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Bergamo – Brescia | sedi varie | 24 settembre – 29 ottobre 2023

di ILARIA BIGNOTTI

È una sottile relazione, sarebbe meglio dire un “do ut des” quello che scaturisce dal complesso e affascinante progetto curatoriale di Davide Ferri e Barbara Meneghel nei territori di Brescia e Bergamo, precisamente in cinque sedi, dimore e palazzi storici pubblici e privati e chiese di altrettanti paesi delle due Province di Bergamo e Brescia, in questo anno che le vede congiunte quale Capitale Italiana della Cultura: perché parete dopo parete, sala dopo sala, ogni opera innesta una “liaison dangereuse” con l’ambiente nel quale è situata, ora ribadendo alcune traiettorie architetturali o addirittura forzando le potenzialità dell’ambiente stesso.

Quadri come luoghi, veduta della mostra Villa Presti, Ospitaletto, Foto: Michele Alberto Sereni

È quanto accade a Villa Presti a Ospitaletto, dove “abitano” le opere di Nazzarena Poli Maramotti, Nicola Samorì, Marco Neri, Linda Carrara, Federico Pietrella e Davide Rivalta. I dipinti di Poli Maramotti infatti, per attitudine linguistica della pittrice, sono da sempre capaci di rendere magmatico il campo visuale, facendo come defluire il ductus pittorico oltre i limiti e il perimetro della tela (quello della cornice è il tema che fa, lo evidenziano gli stessi curatori nel saggio dialettico in catalogo, da convitato di pietra del titolo e del senso del progetto); i volti annaspanti di Nicola Samorì paiono impastati come presenze di un altro tempo; le campiture rigorose e inflessibili di Marco Neri paiono chiamate a tracciare possibili dinamiche geometriche con lo spazio, mentre le superfici preziose che intesse Linda Carrara dialogano con le stratificazioni dei muri, in un camouflage di grande poesia.

Quadri come luoghi, veduta della mostra Villa Presti, Ospitaletto, Foto: Michele Alberto Sereni

Altrove, le opere interrogano la dimensione della memoria e del perturbante, attraverso una pittura – la grande protagonista dell’intero progetto curatoriale – che ostinatamente non desiste nella meditazione e rigenerazione della figura e dell’icona, come accade a Palazzo Oldofredi Tadini Botti a Torre Pallavicina, dove le sale, cariche di affreschi rinascimentali stratificati, ricoperti e rimaneggiati a più riprese, creano una partitura intermittente di immagini che emergono e affondano allo sguardo, intessendo un dialogo plasmante con le Sedimentazioni e gli ultimi lavori di Maria Morganti, i “teatri” dal titolo Sintesi, dove l’artista pare meditare sul suo lavoro, diventando presenza plastica in dialogo con esso, con gli enigmi di Matteo Fato scaturiti da un sapiente dipingere e, al contempo, da un tormentato ripulire il pennello nell’attesa di un nuovo gesto, di un nuovo slancio.

Quadri come luoghi, veduta della mostra , Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Foto: Michele Alberto Sereni

Vi è, in tutta la mostra diffusa in cinque sedi, una sorta di dipendenza, ecco, affettiva, che pare essersi creata tra l’artista, il suo linguaggio – che è, anche, il suo corpo pittorico, in alcuni casi plastico – e l’ambiente, come se ciascun artista avesse davvero avvertito la chiamata del luogo, e come se ciascun luogo avesse voluto accogliere, come abitanti, le opere.

Quadri come luoghi, veduta della mostra , Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Foto: Michele Alberto Sereni

Questo si riverbera anche nelle altre tre sedi espositive, nella Cascina Castello di Mornico al Serio, un edificio carico di fascino dove Ermanno Olmi girò “L’albero degli zoccoli”; nella Chiesa di San Fermo a Calcio, per la prima volta utilizzata come spazio espositivo, e a Palazzo Adorni a Capriolo, un edificio privato quattrocentesco, recentemente restaurato.

Quadri come luoghi, veduta della mostra, Cascina Castello di Mornico al Serio, Foto: Michele Alberto Sereni

In quest’ultima dimora, spiccano le opere di Beatrice Meoni, sudari dove si appuntano lacerazioni di membra, corpi disgregati appena salvati dalla dispersione, in quei toni tenui e come emersi dalla polvere del rimosso; il perturbante, l’incubo, l’intimo diventato manifesto di una ironica tragedia messa in scena nel campo pittorico è il tema ricorrente dell’opera di Gabriele Picco; mentre Corinna Gosmaro costruisce veleri o cascami, luoghi provvisori da attraversare non solo con lo sguardo, environment pittorici di grande respiro.

