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Lorenzo Madaro da Lecce

La tua nuova ritualità quotidiana…
Molto semplice: mi sveglio, studio, leggo, lavoro, scrivo, faccio lezione on line con i miei studenti dell’Accademia di belle arti di Lecce, progetto; parlo al telefono o chatto ore ed ore al telefono con gli amici, cazzeggio. Poi faccio il giro dell’isolato. Ogni giorno vado al supermercato anche solo per comprare lo yogurt. Osservo attentamente tutti i dettagli che il mio sguardo incontra lungo la via: portoncini, persiane scrostate, balconi. Ogni tanto per strada incontro anche la mia prof di latino del liceo e le dico che è sempre in gran forma. E mi soffermo su angoli mai visti prima, dopo tanti anni che vivo in quella via che collega casa mia al supermercato. Poi guardo due o tre film a sera, ma dipende dalle serate. E vado a dormire. Ogni giorno così. A prescindere dagli ultimi giorni, in cui mi capita anche di evadere al mare: Otranto, Torre dell’Orso, tra due giorni andrò a Porto Selvaggio. In attesa di poter tornare a vedere mostre, musei, gallerie e studi d’artista a Roma, Milano e altrove.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Non mi mancano i ritmi massacranti, uscire di casa al mattino presto, magari i voli prima dell’alba, le lunghe giornate di lavoro intenso. Mi mancano molto i miei amici più cari, le belle serate, le passeggiate. Quindi mi manca poter rincasare tardi. E naturalmente mi mancano le mostre, le opere, la pelle delle opere.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Per quanto riguarda le gallerie: mi auguro che si torni presto a un impegno massivo negli spazi delle gallerie, magari con un impegno sempre più grande nei confronti degli artisti italiani, che meritano sostegno concreto. Ma penso che sia quanto mai importante, oggi più che mai, tornare negli studi degli artisti, magari in compagnia dei collezionisti. Penso sia importante tornare, tutti insieme, nei luoghi della creazione, del dialogo serrato e della progettualità: si deve fare squadra per consentire agli artisti – e a tutti noi – di avere spazi di confronto concreto. E dagli studi degli artisti dovrebbero ripartire anche i musei.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà? Stiamo capendo che si può vivere con meno mobilità?
Ci stiamo illudendo di questa capacità. Poi perderemo la memoria e torneremo a vivere, male, come prima.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Una cosa da fare? Vedere una bella mostra. Una cosa da non fare? Visitare una bella mostra on line.

Lorenzo Madaro è critico d’arte e curatore. Dopo la laurea magistrale in Storia dell’arte ha conseguito il master di II livello in Museologia, museografia e gestione dei beni culturali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Insegna Storia dell’arte e Fenomenologia delle arti contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Collabora con “Robinson” di Repubblica ed è critico d’arte dell’edizione romana dello stesso quotidiano. Tra le mostre recenti: Umberto Bignardi. Sperimentazioni visuali a Roma (1964-1967), Galleria Bianconi, Milano; Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro, Galleria Fabbri, Milano, 2019; ‘900 in Italia. Da De Chirico a Fontana (Castello di Otranto, 2018); To Keep At Bay, Galleria Bianconi, Milano 2018.

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