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BRESCIA | Kanalidarte | 18 gennaio – 28 febbraio 2014

di SARA POLOTTI

Prima c’è Klein. Il suo International Klein Blue è noto a tutti.
Yves Klein, La Terre Bleue, 1957 circa Courtesy Kanalidarte, BresciaPoi c’è Manzoni. Un bianco che è achrome, come dice l’intitolazione, senza cromia, ma con una presenza fisica che è soggetto.
Nel mezzo, Aubertin. Rosso. Rosso fuoco. Nominalmente e fisicamente.
Kanalidarte, galleria nel vecchio cuore di Brescia, dedica alle diverse personalità consacrate alla monocromia un’esposizione forte che rivela intenti comuni e divergenze di pensiero dei vari artisti. “Colore. Assoluto. Aubertin Klein Manzoni”: questo il titolo della mostra.
L’incontro in un ristorante parigino tra Yves Klein e Bernard Aubertin si fa pretesto per l’esposizione: segnò infatti il percorso di Aubertin in un senso sempre più a tinta unita, e, nondimeno, rivelò a Klein la presenza di altri artisti “monocromi”.
Era il 1957. Klein invitò Aubertin nel suo studio. Fu una scintilla. E Aubertin, insoddisfatto dei suoi lavori, trovò nel blu dell’artista una via di fuga. Un blu asfissiante e da rielaborare, certo. Ma misticamente rivelatore.
Otto Piene, Miracle 2, 1976 Courtesy Kanalidarte, BresciaNella prima sala della galleria si trovano quindi a confronto le opere dei tre maestri contemporanei del (mono)colore: il blu profondo di Klein campeggia all’ingresso nel suo Table bleue, distesa di pigmenti sotto plexiglass, nel mappamondo (La Terre Bleue) e nella Victoire de Samothrace, completamente immersa  e riemersa dal colore kleiniano; il bianco di Manzoni si esplicita nella nuvola e in altri achrome (mentre il Fiato e la Merda d’Artista, immancabili, rappresentano silenziosi la sua arte più conosciuta); il rosso di Aubertin si fa spazio tra cartoni, libri, chiodi e bruciature in innumerevoli versioni, tangibile segno della sua irrequietezza artistica.
Ma è la seconda stanza che definisce l’esposizione in senso più fenomenologico, mettendo intelligentemente a confronto gli altri artisti degli Anni Sessanta che più si avvicinano, pur divergendo, all’arte aubertiniana: i volumi di Dadamaino, Otto Piene con le sue bruciature, Le Parc e Morellet a rappresentare il GRAV (la cui cromia piatta ha determinato l’accostamento – forse errato, forse sottovalutato – ad Aubertin) Aurélie Nemours, Arman, i ready made di Man Ray.
E se il pensiero corre immediato al Nouveau Réalisme un motivo c’è. Quello di Aubertin è effettivamente un nuovo realismo. Ma a quanto pare Klein era contrario al fuoco. E, quindi, anche Restany lo era.  

Colore. Assoluto. Aubertin Klein Manzoni

18 gennaio – 28 febbraio 2014

Kanalidarte
via Alberto Mario 55, Brescia 

Orario: dal martedì al sabato 15.30-19.30

Info: +39 030 5311196; +39 333 3471301
afracanali@gmail.com
www.kanalidarte.com

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