BILBAO (SPAGNA) | Museo Guggenheim Bilbao | Fino al 15 settembre 2024
di ALESSIA PIETROPINTO
Robert Rauschenberg, Jim Dine, Roy Lichtenstein e James Rosenquist, Andy Warhol, Claes Oldenburg, Mimmo Rotella e Maurizio Cattelan: pionieri il cui umorismo, ingegno e ironia hanno dato origine ad una celebrazione – o critica – della cultura popolare.
Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing? Tutto è riconducibile a questa domanda, al titolo di un’opera — datata 1956 – appartenente al britannico Richard Hamilton. Emblema che segna l’inizio di ciò che si potrebbe definire una irriverente corsa all’eccesso, alla rappresentazione seriale, alla riproduzione di massa di soggetti discutibili e grossolani elevati a protagonisti di opere d’arte musealizzate.
Quaranta opere Pop, provenienti dai fondi del Solomon R. Guggenheim Museum, danno vita all’esposizione curata da Lauren Hinkson e Joan Young presso il Guggenheim Museum di Bilbao. La mostra – realizzata con il patrocinio di BBK – è stata pensata dalle due curatrici come un ritorno al passato, a quel lontano 1963, anno in cui Lawrence Alloway, che nel 1958 conia il termine Pop Art, cura la mostra Six Painters and the Object al Solomon R. Guggenheim Museum.
Il titolo originario della mostra del ‘63, Signs and objects, viene riproposto da Hinkson e Young e suddivide, difatti, l’esposizione in due sezioni principali introdotte dall’opera di Maurizio Cattelan Daddy Daddy: una scultura di un Pinocchio vittima di un atto criminale, di un incidente o di un suicidio, rappresentato a braccia spalancate e a faccia in giù in una vasca d’acqua cristallina. Un omaggio – senza lieto fine – all’omonimo film di Walt Disney del 1940 accompagnato da una riflessione sulla figura paterna e sul disperato tentativo di Pinocchio di ricevere, invano, protezione e approvazione dalla figura genitoriale.
Signs, prima sezione della mostra, riunisce le opere storiche di Lichtenstein, Warhol, Richard Hamilton, Meckseper e Gordon proponendole in dialogo con una piccola selezione di artisti contemporanei, scelti per ampliare l’eredità del movimento e perseguire – forse in maniera un po’ forzata – la critica diretta alle “tradizioni dell’arte elevata”; una sorta di attacco contemporaneo e un po’ anacronistico che, in alcuni casi, solleva questioni di identità culturale e capitalismo.
I sovversivi capolavori di Lichtenstein – tele dipinte simulando i punti della griglia di stampa – prendono il sopravvento nella prima sala, richiamando a gran voce l’attenzione del visitatore, stordito e rapito dalla sfrontata audacia dei soggetti rappresentanti. Anche Richard Hamilton, con la serie di rilievi in vetroresina del Guggenheim Museum di New York, ricorda come, proprio nella ripetizione e riproduzione dell’immagine, risiede il segno distintivo dell’Arte Pop.
La sezione Objects presenta una selezione di opere – dall’impronta neodadaista in alcuni casi e orientate al Nouveau Réalisme in altri – che mostrano la freddezza e l’aspetto impersonale della Pop Art, la sua sferzante e impudente ironia stimolata da una società vittima di un eccessivo consumismo dettato dall’esuberante clima del secondo dopoguerra.
La città con le sue strade, le vetrine e i cartelloni pubblicitari raffiguranti soggetti il più delle volte volgari e discutibili, vengono messi alla berlina da artisti pronti a sacrificare le convenzioni estetiche per un linguaggio visivo dettato dalla cultura commerciale. Non passa inosservata l’opera monumentale di Claes Oldenburg, presente con altri lavori nella sezione Objects, irrompe sarcasticamente in un’altra sala del museo con l’opera realizzata in collaborazione con Coosje van Bruggen Volano molle (Soft Shuttlecock, 1995).
Tra i 40 progetti di grandi dimensioni realizzati dal duo tra il 1976 e il 2009 e creata appositamente per la rotonda del Guggenheim Museum di New York, Volano molle ritorna dopo 27 anni al Guggenheim di Bilbao sminuendo, con le sue spropositate dimensioni, l’architettura museale e il suo ruolo istituzionalizzato esageratamente impostato e poco avvezzo all’ironia e al divertimento. Sign and Object è una sorta di rievocazione e ritorno ad una condizione socio-culturale contrapposta ad un atteggiamento sovversivo e controcorrente, privilegio mosso da un’audace celebrazione del consumismo e critica verso la tradizionale “arte elevata”.
Signs and objects. Pop Art della Collezione Guggenheim (Signos y objetos. Arte Pop de la Colección Guggenheim)
commissari Lauren Hinkson e Joan Young, Curatori, Solomon R. Guggenheim Museum
con il patrocinio di BBK
16 febbraio – 15 settembre 2024
Museo Guggenheim Bilbao
Avenida Abandoibarra 2, Bilbao (Spagna)
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.00
Info: +(34) 944 359 008
informacion@guggenheim-bilbao.eus
www.guggenheim-bilbao.eus