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L’Avana Vecchia, Cuba | Centro d’Arte Contemporanea Wilfredo Lam 

11 maggio – 11 giugno 2012

Intervista a VALERIO ROCCO ORLANDO di Daniela Trincia

Il 23 aprile hanno inziato la loro residenza cubana per l’undicesima edizione della Biennale de L’Avana. A pochi giorni dalla chiusura della manifestazione ci siamo fatti raccontare dai protagonisti del Padiglione Italia la propria esperienza in città…

Come hai accolto l’invito di Raffaele Gavarro alla partecipazione della Biennale de L’Avana?
È la prima volta che lavoro con Raffaele Gavarro. Quando mi ha invitato la scorsa estate a partecipare a questa Biennale ero in Islanda, per un’altra residenza, immerso in un altro progetto, e non potevo neppure immaginare quanto l’intensità dello scambio umano e intellettuale con il curatore avrebbe potuto svolgere un ruolo così determinante nello sviluppo di questa esperienza per tutti quanti. Ultimamente, dopo residenze diverse per presupposti e obiettivi, mi sto interrogando proprio sulla relazione tra la pratica artistica e il contesto in cui l’opera nasce. A Cuba, assieme ad artisti distanti per immaginari e linguaggi, la presenza del curatore ha attivato una riflessione quotidiana, personale e comunitaria. L’Avana poi ha fatto il resto.

Il lavoro presentato, è stato appositamente pensato la Biennale?
Il video che ho presentato alla Biennale, con i sottotitoli in spagnolo, è stato prodotto lo scorso anno a Roma, in collaborazione con esterno22 e Nomas Foundation, in seguito ai laboratori con gli studenti del liceo artistico Giorgio De Chirico. In queste tre settimane di residenza ho avuto modo di approfondire il sistema educativo cubano, in particolare studiando i testi di Josè Martì, apostolo della rivoluzione, i cui scritti pedagogici rappresentano un modello davvero raro per lucidità di visione e coerenza. Una nuova serie di lavori scaturiranno in seguito a questa esperienza, in questo momento sto lavorando alla postproduzione.

Com’è stata la residenza? E il rapporto con gli altri artisti?
Anche con gli altri artisti è stata un’occasione di confronto. A parte Flavio Favelli, che conosco da anni, Giuseppe Stampone e Piero Mottola sono stati per me una scoperta. Lavorare nello stesso spazio e condividere la quotidianità ha, in qualche modo, fatto emergere tratti in comune e differenze di visione sull’arte, la politica e la realtà.

Quale arricchimento culturale, emotivo e artistico ne hai ricavato?
Il centro della questione che ha accompagnato le nostre conversazioni è proprio la funzione dell’arte oggi e, nello specifico, il rapporto tra arte relazionale, arte partecipativa e arte etica. Non è solo una questione di definizione, bensì di posizionamento dell’artista rispetto all’opera e al pubblico. In questi giorni mi sono interrogato parecchio sulle differenze del mio approccio alla realtà rispetto a quello degli altri artisti. E forse può essere anche questo il senso di una Biennale, allargare il raggio d’azione a una riflessione condivisa.

Qual è la cosa che più ti ha colpito della Biennale?
L’undicesima edizione della Biennale de L’Avana a mio parere ha il pregio di porsi in linea con un graduale cambiamento del paese con, da una parte, una maggiore apertura all’esterno (oltre l’Italia infatti, massiccia è la presenza di artisti nordamericani e di artisti europei o asiatici invitati a partecipare per la prima volta) e, dall’altra, un dialogo reale con il tessuto sociale della città. La decisione del direttore, Jorge Fernández Torres, di concentrarsi su pratiche artistiche che prevedono il coinvolgimento del pubblico, immergendosi in modo trasversale nella città, sta dando senza dubbio ottimi risultati.

BIENNALE DE L’AVANA 2012
Undicesima edizione
Pràcticas artisticàs e imaginarios sociales

Centro d’Arte Contemporanea Wilfredo Lam
San Ignacio 22, esq. a Empedrado, Plaza de la Catedral
L’Avana Vecchia, Cuba


11 maggio – 11 giugno 2012


Info: contactobienal@wlam.cult.cu

www.bienalhabana.cult.cu

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