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MILANO | Cardi Gallery | 26 gennaio – 15 aprile 2023 

di MATTEO GALBIATI

Ha il profumo della storia, quella studiata con attenzione e messa in scena con garbo e rigore scientifico, la mostra Paolo Scheggi. Making Spaces, la cui puntualità progettuale si orienta proprio in senso storico a restituire gli spunti per una nuova osservazione dei contenuti valoriali della sua importantissima ricerca. L’indagine artistico-estetica di Paolo Scheggi (1940-1971), infatti, nonostante si sia esaurita in pochissimo tempo con la sua prematura scomparsa, è stata centrale nello sviluppo di riflessioni nel pieno del dibattito culturale del suo tempo ed è stata specchio fedele di quel fronte neo-avanguardista italiano aperto anche alle posizioni coeve sviluppate a livello internazionale.

Paolo Scheggi, Intersuperficie curva bianca. Costruzione su rotazione di spirale logaritmica. Oggetto gamma, 1964, acrylic on three overlapping canvases, 78x69x7 cm

Scheggi, che pure aveva suscitato il grande interessamento in Lucio Fontana, tra i primi a comprenderne le potenzialità dello sguardo, e il positivo e sentito sostegno dei critici a lui coevi, benché fosse anche motore di quel preciso dibattito sul senso dell’opera come evento percettivo ed esperienziale e rappresentasse a pieno titolo quel fronte sperimentale attivo fin dai primi Anni Sessanta, ha saputo rimanere comunque ancorato ad una tradizione di tipo “umanistico”, aspetto questo che ne ha intimamente connotato tanto il pensiero, quanto certi spunti della sua formulazione estetica. Il peso del suo fare si distribuisce proprio tra l’attualità delle proposte più innovative e il rispetto di un bagaglio formale derivato da una sentita e amata tradizione.

Paolo Scheggi. Making Spaces, installation view, Cardi Gallery, Milano Photo credit Petrò Gilberti

Sono questi principi esclusivi che si traducono nell’esperienza della visita di questa mostra che ci pone le questioni ir-risolte del lavoro di Scheggi a sottolineare ancora una volta, e in maniera e misura di forte impatto visivo ed emotivo, l’importanza della sua figura e la volontà di proseguire nel processo di valorizzazione della sua ricerca che, negli anni, abbiamo già avuto più occasioni per osservarne, con impegno e massima attenzione, la verifica in diversi altri progetti che hanno rispettato l’osservazione di tutte queste tematiche che connotano la sua visone.

Paolo Scheggi. Making Spaces, installation view, Cardi Gallery, Milano Photo credit Petrò Gilberti

Da Cardi Gallery a Milano – grazie all’indispensabile collaborazione con l’Associazione Paolo Scheggi e alla firma curatoriale di Ilaria Bignotti, impegnata da decenni in un approfondito e appassionato studio dell’artista, tradotto in una conoscenza profonda e minuziosa dell’autore – si è immersi in una selezione di capolavori che danno sequenza alla vivacità delle diverse modalità espressive dell’artista, accogliendo e confrontando serie diverse di lavori che, come detto, tutte cercano di attivare nello spettatore, rendendole vive e manifeste, le problematicità spaziali attraverso un lavoro di apertura delle tele e delle superfici secondo i processi di una modularità ir-regolare che, libera o schematica nella moltiplicazione della forma e con una monocromia variegata nei cromatismi, accetta l’espressività composta e scomposta di concetti chiave come interazione, interspazio, interscambio e di multimedialità nella complessa relazione tra opera, luogo e osservatore.

Paolo Scheggi, Composizione Spaziale, 1967-1968, painted wood, Cube 1: side 80 cm; cube 2: side 40 cm; cube 3: side 20

La selezione degli oltre 25 capolavori esposti, dei materiali d’archivio che hanno una definizione documentale di rilevanza sostanziale, cui si aggiunge anche la potentissima installazione dello storico ambiente immersivo Interfiore, ricostruito appositamente nella versione originaria che fu presentata la prima volta alla Galleria La Tartaruga nel 1968, aiuta a comprendere la motivante esperienzialità del pensiero di Scheggi. Un pensiero che continua perdurante a sottolinearci e a metterci in evidenza, secondo i principi cui si è fatto cenno, il rinnovarsi di un’azione di campo non solo moltiplicata attraverso la dimensione frazionata e modulata dei dipinti, ma anche accentuata nella correlazione della loro presenza plastica, tangibile e fisicamente reale, in relazione alla dimensione architettonica dell’ambiente in cui si collocano.

Paolo Scheggi. Making Spaces, installation view, Cardi Gallery, Milano Photo credit Petrò Gilberti

Nel decennio cruciale Sessanta-Settanta il giovane artista ha guidato la sua opera nella direzione di essere non solo misura di proporzione visiva, ma pure fisica di una sensibilità che si proietta oltre ogni limite certo e definibile. Esattamente sessant’anni dopo l’ingresso nella collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, allora sotto la lungimirante direzione di Palma Bucarelli, di due Intersuperfici e dalla sua presenza alla storica collettiva Monocroma a Bologna e a Firenze, Paolo Scheggi è ancora protagonista di un dialogo aperto con chi osserva, di cui intercetta la sensibilità e la fisicità, perché alla fine di ogni cosa l’esperienza umana resta fondamento urgente, anche del suo rigoroso sperimentare. L’umanità nei processi analitici di Scheggi è un dato inscindibile, che mai elude né la logica aperta e variabile né l’intransigenza del suo approccio nella stupefacente “diversa” narrazione della realtà in cui tutti ci cala.

Paolo Scheggi. Making Spaces
a cura di Ilaria Bignotti
catalogo Silvana Editoriale

26 gennaio – 15 aprile 2023

Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 38, Milano

Orari: tutti i giorni 10.00-18.30; sabato 11.00-18.00
Ingresso libero

Info: +39 02 45478189
mail@cardigallery.com
www.cardigallery.com

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