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VENEZIA | MARIGNANA ARTE | Fino al 13 novembre 2021

Intervista a ILARIA BIGNOTTI e JONATHAN MOLINARI di Giorgia Bergantin

Abbiamo intervistato Ilaria Bignotti e Jonathan Molinari, curatori della mostra La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza, in corso fino al 13 novembre negli spazi della galleria veneziana Marignana Arte, per inoltrarci nella ricca ricerca che li ha accompagnati…

La mostra ospita una collettiva di otto artisti (Silvia Infranco, Sophie Ko, João Louro, Giulio Malinverni, Lorenzo Passi, Maurizio Pellegrin, Quayola, Verónica Vázquez) con opere appositamente realizzate per questo progetto espositivo. Accanto e con le opere, avete scelto di collocare alcuni oggetti extra artistici, lasciti e reperti privati degli artisti. L’origine di questa scelta? La possibilità di poter “confondere” queste intime memorie con delle opere d’arte è diventata per voi ulteriore occasione di riflessione?
Ilaria Bignotti: Quando abbiamo pensato a questo progetto, grazie alla stimolante citazione di Schopenauer e allo sviluppo tematico suggerito da Jonathan, ho pensato che sarebbe stato interessante andare a “scavare” nell’intimo e nel privato di ogni artista, e provare a chiedere loro quale oggetto del proprio passato costituisse una sorta di elemento “attivatore” della memoria e anche ispiratore della ricerca artistica. Gli artisti hanno risposto in modo molto diverso, e ciascuno di loro ha offerto, alcuni anche con qualche titubanza, ora un oggetto legato alla propria vita privata – come per esempio Lorenzo Passi, con il bicchiere che apparteneva alla nonna Nina, o Sophie Ko, con una pietra preziosa proveniente dalla sua terra, la Giordania – altri invece con oggetti che fanno parte delle radici della loro ricerca artistica – come Quayola, che ci ha offerto di esporre il suo primo hard-disk; Maurizio Pellegrin invece ha proposto una maschera rituale “sowei” della Sierra Leone, perchè egli stesso lavora sul mito e sul rito, sulla numerologia e le stratificazioni linguistiche e culturali. Più che confondersi con le opere, tutti questi preziosissimi oggetti le connotano e stimolano nel pubblico riflessioni, avvicinandolo all’artista con empatia.

Exhibition view of La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza. Silvia Infranco, Sophie Ko, João Louro, Giulio Malinverni, Lorenzo Passi, Maurizio Pellegrin, Quayola, Verónica Vázquez at Marignana Arte (Venice)

Jonathan Molinari: La scelta è stata di Ilaria Bignotti, che con molta accortezza ha riflettuto su come collegare il tema generale della mostra a uno sguardo più “intimo” sulla vita degli artisti. È stata una scoperta anche per noi, nel vedere come piccoli oggetti possano trasformarsi in testimonianze profonde di incontri e memorie. Personalmente questa scelta mi ha spinto non tanto a riflettere sul valore artistico delle opere, loro sono autonome. Se non sbaglio, ma vado a memoria, era Benedetto Croce a dire che ciò che importa è solo l’opera, non chi la scrive. Per questo, anche se sbaglio la citazione, la confermo nel significato, nel farne mio il concetto a prescindere da chi l’abbia espresso. Ovviamente preferirei che la memoria non mi ingannasse. Ma questo è il punto e così provo ad esprimerlo. L’idea di Ilaria è stata per me un’occasione di riflessione su un’altra cosa: sulla piccola piacevolezza degli oggetti che ci accompagnano. Nel corso di una vita ne raccogliamo tanti, alcuni per necessità, tanti per caso, quando è possibile anche per stupidità. Ma quanto di ciò resta? Ho pensato in realtà solo a questo, a come, ad esempio, una tazza ridefinisse il senso di una storia familiare molto più di una casa o di beni preziosi. Ho pensato alla dolce umanità che si nasconde nell’incontro casuale con cose piccole, che però poi diventano parte delle nostre vite. Alla dolce ragazza, la memoria, che regge le fila della nostra vita, non sfuggono le piccole cose.

