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ALBA | FONDAZIONE FERRERO | 17 febbraio – 30 marzo 2023

di MICHELE BRAMANTE

La mostra di Jacques Henri Lartigue alla Fondazione Ferrero suona un movimento tra l’andante con brio e il vivace. I ritmi veloci corrono tra i soggetti fotografati più che nello stile dell’autore, perché la fotografia, di per sé, contrasta il tempo, e quella di Lartigue in particolare è sempre studiata in un misurato equilibrio, puntata sulla vita che lo circonda accuratamente messa in posa per il suo obiettivo. I circa cento scatti di Jacques Henri Lartigue: L’invenzione della felicità, visitabile fino al 30 marzo, ritmano il concerto, intimo e gioioso, dell’intera vita dell’artista.

Vedere la realtà dall’inquadratura di uno dei più grandi fotografi del Novecento getta subito un’ombra sulla frenesia dell’immagine contemporanea, poco attenta alla bellezza ricercata dallo sguardo, al momento della scoperta nei dettagli del mondo, che appartengono a un’età ottica passata, prima che la produzione massificata di messaggi visivi iniziasse a scaraventarsi sulla percezione.

«Coco, Deauville, 1938» Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

Quando il padre regala ad Henri la prima macchina fotografica lui ha appena sette anni. È il 1902, la storia procede spedita con la rapidità del progresso, delle scoperte tecniche e scientifiche, delle esposizioni internazionali per gli scambi commerciali a lungo raggio e dell’affermazione del benessere borghese. Si stanno già sviluppando i prodromi della cultura di massa, che tre decenni più tardi Walter Benjamin definirà “distratta”, perché dispersa e frammentata nella miriade di stimoli sensoriali della vita urbana. Ma l’epoca dell’adolescenza di Lartigue è ancora quella dell’ottimismo e dell’euforia, del miraggio spensierato della felicità per tutti garantita dalla produzione industriale e dai nuovi intrattenimenti, che si schianterà contro la prima Grande Guerra e la fine della Belle Époque. I suoi primi soggetti sono parenti e amici, allegri e vivaci nel dorato mondo dell’alta società, la novità delle automobili, gli esperimenti di volo che ricchi sfaccendati provano con velivoli rudimentali nei campi aperti. La percezione non era ancora distratta, la macchina fotografica, voluminosa e poco maneggevole, era anzi uno strumento che forzava e concedeva il raccoglimento dello sguardo alla ricerca di attimi eccezionali nella prosa della realtà.

«Grand Prix de l’Automobile Club de France dite aussi “L’automobile déformée”, 1913 mais datée et diffusée par Lartigue de 1912» Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

Questo spirito positivo, dagli anni in cui Lartigue cresceva con la sua macchina fotografica in mano, sembra non averlo mai abbandonato. Gli album dei due periodi bellici non vengono sfiorati dalla tragedia. I ritratti continuano a sorridere, le occasioni sono una partita di tennis sullo sfondo di una villa di campagna, una giornata sulle piste innevate o su un litorale vacanziero. Lartigue ebbe certo il privilegio di un sicuro benessere borghese, ma questo non basta per determinare la gaiezza dello sguardo sul mondo. Piuttosto, il suo carattere era incline a quella felicità che divenne la cifra di un linguaggio visivo personale, come se il genio della Belle Époque gli avesse trasmesso la propria indelebile benedizione.

La leggerezza trasforma i corpi in segni. I bambini si tuffano nel cielo, i personaggi si slanciano per rimanere a mezz’aria in eterno. Perfino una signora tutta impellicciata che porta i suoi cani a passeggio per le vie parigine sembra un volatile con le piume pesanti goffamente atterrato sulla strada. Le loro forme aeree sono tenute in alto dalla levità dei sorrisi.

«Anna la Pradvina, aussi appelée “La femme aux renards”, Avenue du Bois, Paris, 1911» Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

Quando nel 1963 John Szarkowski ne curerà la retrospettiva al MOMA di New York Lartigue verrà presentato come il maestro dell’“istante decisivo”, avvicinandolo al grande Cartier-Bresson. Lo scatto fatidico lartiguiano non è però mai improvvisato. Anche quando il ritratto ha un’espressione genuina, istantanea e intima come quello meraviglioso di Bibi (Madeleine Messager, la prima moglie), “sorpresa” nella toilette durante il viaggio di nozze, l’effetto è ricercato. Prima di essere riconosciuto come genio dell’immagine fotografica Lartigue era un noto pittore, con diverse partecipazioni ai Salon parigini. La stessa grazia delle trasparenze dei suoi colori compone i chiaroscuri saturi della fotografia. Spesso un disegno, un premeditato progetto, è alla base della messa in scena fotografica. Senza escogitare alcuna riflessione teorico-linguistica sul mezzo, Lartigue è consapevole che la rappresentazione è una costruzione. Non una figura ingannevole, come nei primi giochi con doppia esposizione che creavano scene di fantasmi, ma la messa in forma di quel sentimento di gioia aerea che sospendeva lui e il mondo più prossimo nell’amore della vita.

«Richard Avedon, New York, 1966» Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

Anche l’amico Richard Avedon vola nel suo studio newyorkese in un improbabile episodio di riprese aeree. Dopo la retrospettiva al MOMA fu lui a cercare Lartigue e a consigliargli la pubblicazione di un nuovo diario della sua vita a partire dai numerosi album raccolti nei decenni. Diary of a Century sancisce la sua affermazione tra i grandi della fotografia. Nel frattempo, il colore aveva aggiunto un pizzico di ammiccamenti alle fotografie private e tra le commissioni che arrivavano dal mondo della moda. Nelle parole del curatore della mostra Denis Curti, Lartigue riesce a esprimere il massimo di sé quando tra lui e il soggetto si crea una relazione intima ed empatica. Questo sarà il segno personale dai primi giochi da bambino con il regalo del papà fino alle copertine delle riviste patinate.

«Mains de Florette, 1961» Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

Jacques Henry Lartigue
L’invenzione della felicità
a cura di Denis Curti

17 febbraio – 30 marzo 2023

Fondazione Ferrero
Strada di mezzo 44, Alba (CN)

Ingresso gratuito
Orari: giovedì e venerdì 15 – 19 / sabato, domenica e festivi 10 – 19

www.fondazioneferrero.it

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