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ARTE&IMPRESA

Intervista a BEPPE PERO, Presidente – Amministratore Delegato Figli di Pinin Pero & C. S.P.A., di Livia Savorelli

Il mio incontro con Beppe Pero risale al lontano 2006 quando Espoarte avviò una collaborazione con l’azienda Figli di Pinin Pero & C. S.P.A. per il progetto Sug@R(T). Il risultato fu una cartella di zuccheri da collezione dedicata ad una allora emergente Silvia Camporesi e alla sua serie, Indizi Terrestri. Per anni le nostre strade non si sono incontrate, fino a quando – sempre sotto la buona stella di Silvia Camporesi – esattamente dieci anni dopo, esse si ricongiungono nuovamente, con importanti progetti. E la storia continua…

Beppe Pero e Silvia Camporesi, sug@R(T)_house, 2016

Beppe Pero e Silvia Camporesi, sug@R(T)_house, 2016

Per prima cosa, vorrei chiederti come e quando è avvenuto il tuo incontro con l’Arte…
Sono sempre stato affascinato ed incuriosito dal design e dall’arte contemporanea, ma il vero incontro avvenne parecchi anni fa quando vidi in una galleria un’opera di Luigi Veronesi. Ebbi una folgorazione cromatica e di forme, acquistai il lavoro ed iniziai allora a documentarmi, collezionare e ad appassionarmi al mondo dell’arte.

Cosa pensi del rapporto Arte&Impresa? Come queste realtà possono convivere e, sulla base della tua esperienza da imprenditore, quali possono essere i reciproci vantaggi per entrambe?
Intanto credo che occorra nell’imprenditore un po’ di sensibilità ed un po’ di “illuminazione”, i vecchi esempi di imprenditoria illuminata (mi sovviene in primis Adriano Olivetti) puoi prenderli da esempio solo se hai passione e se guardi oltre la “fabbrica”. Più che di vantaggi, parlerei di arricchimento culturale da entrambe le parti e l’impresa, oltre a poter aiutare giovani artisti nel divulgare in nuovi canali il proprio lavoro, può trarne beneficio trasponendo ed adattando le idee artistiche dei singoli artisti al proprio business imprenditoriale, sia dal punto di vista comunicativo sia da quello dell’adattamento del loro lavoro alla creatività industriale dell’azienda stessa.

Veduta della sug@R(T)_house, Nizza Monferrato (AT)

Veduta della sug@R(T)_house, Nizza Monferrato (AT)

Parliamo della sug@R(T)_house: una struttura polifunzionale che da un lato funge da centro di documentazione aziendale, raccogliendo e conservando la storia dello zucchero in modo originale ed innovativo, dall’altro come catalizzatore culturale che mette in comunicazione questo alimento primario con la cultura, la didattica, il costume e l’arte. In particolar modo, ci puoi brevemente raccontare come avete operato nell’ambito artistico e fare un primo bilancio di queste esperienze?
La sug@R(T)_house festeggia quest’anno i suoi primi 15 anni, ed il progetto sug@R(T), che prevede nello specifico la collaborazione con gli artisti, è nato quasi in contemporanea; i tipi di collaborazione sono stati diversi: abbiamo veicolato mostre utilizzando la bustina di zucchero come semplice mezzo di comunicazione culturale, abbiamo realizzato mostre chiedendo agli artisti di pensare la bustina di zucchero come se fosse una mostra d’arte itinerante laddove i pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, ecc), dove viene consumata la bustina di zucchero, divenissero spazi espositivi e la bustina di zucchero l’opera da fruire e da utilizzare, abbiamo fornito ad artisti materiale (ovviamente sempre zucchero nelle decine di forme che produciamo, packaging compresi) per realizzare installazioni e performances. L’approccio è sempre stato comunque diverso da quello classico nell’utilizzo del prodotto zucchero da artisti storicizzati  – penso a Aldo Mondino, a opere come Sugar Ring di Meret Oppenheim, Why Not Sneeze Rose Sélavy? di Marcel Duchamp, a Sucres di Marcel Broodthaers… o ad artisti del calibro di Vik Muniz o Brendan Jamison, con le ciclopiche installazioni a base di zollette di zucchero di quest’ultimo – in quanto non si chiedeva all’artista un semplice utilizzo della materia ma un coinvolgimento diretto a 360 gradi, quindi non solo la creazione di un lavoro costituito dalla “materia” zucchero, ma la concettualizzazione dello zucchero stesso nel contesto in cui veniva usato.

