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GROSSETO | Area Archeologica di Roselle e Museo Archeologico e d’Arte della Maremma | 26 agosto 2017 – 26 gennaio 2018

Intervista a LAPO SIMEONI di Francesca Di Giorgio

In Forever Never Comes la dimensione temporale svolge un ruolo centrale non solo per le location museali coinvolte, l’Area Archeologica di Roselle (GR) e il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, per i due poli chiamati a dialogare – archeologia e contemporaneità – ma soprattutto per l’“attesa” evocata dal titolo: quel “sempre” (forever) che mai arriverà (never comes).
L’arte contemporanea vive della e nell’attesa ma non è questa, forse, l’eternità a cui pensavano i nostri “antenati”… Il progetto, a cura di Lapo Simeoni, è l’ultimo, in ordine di tempo, per l’artista nato ad Orbetello, in provincia di Grosseto, che da anni vive e lavora a Berlino e che si è già più volte confrontato con il ruolo di curatore. 44 artisti e quasi 70 opere per un viaggio spazio temporale ad ampio spettro.

ZONA_0_ForeverNever. Foto: Carlo Bonazza

ZONA_0_ForeverNever. Foto: Carlo Bonazza

Da quali input nasce la mostra e come hai pensato di “costruirla”?
Il luogo dove cresciamo nell’infanzia ci porta a costruire un immaginario che si ripercuote come una propagazione di onde nel tempo. Sono cresciuto nei luoghi della mostra, dove molte popolazioni si sono susseguite, tra cui gli Etruschi, un popolo magico e misterioso.
Tutti i frammenti della vita si possono rielaborare e possono essere messi in discussione se interfacciati con lo spazio ed il tempo. L’idea si è sviluppata come una naturale ricerca del mistero che l’uomo affronta dalla nascita, crescita e futuro, oltre lo spazio ed il tempo.
Date queste premesse ho iniziato ad ideare Forever Never Comes alcuni anni fa, realizzando alcune mostre dalla tematica simile, studiando gli artisti che lavorano nello specifico con: tempo, antropologia, archeologia, consumismo e spazio solo per citarne alcune. In un periodo piuttosto lungo ho trasformato, sviluppato e livellato il progetto, creando quei collegamenti che potessero raggiungere una nuova chiave di lettura.

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 4 Cosimo Casoni. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 4 Cosimo Casoni. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Com’è nato, invece, il confronto con l’Area Archeologica di Roselle e con il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma?
Il Museo Archeologico e l’Area Archeologica di Roselle sono due luoghi che raccolgono la storia temporale di una zona molto ampia. La Maremma è tuttora, per fortuna, intaccata marginalmente dal tempo del consumismo, si possono ancora visitare luoghi pieni di storia e magia. Da questi luoghi ho poi iniziato a studiare più approfonditamente la storia ed i reperti custoditi dal Museo e dall’Area Archeologica.
Il Museo Archeologico si sviluppa in un percorso cronologico, andava quindi realizzata una metodologia curatoriale parallela, per poter far dialogare le opere d’arte contemporanea in stretta correlazione con le tematiche formali e temporali molto complesse contenute nei siti. Confrontarmi con la storia del passato, andando incontro alla vita contemporanea, fino ad affrontare delle visioni sul futuro, mi ha portato a curare la mostra in simbiosi con il Museo Archeologico e l’Area Archeologica di Roselle, andando sempre più nel profondo inconscio che lega il vivere nel tempo.
Nel Museo sono presenti 40 sale numerate cronologicamente. Ogni artista invitato ha presentato un’opera o progetto, tenendo presente il dialogo con i reperti.
Il visitatore entrando in ogni sala entra così in contatto con due mondi temporali diversi che dialogano, o si scontrano, a seconda della sensibilità dell’osservatore.

