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Filippo Piantanida (Varese, 1979) e Roberto Prosdocimo (Pordenone, 1979) dal 2007, anno loro sodalizio artistico, sono meglio conosciuti come FRP2.
In mostra da Corsoveneziaotto le nuove opere tratte dalle serie Untitled_09, Evolution, Lavinia e Malvina, Atto, Instability, MKT e Privacy.
A differenza delle serie precedenti, ambientate al Teatro alla Scala e all’Hotel Principe di Savoia di Milano, in cui la staticità dei protagonisti e la collocazione degli oggetti accentuava la centralità dell’immagine, nei nuovi scatti l’osservatore è destabilizzato dalla presenza di elementi stranianti legati all’infanzia, dalle azioni dei soggetti e dalla loro collocazione nello spazio…

Viviana Siviero: FRP2, una sigla che sta per…? Come è nato il vostro “collettivo”?
FRP2: La sigla esattamente è un acronimo dei nostri nomi e cognomi cioè Filippo Roberto Piantanida Prosdocimo. Non essendo nomi semplicissimi, abbiamo optato per l’uso delle iniziali. Siamo nati come collettivo in un pomeriggio di ottobre, in cui ci siamo decisi ad unire le nostre ricerche, che ci siamo accorti avere lo stesso filo conduttore. Il nostro vantaggio è che ci conosciamo da dieci anni e siamo prima di tutto grandi amici, i quadri sono venuti dopo.

Ci raccontate dettagliatamente l’ultima vostra fatica personale, in atto presso la galleria milanese Corsoveneziaotto? Di che opere consta e qual è la sua poetica?

Si tratta di nove immagini, in cui abbiamo cercato di rompere sia la rigidità degli spazi, sia quella dei soggetti, mantenendo la rigorosità nella costruzione della fotografia. Abbiamo cercato di sospendere il tempo delle azioni fatte eseguire dai nostri “bambini”, per muovere il quadro, pur mantenendolo estremamente statico e ancor più sintetico. Siamo molto soddisfatti dell’esposizione, che si intitola Nuovi lavori, o per lo meno l’insieme aderisce a ciò che avevamo pensato e progettato. Per quanto riguarda i collezionisti aspettiamo; noi per ora pensiamo solo alla ricerca e ai nuovi lavori, abbiamo appena cominciato e dobbiamo lavorare tanto e a testa china.

Il vostro medium principe è la fotografia: come nasce un vostro lavoro, come vi distribuite i ruoli?
I lavori nascono sempre da una grande ricerca. A volte partiamo dallo spazio che ci affascina per struttura, a volte da un concetto che vogliamo affrontare. In questo caso si cerca un ambiente o un soggetto funzionali. Poi si costruisce tutto in maniera molto rigorosa in modo tale che niente venga lasciato al caso. I nostri ruoli sono assolutamente polivalenti ed interscambiabili. Si costruisce, si guarda, si scatta e ci si confronta a quattr’occhi o se vuoi a quattro mani. Non c’è elaborazione digitale se non ottimizzazione del file e delle cromie, come si farebbe in stampa con un normale negativo.

I protagonisti delle vostre opere sono bambini. La produzione precedente vedeva piccoli immoti dentro architetture reali ed altrettanto ferme; suite d’albergo pregne di storia, stanze dalla storia esplicita ed austera o esterni densi di atmosfera e silenzio. L’ultima produzione sembra essere evoluta in senso più estetico, dovuto all’ampliamento degli spazi e ad una maggiore articolazione delle pose dei personaggi, sempre bambini. Parlateci del messaggio che essi portavano e di come è cambiato.

Usiamo i bambini per diversi motivi sia perché non hanno connotazioni fisiche capaci di rivelare una storia “alle spalle” sia perché diventano più facilmente spogliabili di qualunque espressione e quindi sono dei modelli fisici perfetti. Perdono in questa maniera la loro essenza di bambini.

Molti vedono nel vostro lavoro influenze di grandi maestri del passato, a partire dall’approccio allo spazio che, in qualche modo, può ricordare i lavori di Candida Höfer: voi cosa ne pensate e quali credete siano i capisaldi della vostra formazione artistico culturale? A chi vi sentite debitori e quali sono le influenze che riconoscete nel vostro lavoro?
In realtà non ci ispiriamo a nessuno in particolare. Sarebbe drammatico. Molto, se vogliamo, lo dobbiamo alla pittura e alla scultura e ovviamente anche alla fotografia, ma non tanto dal punto di vista visivo, quanto più al concetto espresso tramite la presentazione di un’immagine e alla sua sintesi.

Progetti per il futuro?
Vediamo… per ora tanta ricerca e tante opere nuove, magari con l’aggiunta della natura ma non possiamo ancora parlarne con sicurezza, è una cosa che vedremo più avanti. Le ricerche nascono giorno per giorno attraverso lo studio e la dedizione totale.

La mostra in breve:
FRP2_Nuovi Lavori
a cura di Gabriele Francesco Sassone
Corsoveneziaotto Arte Contemporanea
C.so Venezia 8, Milano
Info: +39 02 36505481/82
www.corsoveneziaotto.com
Fino al 10 aprile 2010

In alto da sinistra:
Evolution, 2009, fotografia, stampa Lambda montata su alluminio, cm 100×150, 1/3 + 2 pa
Lavinia e Malvina, 2009, fotografia, stampa Lambda montata su alluminio, cm 70×105, 1/5 + 2 pa

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