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Intervista a Marija Skočir, curatrice del MGML, di Matteo Galbiati

In occasione di Lubiana Green Capital 2016, la capitale slovena ha recepito un nucleo ampio e significativo di eventi ai quali si sommano anche quelli del palinsesto di Momenti fotonici, festival dedicato alla fotografia che, per questa importante concomitanza di celebrazioni ha come mostre principali le personali di Sebastião Salgado e di Jože Suhadolnik. Abbiamo incontrato la curatrice, Marija Skočir, che ci ha introdotto alle mostre e al senso di una manifestazione che, negli anni, sta consolidando il proprio successo e importanza:

Ha curato la mostra di Salgado con Lélia Wanick Salgado, moglie del grande fotografo, che esperienza è stata per lei? Quali visioni avete condiviso? Come avete costruito il progetto e che aneddoti può svelarci di questo lavoro congiunto?
Lélia è la curatrice e la progettista di tutte le mostre e dei libri fotografici di Sebastião Salgado, rappresenta, in realtà, l’altra metà della sua storia e del suo successo come fotografo. Ho maturato molta esperienza lavorando direttamente con fotografi famosi, i loro curatori e anche i membri della loro famiglia. Ad esempio, due anni or sono ho lavorato con Josef Koudelka il quale ha avuto un approccio davvero molto intimo e personale: segue la propria intuizione e vuole vedere dentro alle persone. Dopo un primo incontro si è fidato di me – al pari del suo curatore – e abbiamo stabilito un’intensa fiducia che è confluita in una grande mostra. Anni fa ho lavorato con Antony Penrose, figlio di Lee Miller, anche lui famoso fotografo, e anche con lui è stata una condivisione che ha alternato professionalità, passione e divertimento. Lo stesso è avvenuto con Lélia. In un primo momento, l’idea di suddividere la mostra in due sedi – il Museo della Città di Lubiana e la Galleria Jakopič – l’ha un poco sorpresa, non le era mai successo prima, lei sa cosa sia meglio per il lavoro di Sebastião, ma io conosco i nostri spazi e, in una collaborazione rispettosa e dialogante, siamo riusciti a produrre ed ottenere la migliore presentazione possibile.
Siamo rammaricati che, per cause di forza maggiore, i coniugi Salgado non siano potuti essere presenti all’inaugurazione, sarebbe stata una straordinaria esperienza per entrambi visto il particolare apprezzamento per l’idea di contestualizzare la mostra in una serie di iniziative ambientali legate a Lubiana Green Capital 2016. Questo affiancamento attribuisce una maggiore enfasi ad una mostra che espone un già straordinario lavoro fotografico.

Jože Suhadolnik, Cirkus,1999

Jože Suhadolnik, Cirkus,1999

È in corso, inoltre, l’ottava edizione di Momenti Fotonici, festival della fotografia che offre un ampio programma di iniziative. In cosa consistono i suoi momenti più significativi, oltre alla mostra di Salgado? Quali sono le caratteristiche e i punti di forza della manifestazione che si apre al territorio? Come è cresciuta e cambiata nel tempo?
Si sta consolidando, quasi fosse una sorta di tradizione, che la mostra principale del mese dedicato alla fotografia, prodotta dal Museo e Gallerie di Lubiana nella Galleria Jakopič, sia dedicata ad un importante fotografo di fama mondiale. Oltre questo grande evento, il Festival presenta una serie di altre esposizioni, la maggior parte delle quali si concentra nel mese di giugno. La manifestazione, istituita nel 2005 come primo festival internazionale di fotografia contemporanea del sud-est d’Europa, continua sino ad oggi a mantenere inalterato il suo ruolo e il suo prestigio nella regione. Inizialmente era proposto con cadenza annuale ora la periodicità segue un appuntamento biennale, cosa che permette più qualità nella selezione e un miglior tempo per l’organizzazione che sta alla base dei progetti presentati.
Alla Galleria Vžigalica, seconda galleria per cui gestisco e curo mostre, presento, sempre nell’ambito di Momenti fotonici, il fotoreporter Jože Suhadolnik, che, di fama consolidata, qui espone il suo lavoro fotografico e fotogiornalistico in una retrospettiva che ne percorre 35 anni di carriera. Come curatrice per me è stato molto interessante “giocare” con l’idea di un componimento fotografico che, sottratto negli anni dal suo ambiente originario, il giornale illustrato, si è diffuso nelle gallerie, nelle fanzine o attraverso le monografie fotografiche, diventando poi una rarità, una voce da museo o un semplice artefatto. È possibile visitare la mostra fino alla fine di agosto a pochi passi dalla sede che ospita la mostra di Salgado.

