Non sei registrato? Registrati.
EDITORIA | bookabook | I Sorvolati

Intervista a FEDERICA MUTTI di Eleonora Roaro

Federica Mutti

«Siamo sorvolati, da tempo immemore. Se non da quando abbiamo ripreso a esistere, almeno da quando ha smesso di esserci posto per tutti».
Con queste parole si apre I sorvolati, il primo romanzo di Federica Mutti (Bergamo, 1992) pubblicato nel settembre 2020 da bookabook. Concepito come tesi di laurea del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali della NABA (Milano) e ambientato in una scuola abbandonata dove si tengono misteriose lezioni, offre uno spaccato su una generazione – quella dei Millennials –, sulla sovrabbondanza di informazioni, e sulla relazione tra immagini e parole. Ne ho discusso con l’autrice in un’intervista.

Una delle chiavi di lettura del romanzo è già presente nel titolo per via della polisemia della parola sorvolati che ritorna in maniera sia esplicita (sotto forma di lezione vera e propria) sia implicita (gli elicotteri nei primi capitoli del romanzo e il calabrone nella conclusione) per tutto l’arco narrativo. Chi sono i sorvolati?
I sorvolati è un romanzo generazionale, dedicato ai nati tra gli ultimi anni Ottanta e il Duemila. Sorvolati, dunque sorvegliati dall’alto. Sorvolati, perché messi da parte. Sono i miei coetanei, che osservo annaspare insieme a me in questa contemporaneità di sabbie mobili. Questo romanzo non contiene istruzioni per l’uso, non suggerisce soluzioni praticabili. E non è una fotografia. È piuttosto il distillato di un sentire, lo scaramantico ripudio di un sentore. Il sentore di un processo di autodistruzione.

La mente grande è androgina. […] È risonante e porosa; trasmette emozione sen-za difficoltà; per natura è creativa, incandescente e indivisa è una citazione di Virginia Woolf tratta da Una stanza tutta per sé con cui si apre il romanzo. Del protagonista non viene mai esplicitata l’identità di genere e sfugge sempre da una caratterizzazione netta. Come mai questa scelta?
Ho fin da subito immaginato per I sorvolati un narratore generazionale, un protagonista-generazione. La scelta di esplicitarne l’identità di genere in senso binario o di cristallizzarne l’aspetto estetico sarebbe stata funzionale alla sua personalizzazione, cioè alla trasformazione del personaggio in persona. Il mio sforzo in questo romanzo, al contrario, è teso a una generalizzazione, ovvero alla vaporizzazione del personaggio nella forma generazione. N. è uno/a, ed è tutti.
Eppure è sempre stato indubbio che N. dovesse essere artista visuale. Desideravo che avesse occhi d’artista, che guardasse da artista, che pensasse e raccontasse da artista, che avesse intuizioni d’artista: visioni intuitive, intuizioni visuali.

Nel tuo artist statement si legge che, come artista visiva, sei interessata al rapporto tra opera d’arte e descrizione. Non solo nel romanzo vi sono numerose ekphrasis, ma lo stesso tema di creazione di immagini ritorna più volte. Cosa ne pensi di questa operazione di verbalizzazione, e quindi di smaterializzazione, dell’immagine e del produrre immagini?
Questo è un nodo fondamentale della mia ricerca, da qualche anno indago il potere che parola e immagine esercitano reciprocamente l’una sull’altra. Mi interessano gli esperimenti di trasposizione dell’immagine in narrazione. L’immagine è di per sé (e per me) una narrazione, ma oggi i nostri occhi non hanno più tempo per fermarsi ad ascoltare. Devono scappare, scorrere, scrollare. Sguardiamo, uno sguardo e via. Il passaggio di stato da immagine a descrizione rallenta l’occhio. E se la narrazione che descrive è buona, questa mostra e non dice, secondo il primo comandamento del romanziere: Show, don’t tell! Così l’immagine, smaterializzata in parola, finalmente mostra e si mostra.

Federica Mutti, “I sorvolati”, Milano, bookabook, 2020. Courtesy Federica Mutti e bookabook

Il romanzo ha una forma composita, costituita dalla narrazione vera e propria, da citazioni (reali e inventate), incursioni teoriche in forma di lezione e brani più visuali orientati dall’intenzione del protagonista di produrre immagini. Come hai concepito la struttura del romanzo
Ho una sorta di feticismo per il composito e le composizioni, specie in letteratura. Nella cornice-narrazione, che è la forma più democratica e inclusiva, la più godibile e la più spendibile, fanno capolino le lezioni a cui i sorvolati prendono parte nel campus. Sono saggi di saggi. Appena prima che questi da meditativi si facciano meditabondi, abbraccio la poesia. E, come scatole cinesi, i capitoli del romanzo ospitano narrazioni nella narrazione: anche chi è narrato narra. Attraverso queste soluzioni formali, N. cerca, legge, studia. Scrive e descrive. In altre parole, pensa, intuisce e formalizza. Porta avanti una ricerca d’artista, del tutto sublimata in narrazione. E, anche se a un primo sguardo vi sembrerà di non vederne, I sorvolati è pieno d’immagini. È, a suo modo, un romanzo illustrato.

Il romanzo ha la struttura del bildungsroman, ovvero del romanzo di formazione, nonché un’ambientazione scolastica che connota questo genere. Tuttavia la presa di coscienza del protagonista ha tutt’altra connotazione, più assimilabile all’ucronia (ovvero un presente alternativo) se non alla distopia…
Tuttora non so dire con certezza se il presente a cui ho dato voce sia tanto alternativo quanto vorrebbe un esercizio di ucronia. Forse quello de I sorvolati è il presente presente, visto attraverso una lente d’ingrandimento.
E all’eventualità di entrare nello scaffale dei romanzi di formazione, rispondo che sarebbe preferibile la sezione romanzi di deformazione. N. cerca e ricerca, legge e studia, ma il sapere accumulato con fame bulimica ne sforma i contorni. A tratti sembra aprire i suoi occhi, poi all’improvviso ci getta fumo dentro. È del resto questa la condizione di una generazione iper-connessa, iper-informata, iper-specializzata. Come scrive N., Abbiamo tutto, non vogliamo niente. Cerchiamo tutto, non sappiamo niente. Non conosciamo niente, non siamo capaci, non siamo capienti.

 

Federica Mutti, I Sorvolati
bookabook, 2020
pp. 281, €15
https://bookabook.it/libri/i-sorvolati/

Federica Mutti (Bergamo, 1992) è artista visuale, curatrice e scrittrice. Ha studiato all’Accademia di belle arti G. Carrara di Bergamo e alla NABA di Milano. La sua ricerca artistica indaga il rapporto tra intuizione, formalizzazione oggettuale e traduzione verbale dell’opera. Tra le sue mostre personali si ricorda Mostra Macrocefala (Galleria Placentia Arte, Piacenza, 2016), e tra le mostre collettive The Great Learning (La Triennale di Milano, 2017). Dal 2017 è co-curatrice del programma espositivo di luogo_e, associazione culturale per l’arte contemporanea che ha contribuito a fondare a Bergamo. Nel 2019 il suo racconto Quattro ragli, se ho pronunciato bene è apparso nella raccolta Le facoltà dell’asino, edito da Lubrina Bramani Editore.

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •