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MILANO | FONDAZIONE STELLINE | FINO AL 19 FEBBRAIO 2023

intervista a MAX PAPESCHI e FLAVIA VAGO di Rebecca Delmenico

Ho sentito Max Papeschi dire più volte “Se decido di fare un progetto, lo faccio in grande oppure non lo faccio”. E se guardiamo i suoi 15 anni di fulminante carriera, che lo ha portato in tutto il mondo, non possiamo che constatare che è davvero così. Non si smentisce nemmeno con la sua ultima esposizione, Extinction. Chapter one ideata con Flavia Vago, a cura di Stefania Morici e realizzata in collaborazione con AIIO e il programmatore Michele Rocchetti, la consulenza speciale di Gianluca Marziani e la colonna sonora di Fabrizio Campanelli, in mostra fino al 19 febbraio 2023 alla Fondazione Stelline a Milano.

Max Papeschi, Extinction. Chapter one, particolare delle sculture che compongono l’opera Zwergenn Dämmerung

Una grande installazione immersiva in cui dominano i colori nero e verde acido che trascinano lo spettatore in ambienti surreali e bizzarri, dove riecheggiano suoni campionati dai pianeti (ad opera di Fabrizio Campanelli) che traggono ispirazione dal cinema, in primis dalle atmosfere e dalle musiche del film Alien del 1979, diretto da Ridley Scott.
Extinction. Chapter one rappresenta la prima parte di un progetto più articolato volto a mettere in scena le assurdità della nostra contemporaneità. In questo primo capitolo si affronta il tema dell’estinzione della razza umana, di fatto è come se la mostra fosse pensata da una razza aliena basandosi sui dati che sono arrivati, però frammentari e imprecisi come se fossero reperti archeologici e, infatti, l’umano viene ricostruito in maniera bizzarra, restituendo di fatto una caricatura dell’umanità.
Cinquantaquattro sculture in terracotta compongono l’installazione Zwergenn Dämmerung e quattro videoinstallazioni frutto dell’intelligenza artificiale AIIO creano Snow White Overdrive, in riferimento al libro Monna Lisa Cyberpunk (in inglese Mona Lisa Overdrive di William Gibson esponente di spicco del filone cyberpunk) per un’esposizione che ha rappresentato una sfida ma, al contempo, una novità assoluta, un nuovo modo di fare arte. Ma lasciamo la parola a Max Papeschi e Flavia Vago che ci raccontano Extinction. Chapter one.

Max Papeschi, Extinction. Chapter one

Da dove è partita l’ispirazione per questo progetto?
Stavamo vivendo il secondo picco della pandemia, e io e Flavia Vago avevamo già intenzione di lavorare in una certa direzione. I successivi viaggi al Louvre e Creta al palazzo di Knosso, dove abbiamo scoperto che molti reperti, tra cui lo stesso palazzo sono ricostruzioni ipotetiche basate sui reperti rinvenuti, hanno dato la spinta ulteriore per l’ispirazione dal punto di vista visivo oltre che concettuale. Abbiamo immaginato che la razza umana fosse scomparsa e che una civiltà aliena captasse dei segnali che sono però impuri, corrotti, incompleti e che da questa sorta di “reperti archeologici”, questi esseri cercassero di capire come fosse la razza umana e perché si sia estinta. Basandosi su quello che hanno a disposizione, gli alieni fanno delle ipotesi, la prima delle quali è la guerra perenne di una civiltà stupida, che poi riflette la situazione attuale, come dimostra lo scoppio della guerra in Ucraina.

Max Papeschi, Extinction. Chapter one, still da video Snow White Overdrive

L’idea della guerra perenne è data da questo esercito in terracotta che riprende quello di Xi’an ma con una strana identità, un nano da giardino!
Esattamente, in questo caso ci siamo ispirati a Nietzsche e al Crepuscolo degli idoli che diventa il Crepuscolo dei nani, Zwergenn Dämmerung, prendendo spunto dalla frase di Karl Kraus “Quando il sole della cultura è basso i nani hanno l’aspetto di giganti”, una civiltà che si imbarbarisce, si imbruttisce perdendo il senso del bello allora regredisce fino a tramontare. Ho scelto il nano da giardino perché è la cosa più kitsch creata dall’Europa del nord, che unito alla terracotta di Xi’an del 300 A.C è un perfetto ossimoro della stupidità della guerra e, soprattutto, del decadimento culturale degli ultimi 20-30 anni, che è un’altra delle ipotesi per cui si è estinta la razza umana. Mi interessa molto questa massificazione di pensiero: oggi tutto lo scibile umano è a portata di clic eppure siamo più idioti di prima.

Max Papeschi, Extinction. Chapter one, le sculture che compongono l’opera Zwergenn Dämmerung

Oltretutto questi nani, a differenza dell’originale esercito di terracotta, sono tutti uguali. Come mai?
Sono tutti identici perché è così che ci vedono gli alieni, tutti uguali, un’unica cosa, idioti che non sanno far niente di meglio che combattere tra loro.

Flavia ci racconti come hai curato l’art direction del progetto?
Volevamo un’atmosfera coinvolgente ma anche inquietante, che creasse un contrasto col senso ironico dell’installazione di Max e aggiungiamo che, nel genere horror fantascientifico, Alien è il mio film preferito e ho tratto ispirazione proprio da lì. La mia art direction è totale e comprende anche la comunicazione per cui ho scelto il nero e il verde acido come colori rappresentativi della mostra quindi l’installazione al buio, nel nero poi il light design verde, il pavimento dove in parte c’è sabbia come a richiamare uno scavo archeologico. All’interno dell’allestimento ci sono anche degli easter egg, come la colata nera che richiama Prometeus, il prequel di Alien da poco uscito, in cui gli alieni vogliono distruggere la razza umana usando questo liquido nero. Insomma c’è sempre il riferimento all’estinzione.

Questa grande mostra si compone anche dei quattro video che compongono Mona Lisa Overdrive in cui è chiamata in causa l’intelligenza artificiale, in che modo? Mi dicevi che è stata una sfida…
Non si tratta infatti di semplici video ma è un video di computer grafica lavorato successivamente da una intelligenza artificiale che fa parte del lavoro di Michele Rocchetti che sta sviluppando l’intelligenza artificale a partire da una serie di papers che sono disponibili online, è di fatto una entità autonoma, una nuova tecnologia.
Online ci sono delle opere digitali che puoi usare in modo passivo oppure si possono mettere assieme diversi algoritmi assemblandone di fatto uno totalmente nuovo. Michele Rocchetti ha creato AIIO che abbiamo messo come cofirmatario della mostra.
La sfida era rappresentata dal fatto che AIIO cambiava continuamente perché venivano immessi in rete nuovi algoritmi e Michele li andava a prendere e così le immagini mutavano. Nell’opera Snow White Overdrive ognuno dei quattro video elabora su uno schermo uno dei quattro elementi (cultura orientale, cultura occidentale, universo e matematica) che infine sintetizzano la figura dello gnomo che ho disegnato e che è riproposto dalle sculture dell’opera Zwergenn Dämmerung.

Max Papeschi, Extinction. Chapter one, Snow White Overdrive

Un progetto più maturo direi…
Dopo 14 anni di carriera, sono cresciuto e mi sono posto delle domande, anche sulla mia stessa arte, cosa rimarrà di me dopo che non ci sarò più? E di conseguenza ho esteso il ragionamento a tutta l’umanità. Anche la pandemia, ripeto, mi ha fatto riflettere molto, ho riletto molti libri in particolare Collasso e Armi acciaio e malattie di Diamond che hanno dato una fondamentale ispirazione.

Cosa dobbiamo aspettarci prossimamente?
Extinction, come dicevo, è una trilogia con grandi aspirazioni di espandersi anche in altri ambiti, come creare una versione digitale per il metaverso. Non è una cosa su cui avremo controllo totale perché lavoriamo sul presente, AIIO è una nuova tecnologia, e se arriveranno nuove tecnologie noi le cavalcheremo.
Realizzare questo progetto è stato come realizzare un film, di fatto dietro c’è un’intera troupe, sceneggiatori, attori, compositore musicale, produzione esecutiva, una squadra che si muove in sinergia e di cui Max Papeschi è il regista.

 

Max Papeschi. Extinction – Chapter one
a cura di Stefania Morici

20 gennaio – 19 febbraio 2023

Fondazione Stelline
Sala del Collezionista, Gallery I
Corso Magenta 61, Milano

Orari: martedì – domenica, 10-20 (chiuso il lunedì)
ingresso gratuito

Info: mostre@stelline.it
http://www.stelline.it

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