Museo Archeologico e d'Arte della Maremma, SALA 23, Michael Johansson, Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, SALA 23, Michael Johansson, Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Per l’Area di Roselle si tratta di spazi aperti molto diversi dalle sale adibite a Museo del Palazzo del Vecchio Tribunale. Su quali piani si è instaurato, quindi, il dialogo tra reperti e testimonianze conservati e gli artisti contemporanei coinvolti?
Il Museo si sviluppa su tre piani, ogni piano raccoglie un periodo storico cronologico molto ampio che si ricollega in ogni piano, ritornando anche a ritroso in alcune sale, dal VII a.C al XIX (al 2 piano è presente un Museo nel Museo: il Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Grosseto).
Studiando la struttura/planimetria del Museo composta nei tre piani da 40 sale di varie dimensioni e dell’allestimento museale, ho avuto la possibilità di approfondire diversi livelli di lettura nel progetto. Grazie alla possibilità data dal Direttore del Museo Mariagrazia Celuzza e dal suo staff, di poter far interagire le opere direttamente con i reperti archeologici, ho lavorato sulla costruzione del percorso integrando le tematiche di ogni sala o singolo reperto con le opere di ogni artista invitato.

Museo Archeologico e d'Arte della Maremma, SALA 2, Luca Pozzi Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, SALA 2, Luca Pozzi Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Puoi farci qualche esempio pratico di come hanno lavorato gli artisti in loco?

Museo Archeologico e d'Arte della Maremma. SALA 5, Eloise Ghioni, Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Museo Archeologico e d’Arte della Maremma. SALA 5, Eloise Ghioni, Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Al piano terra, la prima sala presenta un’opera di Luca Pozzi che introduce il visitatore al rapporto tra uomo, spazio e tempo con un’enorme piattaforma su cui vi è stampato sopra un Black Hole nell’universo, sospesa su di essa una spugna che lievita grazie ad un campo elettromagnetico.
Nella Sala 3 sono esposte nove opere di Francesca Ferreri inserite all’interno delle teche. Queste opere si mimetizzano e contrastano come dei reperti contemporanei ritrovati recentemente, bottiglie e oggetti di uso comune inglobate a frammenti ceramici, ricostruiscono mentalmente un salto a-temporale del consumismo ricomposto disorganicamente.

Alcune opere sono state selezionate per la stretta connessione con i reperti come nella Sala 13 di Martina Merlini, altri artisti hanno lavorato site specific realizzando opere ispirate dai reperti stessi, come l’opera Present never dies, Future never lies (2017), di Eloise Ghioni.
Le sale del piano terra raccolgono reperti provenienti dall’Area Archeologica di Roselle, quindi in collegamento diretto con la seconda parte del progetto.

Museo Archeologico e d'Arte della Maremma, SALA 11b, Massimiliano Pelletti. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, SALA 11b, Massimiliano Pelletti. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Massimiliano Pelletti, in accordo con la Soprintendenza, ha raccolto una pietra informe sporadica dall’Area Archeologica di Roselle per ricavarne e ricostruirne una sorta di figura arcaica, con degli occhi in madreperla e onice. La roccia successivamente è presentata nella Sala 11 del Museo dove sono raccolte le sculture Romane, ricreando quella sorta di ritrovamento contemporaneo in un’area archeologica. Un’altra opera in collegamento con questa sala è quella di Philip Topolovac, il quale ha presentato sotto al ciclo Statuario dell’Augusteo una sorta di archeologia statuaria post-guerra fredda, con varie sculture in gesso anche semi distrutte con calchi di vecchi satelliti russi insieme a sculture di putti settecenteschi. Philip Topolovac ha presentato poi a Roselle, di fronte alla Basilica dei Bassi, un braciere in ferro che riproduce la struttura del monumento Palazzo delle Civiltà realizzato in epoca fascista e che si rifaceva al periodo imperiale romano.
Questa combustione temporale crea così un certo senso di spiazzamento portando lo spettatore a ripercorrere fasce temporali interconnesse. Così ogni sala del Museo o zona dell’Area di Roselle raccoglie 44 artisti e quasi 70 opere che si interfacciano con la tematica del tempo, per un periodo limitato, fino al 26 ottobre per l’Area Archeologica e fino al 26 gennaio 2018 per il Museo Archeologico.