Il titolo da voi scelto per questa mostra, La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza, è una citazione del filosofo tedesco Schopenhauer dalla sua raccolta di scritti Parerga e Paralipomena. Suggestiva riflessione sullo status ambiguo e molteplice del tempo, come avete associato le opere esposte in mostra all’universo del perenne e dello sfuggente? Quali affinità avete individuato tra le ricerche degli otto diversi artisti?
J. M.: C’è un legame profondo e intimo che sta nel concetto di divenire. A mio modo di vedere la chiave è questa. Posso artisticamente fissare il tempo (Silvia Infranco), mostrarne il perenne e inevitabile movimento (Sophie Ko), neutralizzarlo con una struttura concettuale matematica e geometrica (Maurizio Pellegrin), mostrare lo sforzo dell’artista alle prese con la fragilità della materia (Lorenzo Passi). Posso anche deviarlo – il divenire – con strutture oniriche, quasi ad esorcizzarlo (Giulio Malinverni), così come è possibile far rivivere un libro dopo molti anni, trasformarlo in un monito alla contemporaneità (Joao Louro). Con estrema intrepidità, posso cercarne la struttura (del tempo), togliere i colori, vederne le linee di fondo (mi riferisco a Quayola), o ricercare nell’inventario di un meraviglioso paese dell’America del Sud le tracce delle mie radici (Veronica Vasquez). In fondo non era difficile associare opere così diverse, stiamo tutti nel tempo e tutti facciamo i conti con la memoria. Il fatto è che gli artisti questi conti li sanno fare meglio.

Exhibition view of La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza. Silvia Infranco, Sophie Ko, João Louro, Giulio Malinverni, Lorenzo Passi, Maurizio Pellegrin, Quayola, Verónica Vázquez at Marignana Arte (Venice)

Il tema della memoria, particolarmente caro al celebre pensatore tedesco Aby Warburg, è insito in questo progetto espositivo. Le creazioni artistiche sono depositi di ricordi: gesti compiuti ed azioni ricevute che si rigenerano in nuove forme. L’osservazione di questi “redivivi” innesca nello spettatore attento un atteggiamento di riconoscimento. L’allestimento da voi curato invita il pubblico all’immedesimazione?
I. B.: Come ho accennato rispondendo alla prima domanda, il nostro desiderio curatoriale era quello che questi oggetti attivassero, in primo luogo negli artisti, poi anche negli spettatori, delle reazioni di empatia, riconoscimento, delle emozioni e dei sussulti che li spingessero a guardare nel loro intimo, nel loro passato anche recente, non solo lontanissimo, per stimolare collegamenti e connessioni tra immagini ed emozioni. Ci siamo riusciti, direi, osservando il pubblico che si sofferma tra le sale. Come suggeriscono le cornici preziose di Malinverni, ciascuno ha rimesso in scena quadri della propria storia, altri ne hanno scritto un pezzetto, come le tavole olfattive e interattive di cera di Infranco hanno stimolato a fare…diciamo che è una mostra intensa, che chiede a ciascuno di noi di comporre un nuovo album dei ricordi, senza veli, senza paure. Dopotutto, l’arte serve per donarci nuovi occhi, nuovi pensieri.
J. M.: Ho un meraviglioso ricordo della straordinaria biblioteca che Aby Warburg coltivò per tutta la vita. L’orientamento della biblioteca è unico e misterioso. Forse potremmo immaginare di essere perennemente in quella biblioteca, tra la ninfa e il serpente, a cercare un modo di orientarci. Certo, sperando di non dovere passare quello che ha passato lui. L’immagine della biblioteca di Warburg però mi è cara, e sono assolutamente d’accordo: depositi di memoria che si rigenerano in nuove forme. Come l’aratura della terra, la repastinatio di Lorenzo Valla: scavare e rigirare i segreti di questa misteriosa ragazza non per indecenza, ma per far germogliare nuova vita. Sull’allestimento e la possibilità di immedesimazione ho solo un’idea: è la bellezza delle opere l’unica cosa che può far entrare in quel mondo straordinario dove, come direbbe Kant, l’intelletto gioca con l’immaginazione. Gli artisti esposti hanno tutti questa meravigliosa abilità.


La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza. Silvia Infranco, Sophie Ko, João Louro, Giulio Malinverni, Lorenzo Passi, Maurizio Pellegrin, Quayola, Verónica Vázquez

a cura di Ilaria Bignotti e Jonathan Molinari

Fino al 13 novembre 2021

Marignana Arte
Dorsoduro, 141 Rio Terà dei Catecumeni 30123, Venezia

Orari: da martedì a sabato, dalle 11 alle 19 Domenica e lunedì aperto solo su appuntamento Fermate vaporetto: Salute – Linea 1, Spirito Santo – Linee 5.1 / 5.2 / 6

Info: +39 041 5227360
info@marignanaarte.it
www.marignanaarte.it

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