Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Cardi Gallery | 18 settembre  20 dicembre 2019

di ALIGE VANGELISTI

Una significativa personale di Ha Chong-Hyun (Corea del Sud, 1935) anima lo spazio milanese di Cardi Gallery, ripercorrendo gli ultimi anni di lavoro del maestro coreano attraverso un nucleo di opere, tra cui spicca anche una piccola selezione realizzata appositamente per l’occasione. Le tele esposte, appartenenti alla serie Conjunction, mettono l’accento sulla sua innovativa sperimentazione artistica, in cui la pittura acquisisce un’astrazione materica forte e tridimensionale attraverso la fisicità del gesto artistico.

Ha Chong-Hyun, Conjunction 83-08 (A+B), 1983, olio su canapa Courtesy of the gallery Copyright of the artist

L’esposizione mette così in campo un vivo e tangibile spaccato della sua pratica, che affonda le radici già nella storia dell’arte del dopoguerra, quando il maestro coreano si impone come figura di spicco del movimento artistico Dansaekhwa. Il nome di tale esperienza letteralmente significa “pittura monocromatica” e ben esprime sia le tecniche sia l’estetica che governano l’anima propria di questo gruppo, sorto in forte contrapposizione con le estreme privazioni materiali e il sistema politico autoritario che gravava sulla Corea negli anni Sessanta e Settanta.
La sua pratica, così come quella degli altri artisti suoi connazionali, è in tal senso fortemente influenzata e determinata dal regime politico coreano, il quale aveva ripercussioni anche sull’espressività creativa di tutta quell’arte ritenuta non ufficiale: in questo periodo, infatti, Ha Chong-Hyun sperimenta il potenziale espressivo di materiali poveri e non convenzionali, come carta da giornale, rottami di legno e filo spinato applicati sulla tela, andando man mano a ridefinire il linguaggio proprio della pittura, fino ad approdare ai lavori esposti in mostra, iniziati nei primi anni Settanta.

Ha Chong-Hyun, installation view at Cardi Gallery, Milano Courtesy of the gallery

Con la ricerca legata a Conjunction, infatti, si perdono via via i materiali che hanno caratterizzato la sua pratica fino ad allora: a far da padroni sono così la tela grezza e il colore puro, definendo visivamente e formalmente il segno distintivo del suo stile divenuto ormai inconfondibile. L’artista esplora in tal senso la materialità della pittura e le potenzialità della tela, vista non più come un semplice supporto, ma come parte integrante del gesto artistico. Infatti, emblematico è il titolo Conjunction che si ripete negli anni: nell’atto di dipingere, l’artista riesce a raggiungere una congiunzione vera e propria tra la purezza del mezzo pittorico e la fisicità del gesto compiuto, sfondando in questo modo il bidimensionale per approdare in una tridimensionalità ricercata e materica, fondendo e ridefinendo di volta in volta i rigorosi confini, ormai sempre più labili, della tradizionale definizione di pittura.
Attraverso una pratica dal carattere quasi performativo, in un processo gestuale e filosofico al tempo stesso, l’artista spinge il colore dal retro della tela, facendolo filtrare ed emergere a poco a poco attraverso la superficie grezza e stendendolo in ampie pennellate e spatolate che danno vita a energiche composizioni astratte ed essenzialmente monocrome.

Ha Chong-Hyun, Conjunction 17-54, 2017, olio su canapa Courtesy of the gallery Copyright of the artist

La sua tavolozza di colori è infatti limitata a tenui e neutre tonalità tipiche anche della sua passata ricerca, a cui si aggiungono i forti ed intensi toni del blu, rosso e nero, esplorando una palette cromatica propria degli interni coreani, in una sperimentazione che lo porta a indagare l’estetica e la tradizione orientali, combinandole e fondendole però anche con quelle occidentali.
La personale di Ha Chong-Hyun offre così la possibilità di sondare in profondità l’ormai labile confine tra pittura, scultura e performance, in cui la tridimensionalità sfonda i limiti del bidimensionale attraverso la materia, sfidando la convenzionale e accademica definizione di pittura: si tratta del racconto visivo e artistico di un maestro che grazie al suo lavoro ha contribuito ad aprire un nuovo e vitale capitolo dell’arte visiva coreana e dell’estetica pittorica contemporanea, sperimentando nuovi modi per far assumere al colore un senso di materialità e volume.

Ha Chong-Hyun

18 settembre – 20 dicembre 2019

Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 58, Milano

Orari: da lunedì a venerdì 10.00-19.00, sabato 11.00-18.00

Info :mail@cardigallery.com
www.cardigallery.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •