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LONDRA | Whitechapel Gallery | 3 settembre 2019 – 2 febbraio 2020

La Whitechapel Gallery di Londra ha inaugurato ieri, 3 settembre 2019, la mostra Sense Sound / Sound Sense a cura di Patrizio Peterlini e Walter Rovere, in corso fino al 2 febbraio 2020. Il progetto espositivo dedicato alle partiture musicali, ai dischi e al rapporto con la musica dei movimenti Fluxus e ZAJ, nato nel 2016 dalla collaborazione tra la Fondazione Bonotto e la Fondazione Musica per Roma, è presentato in un nuovo allestimento arricchito da documenti mai esposti in precedenza.

La mostra londinese è inoltre l’occasione per una nuova edizione del catalogo della mostra (esaurito nella sua prima edizione) pubblicato da Danilo Montanari.
Questa è la prima esposizione nel Regno Unito della Collezione Luigi Bonotto, la più grande raccolta di documenti Fluxus in Italia.
La mostra propone un primo ragionamento sulle partiture e la notazione musicale in ambito Fluxus. La questione della notazione della nuova metodologia performativa e della nuova musica non riguarda certamente solo Fluxus, Zaj e tutte le sperimentazioni nate dalla lezione di Cage. Essa, infatti, inizia ben prima e si espande, con diverse diatribe, per gran parte del secolo scorso. Fluxus tuttavia, riconosciuto col tempo come uno dei più influenti movimenti artistici del Novecento, anticipatore di intere correnti artistiche successive (dal concettuale alla performance alla video-art), dedicò un’enorme importanza alla produzione musicale, presentando tutte le proprie manifestazioni pubbliche come “concerti”, concerti che però demolivano sistematicamente ogni nozione accettata di forma e contenuto in musica, prendendo di mira le convenzioni d’ascolto e i valori culturali ormai obsoleti della musica classica, ma anche le pretese “scientifiche” e intellettualistiche delle più avanzate coeve esperienze classico-contemporanee europee.
Non a caso venne coniato il termine Intermedia per definire l’aggressione alle categorie separate dell’arte, le singolari fusioni tra poesia, arte concettuale e scultura e l’annullamento della distanza tra performance “musicale” e “teatrale” rappresentate da molti “Eventi” Fluxus. Le partiture del movimento seguirono un approccio egualmente radicale, svincolandosi dalla necessità di “rappresentare” i suoni mediante simboli specializzati, e trascinando la notazione nei campi della grafica, della poesia e delle arti visive, fino a poter assumere uno status di opere d’arte autonome e concluse, perfettamente sovrapponibili alle ricerche artistiche puramente “visuali” dell’epoca.

Veduta della mostra Sense Sound / Sound Sense Fluxus Music, Scores & Records in the Luigi Bonotto Collection, Whitechapel, Londra. Courtesy Fondazione Bonotto

Le notazioni grafiche, che rispondevano meglio alle esigenze della nuova musica e cercavano di ostacolare nei musicisti i condizionamenti dell’educazione musicale, e ancor più la configurazione di brevissimi enunciati scritti che assunsero molte partiture Fluxus, rispondevano inoltre all’esigenza primaria del movimento di avvicinare il più possibile Arte e Vita, de-professionalizzando e democratizzando l’esperienza artistica.

Le partiture di “Drip Music” di George Brecht (“Fai gocciolare acqua in un recipiente”), la “Disappearing Music for Face” di Mieko Shiomi (“Passa gradualmente dal sorriso al non sorriso”), i poetici suggerimenti di Yoko Ono (“Ascolta il suono della Terra che ruota”), o le istruzioni di Ben Patterson sui vari modi di produrre suoni con pezzi di carta, una volta pubblicate in periodici a basso costo, divennero un invito rivolto al lettore a “eseguirle” lui stesso, e a scoprire che l’esperienza estetica non necessita di una preparazione specialistica, e che può scaturire da qualsiasi banale azione quotidiana.