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 13. Philip Topolovac. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 13. Philip Topolovac. Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

La “combustione” temporale di cui parli coinvolge anche l’anagrafe e la provenienza degli artisti molto varia…
La mostra racchiude tre forme temporali: passato, presente e futuro, le quali, attraverso i reperti del Museo, creano una sorta di glich temporale che mette in discussione la visione classica del visitatore. Gli artisti sono stati invitati pensando quindi in relazione alla corrispondenza con le sale del Museo o con le zone selezionate insieme alla Soprintendenza. Un’opera, in particolare, che ho fortemente voluto è Dare Tempo al Tempo, un bellissimo arazzo realizzato da Alighiero Boetti nel 1988, unico artista storicizzato in mostra. Per scelta ho voluto poi invitare sia artisti emergenti e con una grande forza comunicativa per citarne alcuni: Andrea Martinucci, Cleo Fariselli, Luca Grechi, come artisti conosciuti a livello internazionale tra cui; Broomberg & Chanarin, Bosco Sodi, Moira Ricci, Aaron Van Erp, Paulo Nimer Pjota. Questo immenso patrimonio artistico museale, quindi, si confronta con generazioni diverse le quali affrontano queste tematiche con sensibilità completamente diverse e con una poesia o forza che trascende l’età anagrafica per misurarsi nella vastità della tematica affrontata.
Ogni artista si, poi, è confrontato con due location che affrontano più livelli temporali sovrapposti non solo degli etruschi e dei romani ma include anche il Museo della Diocesi di Grosseto (opere del XII-XIX sec. d.C.), raccogliendo così più un’ulteriore fascia temporale in correlazione alle opere d’arte contemporanea, scontrandosi ed interagendo sia a livello concettuale sia formale con i reperti.

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 16. Gerard Moroder Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Area Archeologica di Roselle (GR), ZONA 16. Gerard Moroder Forever Never Comes. Foto: Carlo Bonazza

Oltre alla visita della mostra quali altre occasioni di incontro avete pensato?
In occasione della giornata AMACI, il 14 ottobre, verrà realizzato dal Museo Archeologico un convegno aperto al pubblico, per affrontare nello specifico grazie ad Archeologi, Artisti e Scienziati il rapporto tra Arte Contemporanea e Archeologia. Nei mesi successivi verrà invece presentato il catalogo che racchiude tutta la documentazione scritta e fotografica della mostra, successivamente verrà realizzato un ultimo evento finale. Sono già attivi i laboratori didattici presso il Museo, oltre che visite guidate ed eventi collaterali. Questo progetto voluto dall’amministrazione Comunale di Grosseto, e grazie alla Soprintendenza, vuole diventare per la sua unicità, promotore di un nuovo processo costruttivo tra Arte Contemporanea e Storia.

FOREVER NEVER COMES. Metabolismo del Tempo

a cura di Lapo Simeoni
In collaborazione con: Comune di Grosseto, Museo Archeologico, Parco di Roselle, Soprintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio di Siena e Grosseto, Fondazione Boetti. Gallerie nazionali e internazionali: Aigen+Art – Berlino, Galleria The flat di Massimo Carasi – Milano, Galleria Collica Ligreggi – Catania.
foundraising: BeArt. Foverer Never Comes
www.forevernevercomes.com

26 agosto 2017 – 26 gennaio 2018
MUSEO ARCHEOLOGICO E D’ARTE DELLA MAREMMA, GROSSETO
Palazzo del Vecchio Tribunale, Piazza Baccarini 3, Grosseto
Info: +39 0564 488752 – 488750 – 488760  
maam@comune.grosseto.it
http://maam.comune.grosseto.it 

26 agosto 2017 – 26 ottobre 2017
AREA ARCHEOLOGICA DI ROSELLE, (GR)
Sovrintendenza A.B.A.P. – Siena Grosseto Arezzo
Via dei Ruderi, loc. Roselle (GR)
Info: +39 0564 402403

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