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MILANO | Ciocca Arte Contemporanea | Fino al 1 aprile 2016

di CRISTINA CASERO

Rossana Ciocca, muovendosi su una linea di grande coerenza pur nell’articolata varietà delle proposte,  presenta nei suoi spazi una mostra che si offre come una nuova, affascinante riflessione intorno alla natura dell’immagine fotografica, al suo potere comunicativo, suggestivo, al suo essere un potente quanto misterioso dispositivo della memoria, che può essere declinato secondo differenti intenzionalità, e alla sua sostanziale e ineludibile ambiguità di fondo.

Kensuke Koike, Phase Two, 2012, switched vintage photo, 13x8.5 cm

Protagonista è questa volta Kensuke Koike (1980), giovane artista giapponese che vive tra Venezia e la Slovenia. E che dimostra di avere le idee molto chiare nel portare avanti un lavoro interessante, efficace e ben congeniato. Le opere con cui è stata allestita questa mostra sono: una bella scultura capace di ridisegnare lo spazio attraverso i riflessi della luce e una serie di fotografie d’epoca, che l’artista ha quindi semplicemente scelto, per poi intervenire su di esse realizzando dei fotomontaggi che traducono queste immagini in una dimensione altra, surreale, inedita.
La sua ricerca, dunque, si basa sull’idea del riuso – o meglio del recupero – di foto vintage, che egli ha raccolto e selezionato con attenzione nel corso degli ultimi anni. Questa fase, la costruzione di una sorta di archivio di immagini, ciascuna delle quali si può leggere come uno scrigno pieno di storie sottese e di potenziali narrazioni di cui non si riesce a ricostruire la trama, costituisce, infatti, una parte molto importante del suo lavoro.
Su queste immagini, brani di memoria di cui non abbiamo più i codici di decodifica, testimonianze di una realtà accaduta che non ci è dato di riconoscere appieno, Kensuke Koike interviene, quasi a modificare a posteriori il corso degli eventi o a inventare una nuova versione di quel racconto di cui si è persa la memoria, pur essendo rimaste indelebili tracce visive. L’artista così, da un lato dimostra come l’immagine, testimone dell’esserci stato del soggetto di barthesiana memoria, non consente di per sé una lettura stratificata e completa del reale, dall’altro come il suo intervento possa “aggiustarla”, restituendole un senso, un significato, rendendola preziosa, come accade nella tradizionale tecnica giapponese del che prevede la riparazione come atto che dona ulteriore valore e unicità all’oggetto rotto.

Kensuke Koike, Special Unit MAM Matteo the Invisible Big Arm Antonio Marco the Invisible, 2013, damaged vintage photo, 11.5x8 cm

A suo modo, anche la scultura Transceiver Unit Dandelion è una rilettura, un congegno attraverso cui l’artista dà un nuovo senso allo spazio. Attraverso 25 specchi, disposti in cima a morbidi steli che si piegano liberamente nello spazio circostante, questa scultura agisce nel luogo in cui è allestita in maniera attiva e, grazie ai fasci di luce che derivano dai riflessi degli specchi, lo modifica, lo cambia, lo riscrive. La realtà è di fronte ai nostri occhi, ma la nostra sicurezza nel percepirla vacilla: che sia il luogo in cui ci troviamo, che siano le immagini che l’artista ci invita a scegliere da un archivio posto in galleria, in ogni caso il suo intervento ha modificato il dato reale e ci ha regalato una sua interpretazione, una proposta di lettura con cui confrontarci attivamente.

Kensuke Koike. Saved by the bell

Fino all’1 aprile 2016

Ciocca Arte Contemporanea
Via Lecco 15, Milano

Orari: da lunedì a venerdì 14.30-18.30 o su appuntamento

Info: +39345.9059834
gallery@rossanaciocca.it
www.rossanaciocca.it

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