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RAVENNA | MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna | 15 dicembre 2013 – 12 gennaio 2014 

Intervista a ILARIA BIGNOTTI di Matteo Galbiati

Il Museo MAR di Ravenna torna a presentare, per la sua sesta edizione, uno dei suoi appuntamenti più attesi e caratteristici: Critica in Arte. Il collaudato format, ideato e voluto da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo romagnolo, pone al centro dell’attenzione non solo l’arte giovane, ma anche la riflessione critica della nuova generazione di critici e storici dell’arte che la sostengono. Accanto agli artisti emergenti trovano, quindi, uno spazio peculiare anche le voci e le idee critiche che li accompagnano, rendendo ogni mostra l’esito di un binomio che fonda la propria dinamica su uno stretto rapporto, confronto e dialogo. Un percorso parallelo che negli anni ha dato conto di linee e tendenze dell’arte contemporanea declinata nelle ricerche più attuali, ponendo questo tris espositivo come una delle occasioni di approfondimento e verifica più sperimentale di ogni altra esperienza affine. Proponiamo un’intervista congiunta ai tre curatori scelti per l’edizione targata 2013 di Critica in Arte: Ilaria Bignotti (che presenta Francesca Pasquali), Davide Caroli (che presenta Eron) e Silvia Cirelli (che presenta Silvia Giambrone).
Iniziamo con Ilaria Bignotti:

Ilaria BignottiCritica in Arte non è solo momento per cui un artista giovane accede all’esposizione in un museo, ma protagonista è anche la critica che lo sostiene. Come valuti questa esperienza?
Il mio modo di lavorare con gli artisti si basa su due aspetti imprescindibili: il dialogo come capacità anche di sapere ascoltare e la com-partecipazione alla loro ricerca che deve essere di arte e vita assieme. Non conosco altro metodo, non credo al distacco tra opera d’arte e testo critico né alla separazione del critico dalla persona e dal luogo dove si crea, dove si costruisce, dove si allestisce. In tutto questo, non ho mai influenzato un artista, ho sempre lasciato che lavorasse secondo la propria direzione. O meglio: abbiamo sempre lavorato assieme, in un confronto incessante e vivo. Credo in questo dialogo, davvero, è la cosa a cui do più valore. Anche tra critici. Critica in Arte penso che nasca da e riconosca tutto questo: per cui, è e resterà una esperienza importantissima. 

Che progetto hai sviluppato con il tuo artista per la mostra al MAR? Quali sono i contenuti specifici che avete voluto mettere in evidenza?
Il lavoro di Francesca Pasquali è attuale, indaga le relazioni tra naturale e artificiale attraverso il riuso critico di prodotti e materiali del nostro tempo; conosce e approfondisce ad ogni intervento le reazioni e le relazioni tra opera e fruitore, si relaziona con lo spazio nel quale la sua opera è situata in modo consapevole e nuovo, riflette sulla mutevole potenzialità dei materiali plastici e industriali. È legato alle moderne tecnologie, parla di interazione e interdisciplinarietà. Sa adattarsi al mondo che cambia con esso. È architetturale e scultoreo. Primordiale e modernissimo. 

Come vi siete conosciuti e incontrati? Da quanto tempo lavorate assieme?
Ci siamo conosciute attraverso le selezioni di un Premio d’Arte. Avevo aperto una delle tante casse e vi trovai due sue opere scultoree. Pulp e Cris. Avevano qualcosa di violento, di coinvolgente, di forte e di elegantissimo. La chiamai dopo il Premio. Era il 2007, credo verso febbraio. Da allora abbiamo spesso lavorato insieme. Abbiamo allestito tante mostre, in spazi pubblici, privati, in occasione di premi. La cosa che più mi affascina è la sua capacità di lavorare con la materia e di agire nello spazio. Il suo lavoro è carico di colore, è multiforme, è mutevole e in perenne metamorfosi. Eppure trasmette pace, silenzio, profonda finitezza, ordine delle cose.  

Francesca Pasquali, Frappa, 2012, cm 200x130 Courtesy Tornabuoni Arte Contemporanea

Perché hai scelto proprio quest’artista per Critica in Arte?
La contemporaneità delle sue opere è anche nella loro straordinaria capacità di dialogare con linguaggi e forme antichissimi, classici, moderni. Al MAR non potevamo non ragionare sul ruolo della sua ricerca rispetto all’arte musiva e a questa relazione guarda la scelta delle opere esposte, oltre a rendere espliciti i temi centrali del suo intero lavoro. L’arte, citando a memoria una riflessione che un grande artista degli Anni ’60, Paolo Scheggi, fece riprendendo Leibniz, deve essere “chargé du passé et gros de l’avenir”. Francesca Pasquali è un’artista colta, che sa dimenticare a memoria la storia, portandone il peso e guardando sempre al di là del presente.

