L’opera vincitrice della prima edizione del Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana è “Imago III” di Ettore Frani, Trittico del 2011 proposto dalla Galleria l’Ariete di Bologna.
La Giuria, presieduta da Luigi Meneghelli, dopo aver vagliato le opere candidate al concorso attraverso il sito www.startingcollection.com, ha ravvisato in questo lavoro dell’artista romano l’opera vincitrice, con la seguente motivazione:
“Per la rara capacità di coniugare una pittura squisitamente materiale con una sorta di sottrazione e di rarefazione ascetica dell’immagine. Velatura su velatura, come una risacca marina che inscrive la traccia di un passaggio, che resta passaggio, che resta passando, che resta come segno/sogno di qualcosa che si deposita senza diventare né ricordare cosa alcuna.
Naufragio di eventi, figure, tempi. Viaggio non verso la pittura di storie, ma verso la storia della pittura stessa. Come del resto fa pensare anche l’impiego del trittico che rimanda alle composizioni medievali e al loro tentativo di dare corpo all’ineffabile”.
L’opera è stata acquistata da Ciaccio Broker Assicurazioni, che ha indetto, in occasione della settima edizione di ArtVerona, il Premio per la Giovane Pittura Italiana, aperto a tutti gli artisti italiani under 40, che espongono le proprie opere presso le gallerie che partecipano alla manifestazione. Tra i requisiti guida per l’assegnazione, la capacità da parte dell’artista di sapere coniugare il linguaggio tradizionale della pittura con i nuovi mezzi espressivi; di avventurarsi in territori antichi, sapendosi rinnovare e proponendo la pittura come strumento adatto alle nuove complessità visive. Al concorso sono ammesse tutte le tecniche (olio, acrilico, tempera, smalto ecc.), tutti i supporti (tela, carta, legno, plaexiglass, acciaio ecc.), tutti i generi (figurativo, astratto, informale).
“Per le mie opere, la computer grafica ha lo stesso valore di Fragonard visto al Louvre”. Così David Schnell, un pittore della cosiddetta Scuola di Lipsia. Un’affermazione che potrebbe sembrare scandalosa, vagamente blasfema: paragonare con assoluta disinvoltura il valore del Passato (la Storia delle Immagini) con la potenzialità dei nuovi mezzi tecnologici. Ma di fronte ad un mondo che ha velocizzato i suoi processi di trasformazione, può un artista rimanere ancorato a un’idea di quadro come mero luogo in cui perpetuare tecniche antiche? O non è sollecitato a reinventare in continuazione i propri “strumenti”, a privilegiare l’idea di una pittura come “crossover” tra le varie arti?
Ed è proprio per valorizzare una pittura che ha smesso di confinarsi nel suo sublime anacronismo, mostrando tutt’al più i muscoli della propria tecnica, che è nato il Premio Ciaccio Broker. Esso non intende farsi vetrina di virtuosismi o di “delizie estetiche”, quanto indicazione di un dipingere avvertito come nuovo modo di pensare l’immagine, rinnovandone i confini, deflagrando al di là dei limiti stessi imposti dalla cornice. Intende promuovere una pittura “ribelle”, che sperimenta e si appropria di altri linguaggi, senza per questo assumere nei loro confronti un atteggiamento servile o subalterno.
Una post-pittura? No, semplicemente, una pittura che interagisce con i più diversi materiali, fondendoli insieme in vista di un inedito risultato sensuale, personale ed espressivo. Una pittura in cui le stesure cromatiche e i racconti immaginari si intrecciano con carte, stoffe, legni, acciaio, plexiglass, sensibilizzandone la materia e arricchendola di una densità privata ed enigmatica, capace di far sentire lo spessore attivo della vita, con tutta la sua carnalità e le sue imperfezioni.