Juan Eugenio Ochoa, Blu e seta (serie), 2017, olio su seta su plexiglass, cm 100x70

Juan Eugenio Ochoa, Blu e seta (serie), 2017, olio su seta su plexiglass, cm 100×70

La bustina di zucchero diviene, quindi, un originale veicolo di diffusione e promozione dell’arte contemporanea. Parliamo del collezionismo legato alle bustine di zucchero… Quale valore culturale l’azienda le attribuisce?
Cosa ha spinto la Figli di Pinin Pero & C. a ideare un progetto come sug@R(T)? Ci puoi brevemente raccontare la sua genesi e i suoi sviluppi?
Come ti ho accennato prima è questione di sensibilità dell’impresa e attenzione ai valori culturali. L’idea nasce dalla possibilità/volontà di sostituire quelli che erano i classici disegni di automobiline, navi… o citazioni più o meno scontate riprodotte sulle normalissime bustine di zucchero che quotidianamente tutti utilizziamo, con qualcosa che attirasse l’attenzione comunicando un messaggio culturale al consumatore/collezionista. La mia personale idea è che quando l’arte nasceva per essere decorazione diventava arte, oggi che tanta arte nasce per essere tale molte volte diviene decorazione. A noi non interessa poi tanto se con una semplice bustina di zucchero facciamo arte (non abbiamo la pretesa) o decorazione, ma ciò che ci prefiggiamo sicuramente è di fare cultura e, nel nostro piccolo, crediamo di procedere nella giusta direzione.
La genesi fondamentalmente è stata questa idea, lo sviluppo è quello che cerchiamo di realizzare tutti i giorni con idee innovative attualizzandole costantemente.

Giorgio Tentolini, C8 H11 NO2, 2017, 940 bustine di zucchero, cm 80x80

Giorgio Tentolini, C8 H11 NO2, 2017, 940 bustine di zucchero, cm 80×80

L’autunno alla sug@R(T)_house sarà piuttosto caldo… Due giovani ma affermati artisti, Juan Eugenio Ochoa e Giorgio Tentolini, si cimenteranno in due personali che saranno anch’esse documentate da una cartella di bustine di zucchero a tiratura limitata, un must da collezionare. Puoi darci qualche anticipazione?
Grazie alla collaborazione con Arteam e all’Arteam Cup ho potuto conoscere giovani artisti emergenti molto interessanti, tutti molto bravi, ma alla fine devi scegliere.
Il lavoro di Juan Eugenio Ochoa mi ha molto colpito per questa sua idea di voler coniugare l’astrazione alla forma o, come la definisce lui stesso, una pittura iconica-analitica, vuoi perché si intravedono icone larvate, vuoi perché indubbiamente il suo fare artistico prende spunto in modo nuovo ed originale dalla pittura analitica. Sono opere di grande impatto emotivo, quasi evanescenti, e non a caso la sua personale – che sarà inaugurata domenica 15 ottobre – si intitola Dissolvenze: così come nelle sue opere le figure si dissolvono in campi di colore minimale, allo stesso modo lo zucchero si dissolve nel caffè fino a sparire ma ci lascia il suo dolce sapore in bocca. Ed ecco il rimando aziendale.
Altro artista prescelto è Giorgio Tentolini che, a mio parere, ha la grande capacità, forse unica nel suo genere, di “estrarre” la figurazione da qualunque materiale, penso a lavori come Mesh, che svelano magnifici volti utilizzando reti metalliche, creando non solo un’immagine ma anche un piano prospettico di grande impatto con la sovrapposizione del metallo stesso. Per la sua personale alla sug@R(T)_house abbiamo studiato con l’artista due speciali bustine di zucchero suddividendo le facciate di queste in scale di grigio per creare moduli di un nuovo concetto di mosaico. Moduli riportanti semplici scansioni di linee (una sorta di codice EAN primordiale) ma che che sono serviti a Tentolini per realizzare lavori stupefacenti: operando infatti su un’immagine fotografica di partenza, ne sostituisce i pixel con ogni singola bustina così da ricreare un’immagine che, seppur riconoscibile, mantiene in sé un sapore destabilizzante.
Il titolo della mostra sarà una provocazione: C8 H11 NO2, vale a dire dopamina.
Ciò vuole significare quanto lo zucchero e i dolci in genere, come altre fonti di piacere, siano un pensiero costante nella testa di tutti. Il neurotrasmettitore/ormone che è coinvolto in queste sensazioni di piacere, tentazione e appagamento è appunto la dopamina la cui formula chimica ricorda molto vagamente (anche se un chimico rabbrividirebbe) la formula chimica del saccarosio e cioè del normale zucchero che usiamo per addolcirci, in senso metaforico, anche la vita.
Dulcis in fundo (consentimi la citazione latina più che mai confacente), la mostra di Giorgio Tentolini sarà inaugurata il 26 novembre.

Juan Eugenio Ochoa. Dissolvenze
Special Project sug@R(T)_house | Arteam Cup 2016

16 ottobre – 5 novembre 2017
Inaugurazione domenica 15 ottobre, ore 17.00

Giorgio Tentolini. C8 H11 NO2
Premio Speciale Residenza “SUGAR IN ART” | Arteam Cup 2016

27 novembre – 17 dicembre 2017
Inaugurazione domenica 26 novembre, ore 17.00

sug@R(T)_house
C.so Acqui n. 252, Nizza Monferrato (AT)
www.sugarhouse.it

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