BILBAO (SPAGNA) | Museo Guggenheim di Bilbao | Fino al 4 febbraio 2024
di NICOLETTA BIGLIETTI
Il niente tra le linee. Le ombre tra gli spazi. E quella “instabile stabilità” di un leggero mutare di forme, luci e cromie.
Sono opere d’arte che indagano l’infinito quelle di Gertrud Louise Goldschmidt (1912-1994) artista – meglio nota come Gego – che ha fatto della linea la modalità perfetta per indagare uno spazio senza fine. Uno spazio in cui l’opera d’arte esiste come “opera nell’opera”, come vita nella vita.
Ed è proprio attraverso un’analisi peculiare e approfondita della sua poetica che il Museo Guggenheim di Bilbao le dedica un’ampia retrospettiva dal titolo Gego: misurare l’infinito. Nata ad Amburgo nel 1912 e costretta ad abbandonate la Germania nazista nel 1935 per trasferirsi a Caracas, in Venezuela, Gego –laureata sia in architettura che in ingegneria – negli anni ‘40 inizia a lavorare come libera professionista; ben presto però abbandona questa attività per dedicarsi completamente alla creazione artistica.
Dapprima si trasferisce nella località di Tarmas, ove inizia a raffigurare paesaggi e forme architettoniche. Da quelle forme, linee e colori puri, Gego indaga le possibilità spaziali e strutturali di ciò che chiama “linee parallele” e di quei tratti – ben ravvisabili sia nei disegni su carta che nelle sculture – in cui l’utilizzo della linea traduce il “rendere visibile l’invisibile”. Mostrare, cioè, il nulla tra le linee.
Per Gego, infatti, la linea esiste non come parte di un’opera più grande, bensì come opera nell’opera. Una linea sulla quale Gego – verso gli anni ‘60 – inizia a sperimentare gli effetti ottici dell’oscillazione e della vibrazione, sintetizzando le sue esplorazioni intorno alla luce, al movimento e allo spazio.
Uno spazio concepito come elemento stabile in cui collocare forme instabili, secondo l’anelito desunto dall’arte cinetica di “porre attenzione” allo spettatore che quando cammina attorno ad un’opera la vede cambiare, assumere nuovi aspetti, invadere nuovi spazi.
Un dialogo tra l’opera e il fruitore, dunque, che si fa chiaro, manifesto.
E così, le sue creazioni acquisiscono un’ulteriore potenza comunicativa grazie ai materiali utilizzati: dall’acciaio al piombo, dal nylon ai metalli, Gego non realizza “semplici” opere, ma spazi in grado di “contenere” le sue opere; manufatti, in grado di rivelare l’intima connessione tra la stabilità della scultura e l’instabilità di un continuo mutare di ombre che fa percepire l’opera come parte di un flusso vitale.
Ed è proprio con la sperimentazione sui vari mezzi che la produzione di Gego raggiunge importanti sviluppi: la goffratura, l’incisione, l’acquaforte e la litografia sono solo alcune delle tecniche utilizzate nelle sue opere tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta; periodo quest’ultimo in cui avviene un passaggio decisivo, il passaggio dalle linee “parallele” alle “reticolari”.
È dunque uno spazio infinito che viene misurato da elementi finiti, intrecciati tra loro a creare geometrie di un’imperfetta perfezione; opere che tendono ad accentuare il rimando a temi quali la fragilità, la trasparenza e la gravità, conducendo l’occhio umano a interpretarli come possibili costellazioni in uno spazio etereo, limpido e infinito.
L’interesse di Gego per il concetto e l’atto “dell’intessere” e dell’intrecciare è tradotto anche nelle arti applicate.
In particolare il grande arazzo sospeso – Senza titolo – creato dall’artista nel 1987 esemplifica l’uso degli elementi lineari per generare un motivo astratto: fili d’erba sintetica intrecciati corrono parallelamente attraverso la composizione creando una superficie traslucida a intervalli; quegli stessi intervalli che, sin dalle sculture degli anni precedenti, erano il “nulla tra le righe”. Quel nulla che in realtà tutto rappresenta.
È stato, infatti, grazie alla possibilità di subordinare l’opera alla parete che l’artista ha sfidato il concetto di autonomia della scultura: nei Disegni senza carta Gego realizza tracciati minimalisti e delicati che si configurano come elementi in sospensione tra il cielo e la terra. Istantanee, effimere, ma eterne, le opere si pongono in diretta relazione con il fruitore, ne invadono lo spazio e ne mutano la percezione.
Ed ecco allora sorgere la sensazione di essere in una realtà altra. Diversa. Pura. Una realtà in cui il tempo è sospeso e lo spazio infinito.
Una realtà che “è un misurabile infinito”.
Gego. Misurare l’infinito
commissaria Geaninne Gutiérrez-Guimarães
patrocinata da Seguros Bilbao. Prossimamente Occident
7 novembre 2023 – 4 febbraio 2024
Proiezione di Gego-Gertrud Louise Goldschmidt (19 gennaio): proiezione del film-documentario diretto dalla regista franco-tedesca Nathalie David con presentazione dell’artista, courtesy della Fundación Gego
Museo Guggenheim Bilbao
Avenida Abandoibarra 2, Bilbao (Spagna)
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.00
Info: +(34) 944 359 008
informacion@guggenheim-bilbao.eus
www.guggenheim-bilbao.eus