Nel 1969, John Cage, in collaborazione con l’artista Fluxus Alison Knowles, pubblicò “Notations”, un poderoso compendio sulle innovazioni apportate dalla musica sperimentale internazionale alle funzioni e ai metodi della notazione (costituito da una grande collezione di partiture grafiche di 269 autori provenienti dalla Foundation for Contemporary Performance Art).
“Notations” è il punto di partenza del progetto Sense Sound / Sound Sense.
La mostra ha una forte componente interattiva tecnologica per cui di molte partitura è possibile ascoltarne o vederne una esecuzione storica. Sono inoltre esposte sculture sonore e concettuali, strumenti autocostruiti, poster e documenti originali, dischi e libri d’artista ad argomento musicale.
È risaputo che Fluxus fu fortemente influenzato dalle lezioni che John Cage tenne alla New School for Social Research di New York tra il 1956 e il ’60. Tra i presenti ai corsi (in particolare in quello estivo del ‘58) si trovarono anche artisti che non avevano nessuna preparazione musicale e venivano dalla pittura (come Allan Kaprow, George Brecht, Al Hansen), poeti come Jackson Mac Low, e ancora Dick Higgins, Toshi Ichiyanagi, Robert Whitman, Robert Watts e altri. Su tutti, le radicali concezioni di Cage sull’indeterminazione rispetto alla performance, sulla composizione intesa come creazione di un processo invece che di un oggetto, e su una notazione che non necessariamente deve fare riferimento ai suoni ma può venire applicata a qualunque azione, produssero una profonda influenza nel portare sullo stesso piano l’aspetto visivo e sonoro dei loro lavori. Fu nell’ambito dei corsi di Cage che Kaprow fece il passo dagli Environment all’Happening, e che Hansen e Brecht crearono loro lavori rimasti famosi come “Alice Denham in 48 Seconds”, “Candle Piece for Radio” e “Time- Table Music”.
Fu sempre alla New School ma quando la cattedra era passata a Richard Maxfield, che George Maciunas incontrò La Monte Young, che dal dicembre del 1960 stava organizzando una serie di concerti nel loft di Yoko Ono.

Veduta della mostra Sense Sound / Sound Sense Fluxus Music, Scores & Records in the Luigi Bonotto Collection, Whitechapel, Londra. Courtesy Fondazione Bonotto

Le prime manifestazioni presentate da George Maciunas nel 1961 alla Galleria A/G di New York furono organizzate con il nome di “Musica Antiqua et Nova”. Dall’anno successivo cominciò a ideare un ambizioso tour mondiale di “Festum Fluxorum Fluxus”, il primo dei quali, allo Städtische Museum di Wiesbaden nel settembre 1962, viene indicato come l’inizio ufficiale delle attività del gruppo. Al festival parteciparono tra gli altri George Maciunas, Nam June Paik, Emmett Williams, Dick Higgins, Wolf Vostell, Alison Knowles, Ben Patterson, Robert Filliou e Frederic Rzewski, che eseguirono non solo composizioni proprie ma anche di John Cage, Philip Corner, Takehisa Kosugi, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Terry Riley, Yoko Ono, Toshi Ichiyanagi, Robert Watts, George Brecht, Jackson MacLow e La Monte Y oung. Nello stesso anno si tenne a Dusseldorf il “Neo Dada in der Musik” organizzato da Paik, e nel ‘63 Charlotte Moorman fondò il suo “Annual Avant-Garde Festival of New York”, una manifestazione in cui confluiscono sperimentazioni musicali Fluxus e altre nuove tendenze artistiche quali la video art, l’arte cinetica, etc.
La storia della pubblicazione di “An Anthology of Chance Operations, Concept Art, Anti-Art, Indeterminacy, Improvisation, Meaningless Work, Natural Disaster, Plans of Action, Stories, Diagrams, Music, Dance Constructions, Compositions, Mathematics, Poetry, Essays”, sempre nel 1963, è emblematica di questo intreccio di interessi.
Nel 1960 La Monte Young era arrivato a New York per studiare musica, e aveva conosciuto il poeta Chester Anderson, che lo aveva invitato a raccogliere per un numero speciale del periodico di controcultura “Beatitude East” una serie di spartiti musicali e testi dei protagonisti della ricerca di quel momento. Il progetto non andò in porto, ma nell’aprile ‘61, in occasione di due concerti di Jackson MacLow presso il loft di Yoko Ono, La Monte ne parlò con Maciunas, che si offrì di occuparsi della stampa e della grafica di quella che diventò, appunto, “An Anthology…” che fu pubblicata nel 1963 con la collaborazione di Mac Low.
Negli stessi anni (1964), sempre prendendo le mosse dalla lezione di John Cage, nasce a Madrid il Gruppo Zaj, formato da Jose Luis Castillejo, Ramires Cortés, Esther Ferrer, Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Tomás Marco e Eugenio de Vicente. Anche per loro la pubblicazione delle partiture, siano esse musicali o performative (ma anche qui i due aspetti spesso si confondono), diviene centrale e programmatico.
L’attenzione alla musica e al suono portò nello stesso periodo molti artisti ad interessarsi alla produzione di dischi. Oltre quindi alla registrazione delle composizioni musicali “classiche”, fiorirono tutta una serie di esperienze legate alla documentazione delle performance e degli happenings.
Molti di essi trascendono la mera documentazione. Il supporto vinilico e la custodia divengono dei supporti sui quali vengono agite nuove sperimentazioni al pari delle evoluzioni impresse al medium libro. Nascono quelli che si possono definire dischi d’artista.
Knizak e Køpcke ad esempio fecero esperimenti alterando dischi con colla, graffi, bruciature ecc. per produrre oggetti-sculture dal suono unico, mentre Vautier mise in vendita dischi presi a caso con istruzioni alternative per il loro uso, e Paik pubblicò la registrazione di un 78 giri di Schoenberg suonato a 16 rpm. Alcune case discografiche indipendenti si interessano al fenomeno dando vita ad alcune collane dedicate alla musica contemporanea, alla poesia sonora e alle registrazioni realizzate dagli artisti.

