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ALBISSOLA MARINA (SV) | CASA MUSEO JORN

di Livia Savorelli

Sono molti i significati che si possono attribuire al termine “Casa”, alcuni dei quali afferiscono più ad una dimensione soggettiva e personale che non dichiaratamente oggettiva. Seguendo questa visione, la “Casa” può essere il luogo del nostro privato o un posto che ci fa stare bene, quello in cui si concentrano le nostre relazioni più intime, dove interagiamo con i nostri affetti più cari o con le persone a noi legate dalle più svariate affinità. Quante volte abbiamo pensato o ci siamo detti “qui, mi sento a casa”.

Casa Museo Jorn, courtesy of the artist & Casa Museo Jorn, Ph. Giacomo Porfiri

Il luogo, secondo questa accezione, diviene il centro della relazione, che è a sua volta il motore dell’esperienza generatrice che da lì si sviluppa. È questo il caso ad esempio di Casa Museo Jorn ad Albissola Marina (SV), all’origine una casa colonica sulle colline di Albissola che Asger Jorn ristrutturò, insieme all’amico Berto (Umberto Gambetta, nda) tra il 1957 e il 1973, mettendo in pratica le sue teorie sull’abitare (“la casa non deve essere una macchina per abitare, bensì una macchina per scioccare, impressionare, una macchina d’espressione umana e universale. Ecco la nuova architettura”, affermava Jorn) e facendola diventare un’opera d’arte totale. Quella stessa “Casa” divenuta, a partire dal 2014, una casa-museo aperta al pubblico e alle sperimentazioni del contemporaneo. La residenza d’arte è, in questo contesto, uno dei modi più autentici di rapportarsi ad un luogo e di contribuire a delineare nuove narrazioni a partire dalla sua storia, una modalità poetica (anche qui ci viene in aiuto Jorn, ricordandoci che la poesia si trova anche nei bisogni essenziali dell’esistenza, quindi anche nella semplice condivisione del pane e del vino) che si sviluppa, attraverso il viaggio, e permette di attuare un percorso di resilienza (vivere un’esperienza meditativa e creativa al di fuori delle regole del mercato) e condivisione (la convivenza e la quotidianità da vivere insieme che la residenza comporta fungono da collante nei rapporti umani). Nel caso di Casa Museo Jorn, “la sua tensione naturale a tornare a vivere come casa e laboratorio” come ci ricorda Luca Bochicchio uno dei soci fondatori dell’Associazione Amici di Casa Jorn – emerge nel maggio 2023, a 50 anni dalla morte di Jorn, quando diviene nuovamente e contestualmente casa e luogo della creazione, facendo interagire l’architettura del luogo con la natura che le si sviluppa intorno. Questo avviene con la residenza, iniziata proprio sul finire del maggio 2023, di tre artisti – David Adamo, Giacomo Porfiri e Wolfgang Staehle – e la successiva mostra di restituzione di questo processo, A Casa. Una situazione fieramente contraria al degrado della vita quotidiana, curata da Paola Gargiulo e Cecilia Nastasi.

A Casa, exhibition view, courtesy of the artist & Casa Museo Jorn, Ph.Giacomo Porfiri

E se è vero che gran parte dei problemi dell’umanità sono riconducibili ad un individualismo ed egoismo dilaganti, all’incapacità di considerarsi parte di un qualcosa, al non sapere prendersi “cura” – dell’altro da sé e del nostro pianeta che rappresenta l‘unica Casa che abbiamo – le “situazioni”, fieramente contrarie al degrado della vita quotidiana, messe in atto dal trio di artisti di base a Berlino, nel loro essere così ancorate alla semplicità del vivere quotidiano e stimolate dal vivere in modo totale Casa Jorn e il suo intorno, hanno dimostrato come l‘impermanenza e la dimensione limitata nel tempo dell’esperienza condivisa amplifichino sempre la portata emozionale e la sedimentazione della memoria, a partire dal grande lascito di Jorn che, questa casa, l’ha voluto aperta, colma di esperienze, in un costante flusso di vita e di vite.

A Casa, exhibition view, courtesy of the artist & Casa Museo Jorn, Ph.Giacomo Porfiri

Come scrive Stella Cattaneo, Presidente della succitata associazione, «ci sono due dimensioni che possono fornire chiavi di lettura di A Casa e caratterizzare le differenti stanze, rilette e rivissute dagli artisti in una situazione fieramente opposta al degrado della vita quotidiana, come recita il titolo completo della mostra: il senso del sacro e il senso della condivisione, tanto nella vita quanto nell’attività artistica, a cui non è estranea la festa e l’ironia».

Giacomo Porfiri, Putting green, porcelain, 2021, courtesy of the artist & Casa Museo Jorn, Ph. Giacomo Porfiri

Con queste chiavi di lettura, il processo – artistico e creativo – è la summa di una serie di azioni semplici, condivise a tal punto da far perdere alcune volte il confine dell’autorialità: far crescere, intorno alle concrezioni scultorei del giardino, piante di basilico destinate a diventare un profumato pesto da consumare in condivisione, convivere con delle galline, quale elemento di richiamo alla memoria della casa aperta ad accogliere animali di ogni tipo, a cui riservare adeguati giacigli, disseminare la casa e il giardino di elementi simbolo di un passaggio, di un momento di intensa quotidianità vissuto in quel luogo (come non ricordare la buccia d’arancio in ottone abbandonata sul termosifone di una delle camere da letto oppure il donut anch’esso in bronzo con tanto di morso, collocato in modalità scultorea nella veranda oppure i residui dei Savoia cookies sul tavolo in cucina).

Il pesto più buono del mondo, 2023, courtesy of the artist & Casa Museo Jorn, Ph. Giacomo Porfiri

Ironia, ma forse anche un monito a “prendersi cura”, nello strano cartello “Vendesi”, con tanto di telefono da contattare, che campeggiava sul parapetto del balconcino del Pensatoio e che ha destato non poche preoccupazioni negli albissolesi.

«Chi, come me, si è occupato della curatela della mostra, è stato spettatore privilegiato di un processo creativo in continua evoluzione: il quotidiano, rispettoso e costante scambio tra gli artisti e il luogo che li ha ospitati. Giorno dopo giorno gli spazi museali, tornati ad essere realmente spazi abitativi, mutavano grazie all’azione combinata di Adamo, Porfiri e Staehle fornendomi nuovi stimoli di riflessione, invitandomi ad osservare dettagli della casa arricchiti di nuovi significati. Un continuo divenire prima dell’allestimento definitivo che, durante gli orari di apertura, era condiviso con i visitatori del museo. E proprio questi ultimi, grazie alla presenza dei tre artisti, terminavano la visita avendo vissuto e compreso appieno la potenza e la vitalità del luogo», scrive Paola Gargiulo, curatrice della mostra insieme a Cecilia Nastasi.

Non possiamo che sottolineare come la proposta di Casa Museo Jorn, in questa estate 2023, abbiamo centrato nel segno, riportandola ad essere fucina di vita e di creatività, di dialogo libero e partecipato con i visitatori che, sicuramente come me, si sono sentiti felicemente a casa.

Ebay, Australian Hen, courtesy the artist & Casa Museo Jorn, Ph. Giacomo Porfiri

Info: www.amicidicasajorn.it
www.museodiffusoalbisola.it 

 

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