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MENDRISIO (SVIZZERA) | Museo d’arte Mendrisio | 27 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

di MATTEO GALBIATI

In questo inizio d’anno proseguiamo la nostra ricognizione su quelle grandi mostre che, in attesa di ricevere nuovamente il pubblico che meritano, costituiscono una preziosa circostanza per conoscere, riscoprire o approfondire grandi artisti e grandi capolavori e, per questo, le consigliamo ai nostri lettori con la speranza possano visitarle appena le condizioni lo renderanno possibile.
In questo senso, distintosi per la generosa offerta nella sua programmazione sempre di alto profilo e di ottimo rigore scientifico – di cui spesso ci siamo occupati – il Museo d’arte di Mendrisio (Svizzera) propone un ampio progetto espositivo che rilegge la ricca varietà di esperienze che hanno contraddistinto la rivoluzione pittorica condotta da André Derain (1880-1954).
Il merito principale di questa mostra, infatti, è proprio di permettere al visitatore di abbandonare quella certa immagine stereotipata che si ha dell’artista e che lo lega indissolubilmente all’esperienza del gruppo/movimento Fauve  movimento cui, con l’amico Henri Matisse, fu di certo uno dei massimi teorici ed esponenti per lasciar emergere lo spirito sperimentatore che ne ha tradotto il pensiero in opere rivoluzionarie. La versatilità attiva e l’immaginazione sempre tese al nuovo hanno costantemente spinto Derain ad orientarsi verso un superamento costante del dato acquisito, ponendo il suo operare non solo in linea con le tenenze più avanguardiste del suo tempo ma, spesso, facendogliele anticipare e addirittura prevedere.

André Derain, Geneviève à la pomme, 1937-1938, olio su tela, 92×73 cm, Collezione Geneviève Taillade © 2020, ProLitteris, Zurich

Se è assodata la forza dirompente della sua pittura, prima impegnata in una dissacrante e “selvaggia” manifestazione dell’autonomia espressiva del colore e poi reindirizzata ad un nuovo classicismo delle forme in una rinnovata e attualizzata interpretazione della tradizione, meno nota è la sua, seppur più ridotta, ricerca scultorea che è stata, allo stesso modo e con la stessa intenzionalità, in stretta coerenza con la primitiva essenzialità dei suoi temi pittorici.
La sua è, quindi, una prolifica immaginazione che, sempre controcorrente, non ha mai abbandono un legame stretto e necessario con la figurazione. Nonostante le sperimentazioni assidue e costanti, il variare delle modalità e delle materie del suo creare, i temi che ritornano sono quelli classici che la storia ci ha testimoniato nell’arte come la natura morta o il paesaggio, ma soprattutto quelli legati alla figura umana con i numerosi ritratti, i nudi o le composizioni in cui questa è protagonista.
Nelle sale del museo elvetico si susseguono una serie di capolavori che, per diversità e varietà, fanno spaziare la nostra ammirazione sulle esperienze diverse condotte dall’artista concedendo allo nostro sguardo di spettatori quella lettura esaustiva del senso e del significato dell’intellettualismo artistico di Derain nella sua interezza, nonostante le posizioni assunte fossero frastagliate e gli orientamenti spesso fossero bruscamente variati. Tale lettura copiosa è stata resa possibile grazie a significativi prestiti concessi da importanti collezioni oltre dall’attiva collaborazione con gli Archivi André Derain, testimonianza ulteriore di quanto questa mostra si configuri come un momento importante di valutazione, studio e analisi dell’opera di questo artista, tra i maggiori del Novecento.

André Derain, Le vieux gaulois, post 1938, bronzo, 39.5x14x18 cm, Collezione privata © 2020, ProLitteris, Zurich

A Mendrisio, in termini di numeri, compongono il percorso espositivo 70 dipinti, 30 carte, 20 sculture, 25 progetti per il teatro (tra scenografie e costumi) cui si uniscono illustrazioni di libri, ceramiche e notevoli materiali d’archivio che, come si diceva, sono il mezzo migliore per definire la narrazione sulla copiosa e vasta produzione dell’artista francese e per tracciarne il profilo culturale tanto singolare.
Considerazione ulteriore va rilevata osservando come il Museo d’arte di Mendrisio, che da tempo segue un “palinsesto” di mostre dedicate ai grandi maestri della modernità, abbia voluto porre un accento maggiore proprio sul Derain meno conosciuto e meno “letto”, impegnandosi in una rivalutazione peculiare, che riguarda la ricerca condotta dall’artista tra le due guerre – periodo in cui per alcuni artisti della sua epoca Derain pareva aver ormai esaurito lo spirito più corrosivo – quando, all’apice del successo, negli anni Trenta inizia a rivedere le posizioni più estreme assunte fino a quel momento, acuendo ancor più quell’andare ulteriormente controtendenza rispetto a quelle novità dirompenti ormai divenute lessico diffuso. Posizione questa che porta poi avanti sino alla morte avvenuta nel 1954.

André Derain, Le Maquignon, 1904-1905, acquerello su carta, 42.7×61 cm, Musée d’Art moderne, Troyes
Donazione Pierre e Denise Lévy, 1976 © 2020, ProLitteris, Zurich

Del resto la sua influenza aveva già toccato alcuni dei maggiori artisti della sua epoca e, oltre che di Mastisse, Derain fu amico anche di Braque (dipinse con lui a Parigi, cosa che gli fece apprezzare il suo primitivismo), di Picasso (cui fece conoscere quell’arte africana che tanto ebbe peso sulle scelte espressive dell’artista spagnolo), di Alberto Giacometti (il solo ad averne intuito la logica coerente del maestro, spinto verso l’estrema posizione di cogliere “il senso segreto delle cose”).
Queste testimonianze ci permettono di vedere come il suo pensiero fosse stato al centro di quell’effervescente contesto culturale che ha connotato i primi trent’anni del secolo scorso ma che, pure negli anni successivi, ha segnato sempre, pur sommessamente o in modo meno evidente, con la sua caratterialità così autenticamente singolare, il proprio tempo. Punto di riferimento per gli artisti giovani o solitario artista fedele alle proprie idee, Derain ha comunque continuato a percorrere il sentiero sperimentale di una visione che, nell’in-costante variare, non ha mai abbandonato e alla quale non ha mai rinunciato. Prescindendo sempre da ogni soluzione formale adottata nelle diverse stagioni della suo linguaggio artistico ha dichiarato una coerenza tanto individuale, quanto irripetibile.

André Derain. Sperimentatore controcorrente
a cura di Simone Soldini, Francesco Poli, Barbara Paltenghi Malacrida

27 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

Museo d’arte Mendrisio
Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio (Svizzera)

Orari: a seguito delle direttive del Consiglio Federale il Museo d’arte resterà chiuso fino al 22 gennaio 2021
Ingresso intero CHF/€12.00; ridotto CHF/€10.00; visite guidate su prenotazione

Info: +41 (0)58 688 33 50
museo@mendrisio.ch
museo.mendrisio.ch

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