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VARESE | Villa e Collezione Panza | 19 maggio – 5 settembre 2021

di MATTEO GALBIATI

Chiara Dynys con Sudden Time – mostra che, nella splendida cornice di Villa e Collezione Panza a Varese, condivide in un progetto parallelo con l’artista Sean Shanahan – si concentra totalmente sulla luce attraverso una serie di opere site-specific che hanno la forza persuasiva di coinvolgere e assorbire lo sguardo dello spettatore proiettandolo in una dimensione differente di cui lui solo è l’ultimo referente, capace di determinarne ogni volta il senso profondo, i rimandi e le eventuali differenti storie ed esperienze.
La luce per Dynys è materia e strumento del proprio agire e del proprio pensiero: con questo impalpabile elemento riesce ad amplificare il valore di ogni sua proposta scardinando i parametri usuali di tempo e spazio. Ritroviamo una luce che diventa metafora della storia, evocazione di un vissuto che, volente o nolente, fa parte già di noi e adesso sa innestarsi, con il suo clamoroso apparire, nel nostro momento, dentro al nostro presente e ne riattiva il nuovo orizzonte conoscitivo. L’artista è guida demiurgica che, recependo il mezzo più vitale e potente, lo domina e lo orienta, lo piega ad un volere poetico che sa essere pensiero tangibile per chiunque lo incontra e lo percepisce. Ogni opera è, quindi, atto di verifica e di scambio; è messa in prova delle nostre capacità e possibilità; è azione di apertura di un luogo d’incontro e di scambio; è essenziale icona che trasporta in altre dimensioni.

Chiara Dynys, Camini delle Fate, 2020-21, 34 vetri in casting con centro in foglia oro 24 carati, 7 pannelli, 2 ante laterali in MDF, struttura in legno, sacchi di zavorra, regoli e piedini in metallo, 310x968x128 cm, FAI – Villa e Collezione Panza, Varese © Magonza, Arezzo Photo Michele Alberto Sereni e Natascia Giulivi

Alimentata dalla semplicità pura delle forme geometriche, la luce in lei deflagra con tutto il peso della sua verità e abita luoghi e sguardi, rivelandosi nel reale e, al contempo, riproponendosi come qualcosa di trascendente che, una volta mostrata la consistenza della realtà, riporta ogni cosa ad un nuovo ordine. Non ha, quindi, bisogno di troppi orpelli o di ridondanti eccedenze Dynys per spingere oltre la percezione di chi guarda, anzi, appropriandosi di quella semplicità totalizzante che Giuseppe Panza di Biumo cercava negli artisti, porta ad uno statuto potente il suo messaggio proprio perché orientato e senza equivoci, lucido nell’esattezza del suo pronunciamento.
Si è spesa con grande impegno Dynys per questa mostra e ciascun lavoro attesta questo dovere di chiarezza per chi guarda e di omaggio per il compianto mecenate che ne aveva da sempre apprezzato il lavoro, ma anche per il luogo espositivo per il quale ha concepito un progetto puntuale e in linea con lo spirito delle ricerche che qui si sono sempre promosse e sostenute. Si percepisce affetto e responsabilità in questo allestimento, ma anche la volontà di essere, se possibile, più forte dell’idea che ha animato tutto. Missione che, stigmatizzando la superficialità di molto contemporaneo, a lei riesce perfettamente.

Chiara Dynys, Giuseppe’s Door, 2020-21, vetro opalescente, luce proiettata, base in legno con cemento rastremato a mano, 60x48x12 cm, FAI – Villa e Collezione Panza, Varese © Magonza, Arezzo Photo Michele Alberto Sereni e Natascia Giulivi

Se si inizia la visita dai giardini, nel grande prato antistante la Villa, in un angolo in cui pare connettere questo luogo alla città che si staglia in un orizzonte più basso, troviamo la monumentale Giuseppe’s Door: omaggio a Giuseppe Panza di Biumo, questa scultura simula una porta che, pur solida nella sua trasparenza, è un’evanescente soglia la cui concretezza diventa incerta e destrutturata nelle forme e nelle consistenze. Il suo rigore è rotto, o meglio dire è animato, da materiali fotosensibili che le permettono di mutare la propria luminosità (e quindi consistenza) in funzione delle condizioni luminose dell’ambiente. Di giorno si “carica” con la forza dell’energia solare mostrando una colorazione, al buio rilascia quell’energia rompendo l’oscurità con un nuovo apparire diverso. Questo aspetto “fantasmatico” dell’evento luminoso lo ritroviamo anche nelle forme opalescenti e variabili dell’altra opera omonima, una Giuseppe’s Door di dimensioni più contenute che, esposta nell’ambiente oscurato della seconda rimessa delle carrozze, nella variazione della sua illuminazione accoglie il cromatismo luminoso capace di mutarne la consistenza e la forma. Questo cambiamento del colore della luce si muove all’unisono con quello della terza stanza dove, la nuova grande installazione luminosa Melancholia, si carica di un valore semantico peculiare: l’astrazione della figura del cerchio che, proiettata su tre pareti, si dilata o restringe al ritmo del variare cromatico, invita lo sguardo a pensarlo non come figura, ma come evento siderale. Una luna nel passaggio delle sue fasi o un pianeta durante un’eclissi, sono temi che accrescono l’immedesimazione “romantica” nella nuova eccedenza di valori e di senso che lo sguardo vi legge.

Chiara Dynys, Melancholia, 2020-21, proiezione video, 328×583 cm (x 3 proiezioni), FAI – Villa e Collezione Panza, Varese © Magonza, Arezzo Photo Michele Alberto Sereni e Natascia Giulivi

La lasciamo per ultimo, anche se l’ordine del percorso non lo prevede, ma proprio perché più delle altre ci ha colpito particolarmente, lo straordinario intervento installativo intitolato Camini delle Fate che, all’interno della scuderia piccola, si presenta come una grande parete luminosa composta da trentaquattro frammenti rettangolari di vetro la cui trasparenza illuminata trasporta un cromatismo unico interrotto, al suo interno, da una banda scura costituita da un prezioso inserto in foglia oro 24 carati (che, in realtà, è la vera soglia di luce dell’opera). La dimensione prospettica, l’insieme complessivo, le singole costituenti, le associazioni e gli spunti di connessione aprono un dialogo con la storia dell’arte che qui pare riassumersi nella complessa semplicità del suo tutto. Se il riferimento del titolo è alle abitazioni di eremiti ed anacoreti nelle conformazioni geologiche caratteristiche della Cappadocia, non possiamo che ritrovare, nella precisa contemporaneità linguistica adottata dall’artista, una connessione al tempo della nostra storia e agli spunti universali della sua trascendenza. C’è la prospettiva Rinascimentale, l’onnipotenza delle vetrate gotiche, l’immanenza dell’oro bizantino, … Ognuno sa leggervi qualcosa di esclusivo e autentico e, così, l’opera agisce nuovamente come soglia da attraversare, finestra cui affacciare lo sguardo oltre la transizione che si accoglie, su un qualcosa che, luce e colore, sanno mettere in evidenza e restituire come immaginario sentito e vivo. Attuale in tutta la sua potente vitalità.

Chiara Dynys, Look at You, 2019 (collana), argento, smalti, 9 pezzi Credits Marco Rodigari | BABS Art Gallery, Milano

Il tempo improvviso è, alla fine di questa significativa esperienza visiva, quello che ci coglie osservando, riflettendo, lasciandoci assorbire dalle suggestioni, respirando la potenza impagabile del binomio luce-colore. Le opere allora attraversano la nostra emotività, diventano svelamento e rivelazione e, in questa induzione empatica, Dynys ci spinge ad un nostro peculiare atto creativo che, attraverso la vivibilità circostanziata e contingente, si catalizza e compie attraverso la mediazione dell’opera. Ogni lavoro è suggerimento che l’artista propone – pur con tutta la propria finita e determinante narrativa – e detta il proprio ritmo che asseconda l’attimo e il luogo, che si amplifica in quella sua incoglibile totalità.
Dynys ci fa anche comprendere bene come l’ispirazione non sia una menzogna, un ritrovato, un espediente, e come non possa mai essere rito facile nell’occasione, ma quanto la concentrazione e la forza determinante del sentimento debba accompagnarsi all’opera che, nell’esito finale, sa (e deve) abbracciare le intenzionalità dell’altro. In questo modo la capacità di osservare, sentire e vedere oltre dell’artista incontra quelle verità nuove che ne arricchiscono la testimonianza.
Quasi mostra nella mostra è poi la vetrina che, nel bookshop della Villa, accoglie i gioielli d’artista che Chiara Dynys ha prodotto in collaborazione con BABS Art Gallery di Milano. Queste piccole creazioni, vere e proprie sculture in scala ridotta adatte per essere indossate, riassumono i temi e le tipologie delle sue serie di lavori più celebri e, senza tradirne il senso, riportano nella preziosità dei materiali il valore delle visioni e dei significati che nel tempo la ricerca dell’artista ha maturato e conseguito. Una vera e propria “squisitezza” che attesta, attraverso questi gioielli, tanto la sua coerenza, quanto la sua versatilità creativa.

Chiara Dynys. Sudden Time
a cura di Anna Bernardini e Giorgio Verzotti
main sponsor Berengo Studio, Fondazione Berengo
sponsor tecnici Della Camera, Luce 5
in collaborazione con BUILDING, Casamadre arte contemporanea, Luca Tommasi arte contemporanea, BABS Art Gallery, Palazzo Maffei, Wem Contemporary Art Platform
catalogo Magonza Editore

19 maggio – 5 settembre 2021

Villa e Collezione Panza
Piazza Litta 1, Varese

Orari: tutti i giorni esclusi i lunedì non festivi ore 10.00-18.00 (chiusura biglietteria ore 17.15)
Ingresso intero €15.00; studenti 19-25 anni €10.00; ridotto 6-18 anni €7.00; speciale famiglia 2 adulti+2 bambini €35.00; gratuito fino ai 5 anni e Iscritti FAI

Info: +390332283960
faibiumo@fondoambiente.it
www.fondoambiente.it

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