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MESTRE (VE) | M9 – Museo del ’900 | 5 maggio – 26 novembre 2023

Al Museo M9 di Mestre va in scena Rivoluzione Vedova, ricchissima e strutturata raccolta monografica attorno all’opera del veneziano Emilio Vedova, genio dell’informale gestuale italiano.
Nata da una felice coproduzione tra il primo museo italiano dedicato alla storia del Novecento e la Fondazione Emilio ed Annabianca Vedova, attraverso la sapiente curatela di Gabriella Belli l’esposizione racconta – con 130 opere di varie tecniche e dimensioni – l’ultimo cinquantennio del Novecento ed il suo triste patrimonio di violenza, guerra e distruzione.
Per farlo, inaugurando un ciclo di mostre giustamente dedicate agli artisti dall’alto impegno civile, sceglie lo sguardo ed il gesto di chi ha sempre avuto il “fare rivoluzionario” come matrice artistica e chiave di pensiero per interpretare la storia. Per Vedova il mondo si risolve infatti in uno scontro di situazioni che generano il male, da contrastare con una vera e propria lotta fisica – volutamente non pacifica – per la riconquista del bene.
Lotta, contrasto, turbamento ed energia che si riversano nel gesto su tela, di certo devastante, violento e lacerante, ma altrettanto meditato e progettato, con un incedere estetico e consapevole che lo rende un caposaldo dell’avanguardia cui ha aderito.

Rivoluzione Vedova M9, veduta allestimento, foto Vittorio Pavan

La storia umana ed artistica del Maestro è qui saggiamente compendiata attraverso la struttura “binaria” dell’allestimento espositivo, curato dallo studio Alvisi Kirimoto e voluto da Gabriella Belli.
I 1300 metri quadri dell’ultimo piano, definito dalla curatrice il più bel contenitore di arte contemporanea in Veneto, raccontano la Rivoluzione Vedova sotto lo sguardo innovativo ed originale che l’artista ha regalato tanto al modo di fare arte quanto all’attenzione ed all’impegno civile nel raccontare i mali e le ingiustizie del mondo, attraverso un messaggio di dolore universale privo di spettatori o destinatari individuati.
È così che il percorso di lettura suggerisce al visitatore di muoversi tra due piani contrapposti, che ruotano attorno a fulcri diversi.
Da un lato, la pittura si rende protagonista attraverso opere giganti, trasudanti di luce e gesto, energia del segno e potenza della materia, in aperta rottura con la tradizione pittorica precedente alla sua maturità artistica.
Al centro della sala, attorno alla struttura in fogli ripiegati e asimmetrici denominata “scheggia”, campeggiano tre grandi installazioni Absurdes Berliner Tagebuch ’64 (1964), Tondi e Dischi (1985/1995) e …In continuum, compenetrazioni/traslati 87/88 (1987/1988).
Attraverso la prima, ciclo di sette opere più due sospese, Vedova manifesta il suo dolore per la realizzazione del mostruoso muro di Berlino, e lo fa ponendosi in aperta polemica anche con l’impostazione classica dell’opera d’arte, optando in maniera plateale per un lavoro aperto nello spazio, irregolare, invasivo ed energico.

Rivoluzione Vedova M9, veduta allestimento, foto Vittorio Pavan

Nei tondi e cerchi, invece, l’accento è spostato dal centro, messo in discussione nella sua prosaica posizione egemone fino a portare l’artista a disseminare la superficie con un all over di segni, materiale e colore volutamente disordinato e perciò esplosivo, un po’ come accade nel ciclo successivo, nel quale la “pittura cieca” fatta di scontri casuali tra bianco e nero racconta la caducità dell’esistenza umana e la sua sorte.

Attraverso la seconda visione, l’arte si pone invece al servizio della storia, la nostra, la più dolorosa e recente. Più di dieci lavori, come punteggiature collocate nelle ampie pareti candide, ci parlano dell’urgenza di Vedova di raccontare la storia ed il suo dolore, di dar voce a quel “malessere tra l’essere dentro questa società ed il volerne un’altra”, per usare le parole del Maestro.
L’afflato di Vedova per la protesta e la resistenza contro gli orrori dei regimi e delle guerre si concreta in testimonianze ed opere di denuncia e sofferenza.
Una teoria di opere in cui si alternano pittura ed assemblaggio di materiali, giornali, ritagli e fotografie manifestano il proprio sgomento ora per gli orrori del Nazismo, ora per la guerra in Vietnam e Corea, per il regime di Franco in Spagna o per le tragedie fratricide dei Balcani, che culminano con l’incendio della biblioteca di Sarajevo che asseconda la profezia di Heinrich Heine: “là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”.

Rivoluzione Vedova M9, veduta allestimento, foto Vittorio Pavan

Ad incollare i due piani di lettura è la modernità di Emilio Vedova, definito dalla curatrice “un contemporaneo che ancora ci ispira” che, fondendo con sapienza etica ed estetica, ha parlato con la pittura dell’uomo, della storia, e delle immense responsabilità del primo nella determinazione della seconda, troppo spesso foriera di distruzione ed annientamento.
In Vedova, anche la storia individuale è tracciata con veemenza e tratto sicuro sulla tela.
I gesti bianchi e neri, rigidi ma evocativi, qui e lì punteggiati di colore, raccontano di quella generazione di artisti ed intellettuali che, attivi negli Anni ’40, si sono assunti il compito di sensibilizzare l’opinione contro il secolo delle dittature, delle violenze e delle distruzioni di massa.
È invero di quel periodo l’adesione al movimento Corrente Antifascista, l’esperienza nella resistenza ed il ruolo attivo nella fondazione del fronte Nuovo delle Arti, mentre ripetuta è la sua esperienza alla Biennale d’Arte di Venezia, dalla quale riceve il Leone d’oro alla carriera nel 1997.

Rivoluzione Vedova M9, veduta allestimento, foto Vittorio Pavan

Il percorso espositivo è arricchito da un lungo corridoio in cui approfondimenti e materiali audiovisivi raccontano in maniera suggestiva il lavoro del Maestro, e da una sala immersiva che ricrea l’emozione del suo mondo gestuale, poetico ed emozionale.
Dal racconto complesso di questa esposizione risorge il tratto di un artista che ha fatto dell’arte un modo di vivere, analizzare e raccontare le sorti del mondo, attraverso manifestazioni di coraggio artistico e militante che tracciano la direzione dell’uomo del presente, destinato (si spera) ad allontanarsi dalle derive prettamente estetiche, dagli assolutismi e dai totalitarismi e, in genere, da una visione miope ed egoista del suo ruolo nel Pianeta o, più semplicemente, ad abbandonare la strada battuta a favore di avanguardie di critica, senso e contenuto.

Emilio Vedova, Berlin ’64, 1964, pittura vinilica, legno, gesso, carta, carta, inchiostro, ferro, pastello su tela e legno, 105x121x18cm

Rivoluzione Vedova
mostra ideata e progettata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova

e M9 – Museo del ’900
con la curatela di Gabriella Belli e allestimento dello Studio Alvisi Kirimoto

5 maggio – 26 novembre 2023

M9 – Museo del ’900
Via Giovanni Pascoli 11, Venezia Mestre

Info: +390410995941
info@m9museum.it
www.m9museum.it

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