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ROMA | Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea | 18 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

di ANTONELLO TOLVE

Per i cento anni dalla nascita di Mirella Bentivoglio, al secolo Mirella Bertarelli (Klagenfurt am Wörthersee, 28 marzo 1922 | Roma, 23 marzo 2017) la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in collaborazione con l’Archivio Bentivoglio nato nel 2019 grazie alle sue figlie Marina, Leonetta e Ilaria, ha disegnato, negli spazi che affacciano su via Ulisse Aldrovandi, una esposizione davvero generosa che – e in questo la curatrice Nicoletta Boschiero è stata alquanto puntuale – anche nel titolo (Quanto Ben – / ti voglio?) sembra richiamare filologicamente alla memoria una preziosa e pungente dichiarazione (indicazione) di poetica consegnata dall’artista qualche tempo fa. «Uso la parola come immagine dal 1966. E mai più di una parola per volta. Ma oggi uso quasi esclusivamente la pietra. Sono considerata, erroneamente, uno scultore, sia pure atipico; in realtà il mio lavoro si svolge, oggi come ieri, in un ambito totalmente poetico: tra linguaggio e immagine, tra linguaggio e materia, tra linguaggio e oggetto, tra linguaggio e ambiente. Ho dilatato l’uso della parola all’uso del simbolo: scelgo simboli universali, prelinguistici; matrici dei significanti, o, meglio ancora, matrici dei significati plurimi, dei significati aperti. […]. Utilizzo la forma dell’uovo come mio segno costante, emblema della vita, simbolo cosmico della perpetuità e dell’origine».

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

Critica d’arte e fine teorica, organizzatrice d’eventi esemplari (tra questi ricordiamo almeno Zonta International del 1971, l’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali del 1972, Poesia Visiva del 1973, I concettuali di Rio del 1975, Materializzazione del linguaggio del 1978, Volùmina. Il libro oggetto rivisitato dalla donna artista del nostro secolo del 1990), performer («forse ancor prima che poetessa Mirella Bentivoglio è stata performer», suggerisce, non a caso, Boschiero nel testo introduttivo al catalogo pubblicato nelle edizioni Tlon Aleph di Roma) e, soprattutto, poetessa aperta all’aperto di visioni che rompono l’ordinarietà per dar luogo a vivaci e mai scontate riflessioni sulla questione femminile, Bentivoglio rappresenta, di questo ne sono alquanto convinto, una delle voci più significative del secolo scorso, la cui prorompente forza sonora è data dalla potenza magnetica che è riuscita a stabilire tra l’universo della scrittura e quello dell’immagine, dell’oggetto, del simbolo, dell’ambiente (non dimentichiamo che suo è quel Libro campo arato del 1998).

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

In mostra, questo suo raffinato infinito intrattenimento con espedienti iconografici che cessano di legare tra loro le parole per sabotarle e per creare in molti casi un ressassement blanchottiano [ressassement è termine che «indica sia la ripetizione di una parola o frase (un dire instancabilmente ripetuto) che la ripetizione dell’atto di esaminare, passare al setaccio (un riesame, un rimuginio)»], è offerto da una nutrita quantità di opere e documenti – all’incirca un centinaio – che testimoniano non solo la potenza creativa spericolata libera ironica di una figura della fuga, ma anche quella più massicciamente legata a una parola decostruita e usata come attrezzo, come cosa, come arma, come strumento di critica.

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

Da alcuni primi lavori sulla iterazione e sul cambio di senso (non possiamo non citare almeno Senza senso del 1960 e Vuoto al centro (Amore) del 1962 dove ritroviamo la scritta amore ripetuta 105 volte per creare 7 volte in orizzontale x 15 volte in verticale una forma quadrangolare su un foglio bianco), all’impareggiabile Pagina/finestra (Piove) del 1971, all’Autoritratto emblematico (Grogigl/io) dello stesso anno, al Soggettivismo oggettivato (Grovigl/io) del 1972 o al Diva/no (1973), l’esposizione romana si muove via via su dinamiche che raccontano d’un tessuto iconico associato con causticità a quello verbale – molte volte trasformato in immagine per accentuare e potenziare l’informazione (si pensi al Successo del 1969 dove la ripetizione in salita del dittongo su, quasi come una scala, porta al pianerottolo c-cesso quasi ad indicare il mondo dell’uomo contemporaneo, altamente competitivo e ambizioso) – per dar vita a un discorso sempre più aperto che si scaglia sullo spettatore per riattivare il suo pensiero.

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

Il consumatore consumato (uomo à la coque) del 1974 e Il cuore della consumatrice ubbidiente del 1975 rappresentano, tra la sfilata di opere, due capolavori in cui l’insegna del dileggio e la consapevolezza (la conoscenza) del proprio tempo portano l’artista a rimodellare e rimodulare alcuni statuti verbali e visuali per massaggiare, appunto, la mente di chi guarda.

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

Il libro-oggetto (è un incanto Il libro della strada, 1995), l’uovo e l’albero, l’alfabeto, l’immagine e la parola sono, dell’itinerario espositivo, ulteriori declinazioni di un lavoro variegato intelligente pungente poliedrico babelico camaleontico che va letto e riletto (e riletto ancora), perché Mirella Bentivoglio è, e resta, non posso tra l’altro non ricordare quel suo Calendario di poesie (Vallecchi, 1968), un pensiero veloce che lascia al testimone, alle nuove generazioni, preziose indicazioni da capire e da seguire. «È il mio profondo bisogno di sfuggire alle categorie e di darmi sempre l’autonomia dell’ambiguità. Per ritrovare sempre, nella coerente instabilità, la mia identità dinamica».

Quanto Bentivoglio?, veduta della mostra, Galleria Nazionale, Roma. Foto: Adriano Mura

Quanto Bentivoglio?
a cura di Nicoletta Boschiero

18 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131, Roma

Orari di apertura:
da martedì a domenica: 9.00 – 19.00 (ultimo ingresso 18.15)

T + 39 06 32298 221
lagallerianazionale.com
#LaGalleriaNazionale

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