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MILANO | Palazzo Reale | 2 settembre 2015 – 10 gennaio 2016

di MATTEO GALBIATI 

Abitudine frequente – che diventa vizio – delle grandi mostre è quello di insistere, già dal titolo, su alcuni influenti e attraenti nomi di celebri artisti che certamente ammaliano e richiamano il pubblico, salvo poi, nel progetto espositivo, presentarne solamente poche opere – magari nemmeno le più significative – e lasciando estendere il resto dell’esposizione ad un corollario ampio di “altre” presenze che, pur destando una certa attenzione, lasciano divagare l’idea espressa nell’anima del progetto della mostra stessa. Sappiamo come si possa uscire spesso delusi – o stancati – da esposizioni che tradiscono l’idea e l’attesa che, a priori, ci si era fatta sul loro contenuto.

Polittico di Santa Reparata, 1310 ca.(?), tempera e oro su tavola, dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore (Firenze), Firenze, Opera di Santa Maria del Fiore, Opera di Santa Maria del Fiore; Arcidiocesi di Firenze; Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, Damien Cerutti (Polittico di santa Reparata recto scomparto centrale: Madonna col Bambino; elementi laterali, da sinistra: i santi Eugenio, Miniato, Zanobi e Crescenzio)

La mostra Giotto, l’Italia nelle sale di Palazzo Reale di Milano, per una precisa volontà critico-scientifica dei curatori, gli studiosi Serena Romano e Pietro Petraroia, non incappa in questo errore. Giotto (Ambrogio o Angiolo di Bondone 1267 circa – 1337), figura mitica, una vera e propria star internazionale, conosciuto per i superbi affreschi di Assisi o per il ciclo padovano degli Scrovegni, in questa circostanza può essere letto dal pubblico in tutto il suo splendore, senza “distrazioni” e senza orpelli aggiuntivi. Si ammira solo ed unicamente Giotto.
La bellezza della luce e degli spazi, il naturalismo delle figure che portano i primi segni di un’espressività del sentimento senza precedente alcuno nella pittura che lo aveva preceduto, i colori e le scelte formali aprono gli occhi del visitatore sull’incommensurabile eredità lasciataci da Giotto.

Dio Padre in trono, particolare, 1303-1305 ca., tempera e oro su tavola, dalla Cappella degli Scrovegni, Padova, Musei Civici di Padova, Museo d’arte medievale e moderna Su gentile concessione del Comune di Padova - Assessorato Cultura Turismo e Innovazione

Un racconto, quello dell’artista, affidato a 14 suoi maestosi capolavori che, per la prima volta si riuniscono in un unico evento espositivo di tali caratteristiche e di tale livello: la Maestà della Vergine di Borgo San Lorenzo; la Madonna di San Giorgio alla Costa; il Polittico di Badia con alcuni frammenti ricomposti degli affreschi dell’altare della Badia stessa; la tavola di Dio Padre in trono dalla Cappella degli Scrovegni; il bifronte Polittico di Santa Reparata; il magnifico Polittico Stefaneschi (che lascia i Musei Vaticani per la prima volta nella sua storia); un straordinario frammento affrescato dalla Basilica di San Pietro con due teste di apostoli o santi; il Polittico Baroncelli temporaneamente riunito con la sua cuspide con il Padre Eterno; il Polittico di Bologna.
Sono prestiti la cui eccezionale riunione si deve proprio alla qualità strettamente scientifica del progetto che, in occasione dell’attenzione internazionale riversata su Milano dall’Expo (la mostra rientra in ExpoinCittà e chiude il semestre di eventi dell’esposizione universale), ha saputo riunire un prestigioso comitato scientifico che ha avviato una intensa e lungimirante collaborazione tra istituzioni, proprietari e prestatori.

Polittico Baroncelli, 1330 ca., tempera e oro su tavola, dalla Basilica di Santa Croce, Cappella Baroncelli (Firenze), Fondo Edifici di Culto – Ministero dell’Interno Su concessione della basilica di Santa Croce, Firenze/ Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno/Mondadori Portfolio/Domenico Ventura/Roma (scomparto centrale: Incoronazione della Vergine elementi laterali: santi e angeli musicanti predella: Cristo al centro con santi. Ai lati: da sinistra un santo vescovo, san Giovanni Battista, san Francesco e sant'Onofrio)

Giotto torna ad abitare Palazzo Reale, dove, in epoca viscontea, proprio a Milano realizzò, nell’allora Palazzo di Azione Visconti, l’ultima sua impresa in un ciclo di affreschi oggi purtroppo andato perduto, e qui lo troviamo in tutta quella magnificente bellezza di un’opera che ha rivoluzionato i canoni e i modi della pittura italiana, lasciando fulgidi esempi alle generazioni successive e trasformando definitivamente l’orientamento dell’arte e della cultura figurativa della penisola (e non solo). Al pari di Dante in letteratura, Giotto seppe incidere profondamente nelle coscienze e conoscenze del suo tempo; il suo successo e la sua ammirazione, che attraversava, mettendoli d’accordo sulla qualità indiscutibile della sua opera, ordini religiosi, ricchi committenti, nobili, regnanti, banchieri, cardinali, signori, attraversò presto le regioni d’Italia da Nord a Sud, facendo dilagare in modo, diremmo oggi, “globale” il suo insegnamento che ebbe, quindi, immediata presa sulle scuole e tradizioni locali, avviate così ad un itinerario nuovo del linguaggi pittorico.

Cuspide con Dio Padre e angeli, già parte del Polittico Baroncelli, tempera e oro su tavola, dalla Basilica di Santa Croce, Cappella Baroncelli (Firenze) San Diego, The San Diego Museum of Art, The San Diego Museum of Art

Si percorrono le sale che ospitano questi capolavori – presentati in un sobrio e misurato allestimento che ne favorisce la lettura e la concentrata visione – scoprendo, passo dopo passo, come la sua pittura abbia iniziato a far parlare “italiano” la cultura artistica, allora ancora saldamente ancorata agli esempi greco-bizantini. Il Trecento figurativo si apre con il vigore risorto della forza naturale dell’esempio giottesco che, anticipando l’Umanesimo, si slega da modelli rigidamente ieratici e in-naturali. Il mito di Giotto qui si rivive nella sua carica rivoluzionaria che, quasi dimenticandosi del Medioevo, si avvia alla modernità: sguardi veri, gesti concreti, un nuovo senso dello spazio, un’inedita prospettiva sono un lascito perpetuo alla nostra cultura italiana.

Polittico di Bologna, 1332-1334 ca., tempera e oro su tavola, dalla Rocca di Galliera (Bologna), Bologna, Pinacoteca Nazionale Su gentile concessione del MiBACT– Pinacoteca Nazionale, Bologna/Mondadori portfolio/Domenico Ventura, Roma (Madonna col bambino in trono e i santi Pietro, Gabriele Arcangelo, Michele Arcangelo e Paolo cuspide: Figlio dell’Uomo dell’Apocalisse predella: San Giovanni Battista, la Madonna, Cristo in pietà, san Giovanni Evangelista, santa Maria Maddalena)

Visitando queste sale sperimentiamo un’emozione che ci porta al cuore e all’anima del sentimento e delle soluzioni giottesche, che in questa “piccola” mostra si possono quasi toccare con mano e saggiare da vicino con gli occhi in ogni sfumatura, pennellata, in ogni gesto e in ogni espressione, in ogni nuova soluzione formale. Non occorre altro per vivere il mito di Giotto che, in questa circostanza, si concede in tutta la sua sconcertante verità e innovazione.
Giotto&Giotto. Nulla più.

Giotto, l’Italia
a cura di Serena Romano e Pietro Petraroia
comitato scientifico Antonio Paolucci, Cristina Acidini, Davide Banzato, Caterina Bon Valsassina, Gisella Capponi, Marco Ciatti, Luigi Ficacci, Cecilia Frosinini, Marica Mercalli, Angelo Tartuferi
sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana
promossa da MIBACT e Comune di Milano-Cultura
prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Electa
con il patrocinio di Regione Lombardia
nell’ambito di ExpoinCittà
progetto espositivo di Mario Bellini

2 settembre – 10 gennaio 2016

Palazzo Reale

Piazza Duomo 12, Milano 

Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso intero €12.00; ridotto €10.00; ridotto speciale €6.00; gruppi adulti €10.00; scuole €6.00; famiglia (1 o 2 adulti + ragazzi 6-14 anni) €16.00; prevendita €1.50  

Info: +39 02 92800375
www.mostragiottoitalia.it
www.comune.milano.it/palazzoreale

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