In cosa credi sia indicativa della contemporaneità la sua ricerca? In cosa è attuale?
La sua ricerca è coerente, nasce da una profonda analisi della situazione contemporanea, segue la direzione della relazione con lo spazio e con i materiali plastici e industriali. Sa di essere figlia delle ricerche monocrome e oggettuali degli Anni ’60, alle quali il suo lavoro è stato giustamente avvicinato. Al contempo, dimostra di avere assimilato gli insegnamenti delle avanguardie programmate, al punto che in occasione di una sua monografia il confronto con le prime ricerche di Alberto Biasi, anch’egli partito dalla astrazione del dato naturale, fu necessario. Il suo lavoro sa trovare una nuova vita nelle cose che banalmente pensiamo di conoscere: in un rutilante assemblaggio di oggetti d’uso comune, Francesca Pasquali si fa creatrice di nuovi mondi, venuti fuori da un antichissimo dissidio tra la materia e la forma, dissidio oltremodo attuale nello stesso frangente: in questo inno alla energia delle cose, e dell’uomo che le sa ri-creare, è contemporanea Francesca Pasquali. Dal progetto, indaga il processo della visione. L’ho scelta per tutto questo.

Francesca Pasquali, Setola rossa, 2010, cm 30x30x8, Collezione privataUna mostra, un catalogo, un’opera che entra nelle collezioni: quali scelte avete operato?
Abbiamo scelto innanzitutto di riconoscere l’importanza della sede, e di onorarla, attraverso un’opera assolutamente inedita, una composizione di piccoli oggetti ludici che sapranno svegliare innumerevoli immagini e scuotere la fantasia del visitatore. Abbiamo poi lavorato su un’altra installazione appositamente creata per lo spazio, componendo la serie delle Setole monocrome in un mosaico policromo. Abbiamo presentato altri due lavori che riusano i materiali plastici prettamente industriale: Frappa, opera parlante, metafora della volubile mutevolezza dell’arte, forse un alter ego di Francesca; Nero, una presenza che nasce dalla parete, in essa pare vivere; alcune Straws che rivendicano la libertà dello sguardo di ciascuno di creare una propria immagine: l’immaginazione al potere deve essere un grido attuale. 

Cosa può rappresentare per un critico e per un’artista un’occasione come quella offerta da Critica in Arte?
Sicuramente un momento di crescita e di confronto con altre ricerche, con critici di alto livello, con artisti anche. È ancora quel dialogo di cui dicevo poco fa. Un dialogo possibile in una sede d’eccezione: un’istituzione museale dove la scientificità e la ricerca storico-critica sono ancora dei valori, e dove si crede nella sperimentazione. Non nella sperimentazione tout-court, ma nella sperimentazione dell’intelligenza e della contemporaneità, nel rispetto della storia. Dove si crede nel pubblico e non gli si rifilano educati percorsi e (in)quietanti passeggiate prive di contenuto. Siamo ovviamente contentissime.

Quali programmi hai per il futuro con l’artista che hai presentato? State lavorando a qualche progetto specifico?
Proseguire nella collaborazione. Abbiamo in progetto un lavoro di analisi critica di una ricerca sulla relazione tra le opere e il video, nell’ottica della interazione cinematica e cinetica e della interdisciplinarietà. Abbiamo future mostre che saranno momenti di dialogo e di riflessione. Nuovi materiali si stanno profilando che porteranno anche a nuove ricerche, dei quali una preview è nell’opera inedita che presentiamo in mostra. Ma il progetto più grande al quale da sempre lavoriamo è uno solo: l’arte. 

Critica in Arte 13
Francesca Pasquali a cura di Ilaria Bignotti, Eron a cura di Davide Caroli e Silvia Giambrone a cura di Silvia Cirelli
progetto di Claudio Spadoni
in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna
con il sostegno di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna 

15 dicembre 2013 – 12 gennaio 2014

MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna
Via di Roma 13, Ravenna 

Orari: martedì, giovedì e venerdì 9.00 – 13.30 e 15.00 – 18.00; mercoledì e sabato 9.00 – 13.30; domenica 15.00 – 18.00
Ingresso libero

Info: +39 0544 482477
info@museocitta.ra.it
www.mar.ra.it

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