Veduta della mostra Sense Sound / Sound Sense Fluxus Music, Scores & Records in the Luigi Bonotto Collection, Whitechapel, Londra. Courtesy Fondazione Bonotto

In Italia nasce la Cramps Record che, grazie alla sensibilità di Gianni Sassi e la collaborazione di Gianni-Emilio Simonetti, documenta molta della produzione sperimentale nazionale ed internazionale.
Nelle sue collane “Nova Musicha” e “DIVerso” trovano spazio prime incisioni di opere di Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Robert Ashley, Cornelius Cardew, David Tudor e John Cage. Di Cage va ricordata la prima registrazione al mondo di 4’33’’ ad opera di Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Gianni-Emilio Simonetti e Demetrio Stratos.

In mostra opere, partiture e dischi di: Eric Andersen, George Brecht, Joseph Beuys, John Cage, Giuseppe Chiari, Philip Corner, Willem De Ridder, Juan Hidalgo, Dick Higgins, Robert Filliou, Henri Flynt, Toshi Ichiyanagi, Joe Jones, Milan Knizak, Takehisa Kosugi, George Maciunas, Jackson Mac Low, Walter Marchetti, Emmett William, Charlotte Moorman, Yoko Ono, Nam June Paik, Ben Patterson, Mieko Shiomi, Takako Saito, Gianni-Emilio Simonetti, Ben Vautier, Yoshimasa
Wada, La Monte Young e altri.

Sense Sound / Sound Sense
Fluxus Music, Scores & Records in the Luigi Bonotto Collection
a cura di Patrizio Peterlini (Fondazione Bonotto) e Walter Rovere

Per la Whitechapel Gallery: Nayia Yiakoumaki, Curator, Archive Gallery Wells Fray-Smith, Assistant Curator, Special Projects Emily Gray, Archive Assistant Curator Christopher Aldgate, Head of Exhibition Design and Production Ryszard Lewandowski, Gallery Manager Christopher Spear, Installation Coordinator

Catalogo
Sense Sound / Sound Sense
Nuova edizione, 2019
A cura di: Patrizio Peterlini e Walter Rovere
Testi di: Patrizio Peterlini, Walter Rovere, Nayia Yiakoumaki, Anna Cestelli Guidi
Contributi originali di: Alison Knowles
Editore: Danilo Montanari Editore (RA) www.danilomontanari.com

3 settembre – 2 febbraio 2020

Ingresso libero
Orari: martedì – domenica,11.00 – 18.00; giovedì, 11.00 – 21.00

Whitechapel Gallery
77 – 82 Whitechapel High Street, London E1 7QX
www.whitechapelgallery.org

Info: www.fondazionebonotto.org
info@fondazionebonotto.org
Tel. +39 3425282876

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