Intervista ad Andrea Mastrovito di Francesca Di Giorgio
Dopo aver vinto la terza edizione della rassegna Giorni felici a Casa Testori (2010) Andrea Mastrovito torna ad esporre, grazie al favore del pubblico, nella casa dove ha vissuto una grande figura del ‘900. Un’antologica in cui l’artista bergamasco, che lavora tra Bergamo e New York, propone una selezione di lavori, molti mai esposti in Italia, estratti dal suo percorso insieme ad opere realizzate per il luogo. Ogni stanza diventa la pagina di un racconto personale – dagli autoritratti a matita, disegni, collage, video proiezioni fino a lavori più recenti (1.100 libri tagliati a mano!) ad incisioni sui muri della casa e installazioni site specific – che si interseca alla vita di Giovanni Testori. Cos’hanno in comune? Una canzone – Bohemian Rhapsody dei Queen, da cui il titolo Easy come, easy go – colonna sonora degli ultimi giorni di Testori e trait d’union dei lavori, che spaziano tra i generi, e una data di nascita, il 12 maggio, casualità che riflette sulla ciclicità della vita e sulla consapevolezza che tutto, prima o poi, torna…
Francesca Di Giorgio: Conoscevi già la vita di Giovanni Testori e come ne sei entrato in contatto?
Andrea Mastrovito: A dire il vero, non conoscevo moltissimo la figura di Giovanni Testori, a parte averlo studiato un poco ai tempi del liceo. Una volta vinto il premio, ho pensato dapprima ad un’antologica. Quindi, visitando più volte la casa e confrontandomi con Julia Draganovic ed altri artisti, ho cominciato a pensare ad un progetto che, con un andamento sinusoide, toccasse punti salienti della mia vita e quella di Testori. Così, per me, la cosa più semplice, è stata parlare con chi in quella Casa aveva vissuto: i suoi nipoti.
L’invito agli artisti di Giorni Felici è quello di dialogare con una casa facendo ri-vivere un luogo per gran parte dell’anno disabitato. Che impressioni hai avuto nell’entrare in una casa ancora densa di memoria e soprattutto di volontà di ricordare la presenza di chi l’ha vissuto?
L’estate scorsa? Delle bellissime sensazioni: per la prima volta in vita mia sono tornato a visitare una mostra per 4 – 5 volte. Per quanto concerne l’inverno passato nella casa ad installare da solo, al freddo umido e intenso beh… provate voi a stare la notte in una casa disabitata piena di rumori dopo averci guardato, tra l’altro, una serie di film horror con i tuoi assistenti nelle prime notti di pernottamento!
Sette giorni, la serie con cui hai aderito al progetto nel 2010. Su cosa riflette?
Sulla ciclicità della vita, sugli affetti (nei sette giorni rappresento le persone a me più care), sulla necessità di circondarsi di ricordi e di farli rivivere ogni volta in cui qualcosa sembra venire meno. Come la settimana, che finisce e ricomincia ogni volta…
In Easy come, easy go siete tu e la casa (suggestioni e fantasmi compresi). Da dove hai iniziato a concepire il tuo intervento nelle stanze e come hai gestito gli spazi? Hai agito avendo in mente un risultato globale o una stanza alla volta?
Diciamo che il parto è stato davvero complesso, ho cambiato il progetto almeno venti volte, e l’ho fatto ogni volta col desiderio di restare il più possibile fedele a me ed al contempo allo spirito della casa. Sembra incredibile a dirsi, data la mole di lavoro fisico che è stato necessario per portare a termine il tutto, ma è stato molto più faticoso concepire l’intero progetto piuttosto che realizzarlo.
Il tutto, diciamo, ha preso una svolta decisiva nel momento in cui ho scoperto due cose:
1) Testori, negli ultimi giorni di vita, faceva rimbombare le stanze con le note di Bohemian Rhapsody dei Queen: da quel punto in comune ho cominciato a pensare ad un titolo (easy come easy go è appunto un verso della canzone) e ad una mostra che mettesse insieme pezzi apparentemente diversi ma cementandoli con un filo concettuale molto forte – come è appunto Bohemian Rhapsody, che spazia dall’hard rock al melodico, all’opera.
2) Il fatto che io e Testori siamo nati lo stesso giorno. Questo mi ha permesso di realizzare un percorso che alterna la mia vita alla sua, nelle stanze al piano superiore.
Nei progetti per Casa Testori torna sempre l’elemento della ciclicità.. che significato assume nel tuo modo di lavorare?
La ciclicità è sintomo dell’ineluttibilità della vita, e fonde i concetti opposti di speranza e rassegnazione. Nulla si crea, nulla si distrugge, citando Lavoisier. E, aggiungerei, vichianamente, tutto torna.
Nell’ultima intervista rilasciata al nostro magazine (quella in cui ti sei guadagnato anche la cover: Espoarte 52 aprile-maggio 2008) dichiaravi che ogni anno a Pasqua vai a Lourdes… Perdona l’intrusione ma pare che quest’anno avrai altro a cui pensare… Biennale di Venezia sì o no?
Uhm… quest’anno sarò a Lourdes per Pasqua, come d’abitudine. E la Biennale? Ah, quella è una cosa a cui non ho proprio pensato…
Il progetto in breve:
Easy come, easy go
a cura di Julia Draganovic
Casa Testori
Largo Angelo Testori 13, (via Piave angolo via Dante), Novate Milanese (MI)
Info: +39 02 552298370/371
www.associazionetestori.it
www.casatestori.it
1 aprile – 8 maggio 2011
In alto, da sinistra:
“Enciclopedia dei fiori da giardino – Pampurzini”, 2010, libri tagliati a mano
“Pindemonte”, 2009, intonaco inciso
In basso, da sinistra:
Libraries Are Not Made, They Grow, 2008
Appunti per una guerriglia , 2008