MILANO | Officine Saffi | 17 ottobre 2020 – 4 dicembre 2020
Intervista a PAOLO GONZATO di Matteo Galbiati
Si presenta con opere completamente inedite Paolo Gonzato (1975) per la sua prima personale da Officine Saffi a Milano: in Pastiche l’artista, la cui creatività si è mossa attraverso i campi del design, dell’arte e della moda, dichiara il proprio eclettismo affiancandolo alla visione di uno tra gli artisti che per lui maggiormente sono fonte di ispirazione e suggestione come Giambattista Piranesi (1720-1778). Nelle ceramiche – medium che ha iniziato ad usare nella metà degli anni 2000 – di questa mostra Gonzato recupera la logica del frammento ricomposto, del “pastiche” come recita il titolo, che permette di amplificare, avvicinandole, linee temporali e consistenze esperienziali diverse, cui coincidono o corrispondono gusti, tendenze e visioni anche diametralmente opposte tra loro. È un lavoro in cui si sommano memoria e attualità, esperienza trascorsa e cronaca contemporanea e, sentendo e abbracciando panteisticamente ogni plausibile essenza che ne scaturisce, riesce a mettere in discussione le conoscenze acquisite.
Ecco la conversazione che abbiamo avuto con lui:
Ti soffermi sua una riflessione che rimanda alla pratica artistica di Giambattista Piranesi, cosa di lui senti tanto fondamentale? In cosa è per te modello e fonte di ispirata suggestione?
Di Piranesi mi interessa non tanto l’aspetto creativo, quanto la complessità dell’impianto produttivo/divulgativo dei suoi pezzi nell’ambito della sua attività di “antiquario/archeologo”.
Relativamente al pastiche tu affermi che si tratta di “nomadismo culturale”, in che senso lo dici?
I Pastiche sono assemblaggi di pezzi antichi raccolti senza una scientificità archeologica e temporale e mixati, in seconda battuta, con integrazioni d’invenzione realizzate nel ‘700. Questa attitudine è una libertà del tutto postmoderna e utilizza lo stereotipo del classico mischiando provenienze, secoli e culture.
Quali sono i lavori che presenti? Che caratteristiche hanno rispetto a questa concezione?
Pastiche/Monochrome è un display che ospita in un’unica struttura una collezione di 11 vasi smaltati di viola il cui colore, campionato con una macchina cromometrica, ricopre le superfici che li ospita annullando e uniformando la forma in un unicum. È un omaggio ai monocromi artistici del 900’ da Malevič al minimalismo americano.
Distruzione e costruzione sembrano aprire dimensioni di senso che catalizzano nell’oggetto una sempre diversa espressività. Quanto conta questo aspetto? Inoltre il frammento reca in sé un vissuto temporale speciale che si rinnova nell’unione con gli altri, quale definizione temporale ne deriva?
Una non-temporalità, un tempo sospeso come lo intendeva Bruno Munari, quello dei fossili contemporanei e dei reperti archeologici dal futuro, ricostruiti “secondo un metodo casuale e applicando regole aleatorie”. Frammenti segnici e concettuali aggregati danno vita a nuovi sistemi che indagano la visione del nostro contemporaneo con occhi alieni dal futuro, occhi di straniamento che fanno leggere il reale in maniera differente.
Come sono nati questi pezzi? In che tempi e con che modalità?
Lavoro a queste sculture da molto tempo, la mostra programmata per la primavera è stata rimandata all’autunno per via del Covid e nel periodo del lockdown ho prodotto alcuni dei lavori esposti. I Pastiche sono nati sviluppando l’idea di copia della copia della copia… era il soggetto di lavori precedenti in cui delle ceramiche erano Copy dal vero di incisioni di Piranesi. In questo telefono senza fili di immagini si perdono dettagli, forme e informazioni a favore di una trasformazione. Una transizione verso la diversità.
La ceramica è un materiale relativamente nuovo per la tua ricerca, come si connette all’esperienza pittorica?
Le differenze formali tra pitture, ceramiche, vetri, marmi sono relative al materiale fisico ma non a quello immateriale. Alcune sculture ceramiche (Pastiche/Chopstick) perdono di materiale, logorate da buchi inferti con bacchette cinesi come se tarme giganti avessero intaccato l’intera superficie lasciandola traforata alla pari di uno scheletro naturale. Nella serie Out of Stock, è una griglia di rombi ad ospitare materiali di diversa provenienza, frammenti di miei lavori distrutti, materiali di risulta, colori scelti da categorie predefinite o campionati dal contesto in cui sono esposti. La ceramica trasferisce dinamiche che mi sono proprie in tutti i miei contesti creativi.
Quali pensi possa essere lo sviluppo futuro di questa esperienza dei Pastiche che hai realizzato espressamente per questa occasione? Ti hanno dato qualche suggerimento in più per la tua ricerca?
L’uso del 3D in modo destrutturato (un’app per scansione a bassa risoluzione) mi permette di implementare quell’interferenza che mi piace nel lavoro, la possibilità di fraintendere e essere frainteso, di esporre dati-feticcio che incamerano varie informazioni simboliche e significanti e che rievocano atmosfere, credenze e riti. Alcuni lavori sono stati prodotti nella Manifattura San Giorgio di Albissola con Giovanni Poggi, una bellissima esperienza a fianco di un artigiano eccellente che ha lavorato per i maggiori artisti del ‘900. Durante l’inaugurazione mi hanno chiesto: cosa chiedi agli artigiani quando lavori con loro? La risposta è nulla! Se non poter assorbire le energie e le esperienze che li hanno attraversati nel loro percorso.
Quali progetti ti attendono?
Una mostra a Lisbona il prossimo mese e un’art-shop con pezzi di collectable design selezionati. Il progetto che mi sta più a cuore al momento è’ quello di terminare il mio nuovo grande studio di Milano nella zona di Nolo in cui vivo.
Paolo Gonzato. Pastiche
contributo editoriale e curatoriale di Fabrizio Meris
17 ottobre 2020 – 4 dicembre 2020
Officine Saffi
Via Aurelio Saffi 7, Milano
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-13.00 e 14.00-18.30
Info e prenotazioni:
+39 02 36685696
+39 340 6052474
info@officinesaffi.com
www.officinesaffi.com
Paolo Gonzato è nato a Busto Arsizio nel 1975. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera; vive e lavora a Milano. Paolo si muove contemporaneamente nel mondo del design, dell’arte e della moda. La sua ricerca artistica è caratterizzata da colori sgargianti e forme geometriche, che si ritrovano ripetutamente nei diversi ambiti in cui spazia il suo lavoro, interpretati di volta in volta in maniera affine, ma diversa. La losanga è il suo segno distintivo, per così dire: spesso gioca sulle superfici con questa forma. Le opere di Gonzato in ceramica, pittura, foglia d’oro e altri materiali ragionano sul senso di incompiuto, di non finito/infinito; il difetto è controllato e il segno ha sempre qualcosa di più di se stesso.