Marko Lipus, Real Model Figures, 2011 - Memory Lab

Marko Lipus, Real Model Figures, 2011 – Memory Lab

Il Festival che panorama offre della fotografia contemporanea dell’area europea del sud-est? Che connessioni ci sono con le istanze e le ricerche internazionali? A che pubblico si rivolge?
Dal 2010 Momenti fotonici è membro del EMOP (European Month of Photography Association – Associazione del Mese Europeo della Fotografia) che riunisce i festival fotografici di Atene, Berlino, Bratislava, Budapest, Vienna, Lussemburgo e Parigi. Tuttavia collabora anche con altri festival fotografici in Europa. Una parte significante è la lettura dei portfoli, un momento che riunisce molti curatori e importanti critici provenienti da tutto il mondo e che dà ai fotografi sloveni, ma anche agli altri, un’ottima occasione per la valutazione del proprio lavoro. Anche le proiezioni serali permettono un approccio internazionale: ogni artista può inviare il proprio filmato e, se selezionato, viene proiettato agli spettatori e di nuovo valutato da un pool di esperti.
Il nostro è un pubblico ampio e vario, non esclusivamente specializzato e di addetti ai lavori del mondo della fotografia. Con progetti come Genesis cerchiamo proprio di allagare sempre di più il coinvolgimento comprendendo un auditorium più vasto possibile per avvicinarlo al concetto di fotografia come uno dei media più comunicativi delle arti visive.

Jože Suhadolnik, Istanbul, 2013

Jože Suhadolnik, Istanbul, 2013

Nello specifico quali sono i giovani talenti sloveni della fotografia? Su che temi lavorano e che riflessioni affrontano nelle loro ricerche? Qualche nome?
La grande notizia di questa primavera, sulla scena fotografica slovena, è stata di sicuro il World Press Award assegnato ai due fotografi sloveni Matic Zorman e Matjaž Krivic. Zorman, ancora molto giovane ma certamente uno dei più promettenti giovani fotografi sloveni, ha vinto il primo premio nella categoria People. L’immagine mostra un bambino coperto con un impermeabile mentre aspetta in fila per registrarsi presso un campo profughi a Presevo in Serbia il 7 ottobre 2015. Krivic ha vinto il secondo premio con l’immagine di un minatore in pausa sigaretta prima di tornare nella miniera a Bani, nel Burkina Faso, il 20 novembre del 2015.
La Slovenia ha una forte tradizione foto-giornalistica che – principalmente iniziata negli anni ‘70 con le importanti testate che pubblicavano seri e significativi reportage – prosegue nella nuova generazione aggiornando quell’approccio peculiare. Molti giovani fotografi viaggiano molto e lavorano a progetti a lungo termine. Potrei citarti Ciril Jazbec, Franko Jošt, Boštjan Pucelj, Uroš Abram e Jaka Gasar, ma ci sono ancora numerosi altri fotografi, molti dei quali con ambizioni che hanno un orientamento ancora più artistico.

Info: www.mgml.siwww.photonicmoments.net

Tratta da Espoarte #93.

LEGGI IL FOCUS LUBIANA #1: clicca qui.

LEGGI IL FOCUS LUBIANA #2: clicca qui.

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