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MILANO | FABBRICA EOS | Fino al 28 agosto 2021

di CHIARA CANALI

Non è la prima volta che l’autore Giacomo Cossio (Parma, 1974) interviene sulle piante con una azione artistica, gestuale, violenta sulla superficie e nelle trame della natura mediante l’intervento del colore.
Dal 2017 ha realizzato una serie di performance intitolate ControNatura, nell’ambito di spazi teatrali come Teatro Ferrara Off o di festival, come Santarcangelo Festival o Insieme Festival nell’ambito dei Fori Imperiali a Roma. Accumuli di piante di varie specie, disposte su diversi livelli attraverso l’utilizzo di trespoli o sedie, vengono pietrificate e rese monocrome dall’artificio della pittura, ma col passare del tempo e la cura affettuosa dei cittadini sono ricresciute e sono ritornate alla vita, superando la barriera del colore.

Giacomo Cossio, Atto Unico, veduta dell’installazione, courtesy Fabbrica Eos Milano. Foto: Rudy Falomi

È tuttavia la prima occasione in cui questo intervento viene effettuato nello spazio chiuso di una galleria d’arte, gli spazi di Fabbrica Eos a Milano, proponendo non opere e artefatti ma l’Atto Unico di una performance che si è tradotta in una installazione semi-permanente visibile nello spazio espositivo per tre mesi (fino al 28 agosto) perché a dettare i tempi dell’esposizione è la natura stessa con i suoi ritmi lenti di crescita; anche l’arte e le sue esigenze organizzative, commerciali e sociopolitiche decadono nel pieno rispetto della Natura.

“La Natura risolve i problemi, l’uomo migra è questo il pensiero alla base della poetica di Giacomo Cossio, l’uomo perirà e la Natura si riprenderà tutto lo spazio di cui avrà bisogno. Sono affascinato e attratto da una pianta che cresce e prospera in un vaso, in uno spazio ridotto. Mi interessa la Natura quando è costretta dall’uomo e dalle sue esigenze sociali, a essere decoro o riempitivo o addirittura surrogato o feticcio”.

Ma qual è stato il processo, il meccanismo tramite il quale Giacomo Cossio è riuscito a ricreare questo spazio in vitro, questa “ermetica serra contemporanea” nella quale si attua “un rapporto simbiotico e continuo tra arte e natura”? Scrive il curatore Alberto Mattia Martini.

Una volta posizionate le piante, di varie specie, all’interno della galleria, su di un piedistallo, Giacomo Cossio è intervenuto isolando completamente lo spazio, creando una sorta di camera stagna. Ed è qui che entra in scena il colore e la pittura, in un Atto Unico in cui la verniciatura è stesa attraverso l’utilizzo di un compressore e di una lancia che “spara lo smalto” a forte pressione, a otto atmosfere, si traduce in una nuvola di pigmento che investe le piante, ricoprendole in maniera totale di colore pesante e vischioso.
Il risultato è la trasformazione di un banale gruppo di piante, in una selva vegetale e monocroma, di dirompente suggestione visiva.

Atto Unico, Giacomo Cossio durante la performance, courtesy Fabbrica Eos. Foto: Rudy Falomi

Il colore prescelto per questa azione è stato il rosa carminio, per evidenziare il carattere estremamente artificiale dell’azione, a cui farà da contrasto la ricrescita verde delle piante. Ma poteva essere il verde acido, il giallo zafferano, o il blu oltremare, o ancora il nero. Secondo l’autore si sarebbe potuto usare un qualsiasi colore, deciso e dalla tinta coprente, anche il nero. Giacomo Cossio ama i colori forti, le tinte acide e sature, che sono diventata protagoniste delle sue opere bidimensionali, dei suoi precedenti assemblage di Vasi e Piante, tanto da intitolare una sua mostra personale del 2017 NONPOTREIUSAREILVERDESENONCIFOSSEMARIOSCHIFANO “in omaggio ad uno dei maestri del colore sintetico, Mario Schifano, il quale sceglieva il colore da utilizzare nelle sue opere come un “segno d’energia” o un “segno di propaganda”, e ne sottolineava il carattere del tutto casuale e primigenio.

Veduta della mostra NONPOTREIUSAREILVERDESENONCIFOSSEMARIOSCHIFANO, Parma 360 Festival, 2017

Il rosa utilizzato in Atto Unico potrebbe essere un riferimento a uno dei tre colori che per Yves Klein compongono una triade sacra ed esoterica: il blu oltremare, l’oro e il rosa magenta. Il magenta, usato dall’artista nei suoi monocromi in forma di pigmento carminio, rappresenta l’unico colore non compreso nello spettro del visibile: simbolo esoterico della coniugatio oppositorum di terra e di cielo, di caldo e di freddo, di Yin e di Yang, di femminile e maschile. Ma potrebbe essere anche un omaggio al rosa de La fine di Dio di Lucio Fontana che, come spiegava l’autore in una intervista “Per me significano l’infinito, la cosa inconcepibile, la fine della figurazione, il principio del nulla”.

Giacomo Cossio, Atto Unico, veduta dell’installazione, courtesy Fabbrica Eos Milano. Foto: Rudy Falomi

Allo stesso modo Giacomo Cossio, da sempre attento alla riflessione intorno ai problemi di pittura e figurazione, attraverso questa azione performativa, rituale e sciamanica al tempo stesso, trova una forma espressiva radicale attraverso cui varcare i limiti dell’opera, sconfinare nello spazio ambientale, penetrare nella realtà delle cose per dimostrarci come i confini tra arte e vita siano estremamente più sottili e sovrapponibili di quanto ci aspetteremmo.

 

GIACOMO COSSIO. ATTO UNICO
a cura di Alberto Mattia Martini

Fino al 28 agosto 2021

FABBRICA EOS
Viale Pasubio (angolo via Bonnet), Milano

Orari: 
Martedì – Venerdì 11.00 – 13.00 / 15.30 – 18.30
Sabato su appuntamento

Info: +39 02 6596532
info@fabbricaeos.it
www.fabbricaeos.it

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