Quadri come luoghi, veduta della mostra , Cascina Castello di Mornico al Serio, Foto: Michele Alberto Sereni

Le fanno da contrappunto le scatole magiche di Gregorio Botta, che espone nella Chiesa di San Fermo a Calcio con Alessandro Fogo: piccoli forzieri bianchi, illuminati da una luce interna, che condensano e preservano spazi intimi e misterici, titolati L’angelo dell’attesa.

Quadri come luoghi, veduta della mostra , Chiesa di San Fermo, Foto: Michele Alberto Sereni

Infine a Mornico, la Cascina che piacque ad Olmi ospita le opere filamentose di Alessandro Sarra, le terre dipinte di Mirko Baricchi, le stratificazioni di Antonio Marchetti Lamera.

In totale antitesi rispetto ad una mostra da “white cube”, il progetto sapientemente condotto da Meneghel e Ferri è, anche, per esplicita dichiarazione dei curatori, un modo per ribadire con fermezza quella “capacità del quadro di disegnare attorno a sé uno spazio di pertinenza che rievoca e rilancia perpetuamente la gamma di gesti e azioni (sul dipinto e attorno al dipinto) che l’autore ha compiuto per realizzarlo; uno spazio che viene consegnato allo spettatore come territorio di movimenti e traiettorie dello sguardo sull’opera e attorno all’opera”.

Quadri come luoghi, veduta della mostra , Chiesa di San Fermo, Foto: Michele Alberto Sereni

Un progetto declinato in cinque preziose mostre da guardare, ma anche, da abitare. Per cercare di costruire, ad ogni sguardo, il proprio quadro, nel proprio luogo. E viceversa.

Quadri come luoghi, veduta della mostra, Palazzo Adorni, Foto: Michele Alberto Sereni

Quadri come luoghi, veduta della mostra, Palazzo Adorni, Foto: Michele Alberto Sereni

Quadri come luoghi
Mirko Baricchi, Simone Berti, Gregorio Botta, Linda Carrara, Matteo Fato, Alessandro Fogo, Corinna Gosmaro, Franco Guerzoni, Antonio Marchetti Lamera, Beatrice Meoni, Maria Morganti, Marco Neri, Gabriele Picco, Marta Pierobon, Federico Pietrella, Alfredo Pirri, Nazzarena Poli Maramotti, Farid Rahimi, Davide Rivalta, Nicola Samorì, Alessandro Sarra, Serj, Michele Tocca

a cura di Davide Ferri
In collaborazione con Barbara Meneghel
Coordinamento Miral Rivalta

24 settembre – 29 ottobre 2023

Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Torre Pallavicina (BG)
Palazzo Adorni, Capriolo (BS)
Cascina Castello, Mornico al Serio (BG)
Chiesa di San Fermo, Calcio (BG)
Villa Presti, Ospitaletto (BS)

Sedi espositive e artisti
Palazzo Oldofredi Tadini Botti | via San Rocco, Torre Pallavicina (BG)
Alfredo Pirri, Simone Berti, Maria Morganti, Michele Tocca, Franco Guerzoni, Matteo Fato

Palazzo Adorni | via Balladore, Capriolo (BS)
Beatrice Meoni, Corinna Gosmaro, Farid Rahimi, Marta Pierobon, Gabriele Picco

Cascina Castello | via Zerra, Mornico al Serio (BG)
Serj, Antonio Marchetti Lamera, Alessandro Sarra, Mirko Baricchi

Chiesa di San Fermo | via San Fermo 38 – Calcio (BG)
Gregorio Botta, Alessandro Fogo

Villa Presti | via Padana Superiore 1, Ospitaletto (BS)
Marco Neri, Davide Rivalta, Nazzarena Poli Maramotti, Linda Carrara, Nicola Samorì, Federico Pietrella

Orari visite:
sabato e domenica, ore 15-18, oppure su appuntamento:
Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Torre Pallavicina (BG) – Danio Botti, tel. 328 7214018
Palazzo Adorni, Capriolo (BG) – tel. 335 271720
Cascina Castello, Mornico al Serio (BG) – Eugenio Cerea, tel. 338 2005347
Chiesa di San Fermo, Calcio (BG) – Giuseppe Cigognani, tel. 340 8420855
Villa Presti, Ospitaletto (BS) – Donato Fontana, tel. 346 7724757

Info: Associazione Pianura da scoprire
Piazzale Mazzini 2, Treviglio (BG)
+ 39 0363 301452
info@pianuradascoprire.it
www.pianuradascoprire.it

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