Non sei registrato? Registrati.
ROMA | CURVA PURA | 18 MARZO – 20 APRILE 2022

di MARIA VITTORIA PINOTTI

In ogni cosa fatta esiste una poetica, anche in ciò che apparentemente è ai limiti del dicibile: invero pure nella bizzarra locuzione non so che, talvolta riferita agli oggetti compositi, risiede un suggestivo ed inspiegabile enigma che ammalia il nostro spirito.[1] Un’attrattiva misteriosa, in pratica, che piace ed affascina senza alcuna spiegazione, perché nell’arte, in particolar modo, è bello ciò che piace, senza che si sappia cosa sia e a cosa serva. Questo mistero racchiuso nella locuzione sopra citata, si effonde nella personale dedicata a Gian Maria Marcaccini (1970, Camerino), intitolata Mi presti il tuo spazzolino?, a cura di Nicoletta Provenzano ed in programmazione presso lo spazio Curva Pura di Roma dal 18 marzo al 20 aprile 2022. Una mostra che si pone con uno spirito di ricerca, poiché concepita come risultato di un dinamico dialogo tra l’artista e la curatrice, confronto da cui discende la scelta di intervenire nello spazio senza utilizzare alcun tipo di rigore espositivo, neanche quello di cadere in un ovvio allestimento che avrebbe verosimilmente sfruttato la tipica e permanente illuminazione circolare che segna la parte superiore del soffitto di Curva Pura. Proprio con tale atteggiamento d’indagine si intendono sfatare tutti i preconcetti dei classici e rigorosi allestimenti espositivi, per avvicinarsi, invece, al principio secondo cui tutte le combinazioni possibili, anche volontariamente disordinate, sono ammissibili.

Gian Maria Marcaccini, Mi presti il tuo spazzolino?, exhibition view, Ph. Credit Giorgio Benni, Courtesy Curva Pura, Roma

In particolar modo, proprio come tende a chiarire con acutezza, la stessa curatrice, tale voluto disordine, che caratterizza l’allestimento della rassegna, può essere interpretato come una riflessione sull’antica iconografia asàrotos òikos, utilizzata nelle opere musive dell’antica Roma per raffigurare un “pavimento non spazzato”. Siffatta rara scelta allestitiva apre a diversi filoni intrepretativi, sia quali residui di un’anonima vita umana sia come affini al legame oggettuale che l’uomo ha con essi, ed ecco, da ciò ne consegue la nostra capacità di usarli e consumarli per poi abbandonarli. Altrettanto interessanti, se non suggestive, sono le strutture composite costruite attraverso assemblaggi scultorei composte da scale da lavoro retrattili normalmente in uso nei cantieri edili. Ed ecco i molteplici e sfalsati momenti di una estetica che riflette la poetica del non so che: un’attrattiva, a tratti misteriosa, che si traspare dalle sculture sovrabbondanti di materiale elettrico, quali lampadine, cordoni e stecche di neon e fascette, ed anche i dischi interni di tappi a vite, fino all’immancabile spazzolino da denti replicato in diversi colori sotto forma di resina epossidica mescolata a pigmenti liquidi. Tutti oggetti, che nel loro stravagante divenire, si pongono con una inaspettata fascinazione ibrida ed eteroclita di un corpo oggettuale dal carattere perturbante.

Gian Maria Marcaccini, Mi presti il tuo spazzolino?, Ph. Credit Giorgio Benni, Courtesy Curva Pura, Roma

Altrettanto interessante ed accattivante è l’idea artistica di lasciare la serranda della galleria semiaperta e sorretta, in maniera strampalata, da dei treppiedi che lasciano scorgere una foresta di oggetti dal tenuo e freddo bagliore. Allusiva metafora che induce la incerta sensazione della dubbia apertura del luogo, oppure varcando l’ingresso si ha il sentore di addentrarsi in un territorio intimo che riflette la vita, così come l’arte più vera e quindi il suo illogico disordine. Qui si pone anche una sottile questione riferibile al contemporaneo amatore delle arti che visita i luoghi espositivi ovverosia è necessario vedere una mostra ed anche sentirla, sentimento quest’ultimo che nasce dal saper cogliere ciò che si vede e respirare l’aria che esala. Siano benvenuti, allora, i continui cambiamenti di scenari e slittamenti che conquistano lo spirito ed il corpo dello spettatore, proprio come avviene nello strano habitat oggettuale strappato alla vita quotidiana e qui proposto da Marcaccini. Tuttavia, l’amalgama del caos trova momento di pausa nella parete dedicata ai bozzetti preparatori eseguiti dell’artista in occasione di diversi progetti espositivi: su un muro, atto a presentarsi quasi come una lavagna inzaccherata di bianco, vengono proiettati gli schizzi dal carattere costruttivo, ed è proprio lì che si tracciano tutte le probabilità di un percorso di un’arte ultra-concettuale e dematerializzata.

