dal repertorio monumentale a cui si ispirano. Kinki Texas porta l’osservatore in un mondo ossessivo in cui si è contemporaneamente attratti e respinti.
Kinki Texas. 1000 Ponies are not enough
testo critico Detlef Stein
19 ottobre – 23 novembre 2013
Galleria Goethe
Via della Mostra 1, Bolzano
Info: info@galleriagoethe.it
www.galleriagoethe.it