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FAENZA (RA) | Museo Carlo Zauli | 16 dicembre 2018 – 15 febbraio 2019

Intervista a FRANCESCO SIMETI di Irene Biolchini

Lo scorso 15 dicembre è stato presentato al Museo Carlo Zauli Heirloom con due eventi: la presentazione della mostra Uncinata, che espone le due sculture realizzate da Simeti nel corso della residenza presso il Museo, ed un workshop aperto ai ceramisti. Eppure Heirloom non è solo una mostra e nemmeno un workshop, ma un progetto di collaborazione e trasmissione dei saperi tra generazioni e competenze. Ripartendo dalla tradizione per dimenticarla.

Posso chiederti come nasce l’idea di questo progetto collettivo  al Museo Carlo Zauli?
Anzitutto vorrei fare una digressione perché questo progetto nasce dall’esperienza fatta a Montelupo. Il progetto che ho realizzato durante quella residenza avrebbe dovuto essere diviso in due fasi: la realizzazione dell’aspetto tridimensionale in bottega da Tuscany con Luca Vanni e la successiva decorazione da Sergio Pilastri (esperto decoratore di maiolica). Tuttavia appena cominciato a lavorare ci siamo resi conto che i due materiali non erano realmente compatibili perché il galestro, la terra usata da Tuscany, era molto grezzo e non si sposava con la delicatezza della maiolica. Di conseguenza, ho portato avanti due progetti separati ed autonomi e il progetto da Pilastri quindi è diventato autonomo ed è stato un ripensamento della decorazione ripartendo dalla tradizione montelupina. Dopo aver fatto una lunga visita al museo, ed aver scelto una serie di piatti storici ho rielaborato le cifre della decorazione montelupina in un pattern più contemporaneo (che poi Sergio ha translato e dipinto a mano su dei pre-lavorati), esattamente come stanno facendo oggi i decoratori coinvolti allo Zauli.

Francesco Simeti e Sergio Pilastri, Brocca, 2017 ph Mario Lensi

Dalla tua descrizione risulta chiaro come è nato il workshop, cosa puoi dirmi invece della tua esperienza di residenza al Museo Carlo Zauli?
I pezzi dell’installazione Uncinata sono stati realizzati in una residenza di quattro giorni, in tempi ceramici in un lampo. Mi ero fatto preparare dei cilindri al tornio e avevo chiesto al museo di reperire una serie di stampi o matrici di foglie tradizionali, da cui ricavare degli elementi da assemblare sopra i cilindri. In aggiunta agli stampi della tradizione ho poi realizzato delle mie matrici. Questa operazione mi ha consentito di costruire molto velocemente i pezzi. L’idea di fondo è quella di trovare delle cifre decorative che vengano dalle fonti più disparate: dalle varie tradizioni ceramiche italiane per spingersi oltre i confini nazionali, l’Asia, il Portogallo e riunirle quasi come fosse un collage e come se le sculture fossero dei compendi stilistici. Uncinata è da considerarsi solo il principio di questa operazione che vorrei portare avanti costruendo un alfabeto trans-nazionale e senza confini.

Workshop al Museo Carlo Zauli, ph Giulia Cavina Gruppo Fotografia Aula 21

Quello che mi sembra molto interessante in questo progetto è la tua volontà di creare un oggetto che vada aldilà del meccanismo di conoscenza e tradizione di ogni singola parte. Tramite uno studio progettuale delle fonti mi sembra che tu possa arrivare ad un risultato finale molto libero e, al tempo stesso, trans-nazionale, slegato rispetto alle tradizioni da cui parte.
Esatto, il progetto prevede due fasi, la prima di studio, reperimento e catalogazione delle varie cifre stilistiche storiche, una fase più calcolata e progettuale per l’appunto. Una seconda, di realizzazione in cui l’assemblaggio procede in maniera più rapida e intuitiva, con la libertà di utilizzare elementi delle varie tradizioni. Elementi che magari dai non addetti ai lavori siano soltanto riconoscibili per grandi linee, come asiatici o occidentali ma che invece ad una più attenta lettura possano parlare della loro specificità culturale e geografica.

E questo processo è nato proprio dall’esperienza montelupina nel senso che forse è stato proprio il contatto con una realtà produttiva italiana, che molto spesso è legata anche ad una tradizione familiare, di piccoli nuclei che si tramandano il sapere, ad averti ispirato la contro-tradizione…
Sì certo le strutture che ho frequentato negli Stati Uniti sono diverse da qualunque scuola ceramica italiana, che non può prescindere da una scuola tradizionale. In questo senso non avere degli stampi o una tradizione artigianale mi ha dato la libertà di sperimentare, di lavorare fuori dai confini. Ed è a seguito di quella libertà operativa, credo, che mi sono sentito di lasciarmi andare e riunire gli elementi di diverse tradizioni senza gerarchie.

Francesco Simeti, Uncinata. Foto: Andrea Piffari

Il progetto al Museo Zauli parte dalla foglia uncinata, che ovviamente è un termine botanico, ma porta con sè una certa aggressività terminologica e volevo chiederti in che misura questo contrasto ti affascina.
Il legame tra botanica e “minacciosità” in realtà nasce per la mia personale da Francesca Minini nel 2016. Ero incappato nel termine botanico “a forma di alabarda”. Da qui il titolo stesso della mostra, Armed Barbed and Halbert Shaped, a cui è seguita l’ideazione e la realizzazione dei lavori, una sorta di percorso al contrario. La pulsione e l’antagonismo che gli esseri umani hanno nei confronti della natura sono al centro della mia ricerca da diversi anni. L’idea di queste piante come armi, di cui non ci capisce da cosa si difendano, e da chi, mi è sembrato un modo molto interessante per descrivere una tipica condizione contemporanea dell’uomo di porsi al di fuori della natura, come se non ne facesse parte e non avesse bisogno di rispettarne le leggi. Con la sua ambiguità il termine uncinata diventa un’ulteriore riflessione sullo stesso concetto e comprende quella parte della mia ricerca in cui la bellezza del dato naturale non nega una certa pericolosità, e ciò che attrae è allo stesso tempo minaccioso e respingente.

 

FRANCESCO SIMETI. Uncinata
in collaborazione con: Accademia Belle Arti Bologna, Accademia Belle Arti Ravenna, Podere La Berta, Gruppo Fotografia Aula 21

16 dicembre 2018 – 15 febbraio 2019

Museo Carlo Zauli
via Della Croce 6, Faenza (RA)

orari: mar – sab 10 / 13 e su appuntamento
ingresso gratuito

Info: +39 0546 22123
+39 333 8511042
museocarlozauli@gmail.com
www.museozauli.it

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