Gian Maria Marcaccini, Mi presti il tuo spazzolino?, exhibition view, Ph. Credit Giorgio Benni, Courtesy Curva Pura, Roma

Nella particolare installazione, quella che potrebbe riassumere appieno l’attuale ricerca dell’artista, composta da tre scale estendibili ed un materassino, intitolata A Safer Place, Marcaccini si fa interprete di una lettura lineare dello spazio con un evidente ma fecondo errore di prospettiva, tale da far emergere un disordine plastico che si trova a convergere sulla stessa parete espositiva. Proprio qui il medium scultoreo si ibrida, diventando costruttore di una inesplorata dimensione riferibile al concetto di abitazione, così nella parte inferiore dell’opera calchi di bottiglie di plastica in gesso si presentano come marchingegni di bombe ad orologeria o altrimenti ciò che resta di una corrente di entropia. Altrettanto singolare ed insolita è la presenza di un materassino gonfiabile da campeggio, sormontato da tre scale estendibili, accanto al quale si poggiano dei pollici riprodotti in silicone per provocare repulsione o altrimenti fascinazione. Proprio da questo ultimo aspetto emerge, con cifrato nitore, come questi ephemera [2] si pongano con un innegabile elemento di humor riferibile all’inventiva dell’artista, sentimento ancor meglio descrivibile nella parola ingegno, condizione di equilibrio mentale caratterizzato dal riuscito bilanciamento di armonie e distonie.

Gian Maria Marcaccini, A Safer Place, Ph. Credit Giorgio Benni, Courtesy Curva Pura

Volgendo ora l’attenzione alla parabola artistica di Marcaccini, che continua a presentare esiti di una instancabile ricerca in continua evoluzione, egli dimostra come l’obsolescenza dell’oggetto e gli aggregati di luce fluorescente intendono essere sintomo di una investigazione in transito, il cui studio è in continuo sviluppo verso un non so che dall’attrattiva misteriosa. Ad ulteriore conferma di tale apodittico assunto, l’artista si presenta come figlio della infosfera, un luogo dove giacciono le informazioni condivise, uno spazio liquido popolato da neon luminescenti. Ebbene sì, proprio lì risiede il fantasioso estro di Marcaccini, impegnato com’è a studiare le diverse inventive generate dal materiale elettrico e le sue grammatiche composite, cuore pulsante della sua inventiva. In pratica, da bioartista qual è, agisce come un appassionato ingegnere genetico, capace di creare nuove e strane sculture filiformi, sempre in equilibrio precario: ed in tutto ciò è curioso come un tale sfacciato atteggiamento, sfrontato sia ben chiaro perché non intende sottomettersi ad alcuna regola espositiva, sia anche stimolatore verso lo spettatore, chiamato, se non coinvolto, a lasciarsi trasportare da una corrente di luce di un luogo soglia dal sentore distopico e surreale. E da questa accattivante prospettiva che trovano spazio i lavori in mostra, tutti brillanti e curiosi, privi di quell’alone di gravitas che oramai siamo abituati a vivere nell’attuale mondo dell’arte istituzionale di oggi. Nondimeno, sempre pregni di una visionarietà degna di un artista “alieno” che ci prende per mano e ci accompagna verso territori misteriosi dai sentori occulti, proprio come quando avvertiamo quel non so che ci ha conquistati.

 

Gian Maria Marcaccini | Mi presti il tuo spazzolino?
a cura di Nicoletta Provenzano

18 marzo – 20 aprile 2022

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi 1a, Roma

Orari: tutti i giovedì dalle 18.00 alle 20.00 o su appuntamento, per prenotazioni: curvapura@gmail.com | 331 42 43 004

 

[1] Paolo D’Angelo, Stefano Velotti, Il Non so che. Storia di una idea estetica, Aesthetica Edizioni, Palermo, 1997, pp. 111-112

[2] Insieme di oggetti, accessori o curiosità privi di caratteri comuni e non classificabili come settore merceologico a sé stante.

 

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •